Ad un’azienda innovativa serve davvero l’intelligenza artificiale?

Riassestamenti, rivalutazioni e ripensamenti. Molte aziende hanno scoperto che l'intelligenza artificiale generativa non è la panacea che una volta immaginavano. Niente paura, è un processo normale.

Le lamentele sulle carenze dell’intelligenza artificiale generativa stanno spingendo i chatbot in una zona “di disillusione”, secondo alcuni esperti, dopo due anni di clamore, boom e hype.

Come ovvio, l’intelligenza artificiale sta ancora cambiando il mondo. E continuerà a farlo per gli anni a venire. Ma ci sono molti ostacoli e glitch, come per esempio gli errori imbarazzanti (dita in più in una mano o padri Fondatori degli Stati Uniti afroamericani, in alcune immagini generate dall’AI) fino alle note preoccupazioni, da non sottovalutare, sulla violazione della proprietà intellettuale.

Un anno fa, ogni consiglio di amministrazione di ogni azienda innovativa faceva pressione sul proprio CEO affinché trovasse il modo di adottare l’intelligenza artificiale generativa il più rapidamente possibile.

Oggi molti stanno scoprendo che anche i primi esperimenti, seppur molto promettenti, sono in concreto difficili da realizzare.

Gary Marcus, uno scienziato che l’anno scorso ha scritto un post sul suo blog intitolato “E se l’intelligenza artificiale generativa si rivelasse un disastro?” – racconta che, al di fuori di alcune aree come la codifica, le aziende hanno scoperto che l’intelligenza artificiale generativa non è la panacea che una volta immaginavano.

“Sembrava che quasi tutti, passata la prima fase euforica, poi tornassero con la coda tra le gambe con valutazioni del tipo: ‘È fantastica, ma in realtà non riesco a farla funzionare in modo sufficientemente affidabile da poterla distribuire ai nostri clienti'”, ha detto Marcus.

Alcune delle principali startup della prima ondata di AGI stanno cadendo nel dimenticatoio. La scorsa settimana, la leadership e i migliori ricercatori di Inflection AI, una startup di successo, hanno mollato in blocco la loro startup (ben finanziata) per approdare al porto sicuro di Microsoft.

In realtà, questi primi riassestamenti e riaggiustamenti non rappresentano in alcun modo l’esaurirsi della spinta propulsiva che viene e verrà dal percorso in atto su tanti fronti per perseguire gli scopi dell’intelligenza artificiale generativa. Ogni nuova tecnologia importante, anche e soprattutto quelle destinate a cambiare il mondo, attraversa questa fase.

Da notare che la definizione di “zona – o fondo – della disillusione” è stata citata per la prima volta dalla società di consulenza Gartner nel 1995 come parte della teoria dei cicli di hype nel settore tecnologico.

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