Sanzioni UE: due oligarchi russi vincono battaglia legale

I giudici di un'alta Corte affermano che Bruxelles non è riuscita a dimostrare come gli uomini d’affari russi vicini a Vladimir Putin abbiano sostenuto la sua invasione dell’Ucraina.

Un’alta corte europea ha respinto le prove utilizzate contro due dei più importanti oligarchi russi, aprendo così la strada a centinaia di individui legati al Cremlino per sfidare il regime di sanzioni europee.

Mercoledì il Tribunale generale si è pronunciato a favore dei magnati Petr Aven e Mikhail Fridman, affermando che l’UE non è riuscita a dimostrare come fossero collegati all’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, anche se erano stati stabiliti alcuni collegamenti con il Cremlino. I due sono ancora soggetti al divieto di viaggi a livello e al congelamento dei beni in attesa dell’esito di un’azione legale separata.

Funzionari dell’UE ed esperti legali hanno affermato che la decisione a sorpresa della corte  segna un precedente inquietante, poiché mette in discussione un principio utilizzato in molte altre sanzioni secondo cui la vicinanza al presidente russo Vladimir Putin implica complicità con l’invasione.

La sentenza ha messo in luce evidenti carenze nel processo di ricerca e raccolta di informazioni dell’UE quando ha stabilito restrizioni contro più di 1.700 individui e 400 entità dal 2014, all’epoca in cui la Russia ha annesso la Crimea e ha iniziato il conflitto nell’Ucraina orientale.

Un certo numero di russi soggetti a sanzioni hanno dichiarato al Financial Times – a cui si deve la pubblicazione della notizia – che le prove utilizzate contro di loro erano infondate, errate o fuorvianti – e basate prevalentemente su informazioni disponibili al pubblico tramite i media.

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