Made in Italy e turismo in crisi: si prenda esempio dalla Cina in ripresa

Autorità cinesi puntano sul turismo "domestico" e alimentano domanda local per prodotti made in China e di lusso. Consumi costituiranno il driver più importante dell'economia e l'elemento stabilizzante della crescita. E l'Italia?

(WSC) MILANO – La crisi del turismo e del Made in Italy, esemplificata nel recente ricorso della storica marchia di jeans Rifle al tribunale fallimentare, potrebbe essere superata seguendo la strada percorsa dalla Cina. Lì da dove la pandemia è partita, le vendite al dettaglio, gli affari commerciali e i viaggi si stanno riprendendo con progressiva forza nell’era post-COVID. La Banca Mondiale prevede una crescita di circa il 2% nel 2020 (migliorativo rispetto al 1% stimato in giugno), mentre il resto della regione del Far East entrerà in recessione, subendo una contrazione dell’attività di circa il 3,5%

Trascorsi ormai otto mesi di pandemia, il bilancio per l’economia globale è pesante. Si calcola una perdita pari a 15.800 miliardi di dollari. E tale cifra, stimata dal World Economic Forum, è destinata a crescere ancora. Almeno fino a quando non si troverà e metterà in commercio un vaccino valido. La recessione sta tuttora colpendo quasi tutti i principali paesi al mondo, fatta eccezione per la Cina.

Quali sono i segreti della seconda potenza economica al mondo, sede del focolaio da cui si pensa sia partita l’epidemia di coronavirus? Nonostante il grande conflitto commerciale e tecnologico tuttora in corso con gli Stati Uniti (che dovrebbe continuare anche in caso di vittoria di Biden alle elezioni presidenziali), in Cina la vita sta tornando lentamente alla normalità.

Sebbene gli acquisti online stiano ancora crescendo molto più significativamente, le vendite al dettaglio in negozi fisici sono in ripresa. I ristoranti e i bar delle grandi città sono in molti casi tornati a tassi di occupazione superiori al 90% e grandi eventi come matrimoni o fiere stanno tornando a svolgersi normalmente. Anche l’attività turistica è in ripresa, grazie a un incremento della domanda interna.

È questo il segreto della ripresa cinese. Le autorità hanno puntato tanto sul turismo “domestico” e hanno fatto il possibile per alimentare la domanda interna per i prodotti Made in China e per i beni di lusso. L’Italia potrebbe prendere ispirazione da questo modello di ripresa per rilanciare il settore alberghiero, quello del turismo e il business dei prodotti locali Made in Italy. Evitando che si ripetano casi come quello di Rifle, società fondata a Prato nel 1958 che dà lavoro a un centinaio di persone, che ha visto i propri problemi finanziari acuirsi con la crisi attuale.

Aumento del turismo interno e degli acquisti di beni di lusso

Dati i divieti di viaggiare all’estero, i cinesi fanno soprattutto brevi viaggi all’interno della nazione e in alcuni casi nelle province di appartenenza. Le sistemazioni preferite sono principalmente gli hotel, poiché la maggior parte dei turisti ritiene che abbiano maggiori standard igienici. Ne stanno traendo beneficio la regione di Hainan e la regione ad amministrazione speciale di Macao, che “è perfetta per viaggi brevi”, come sottolinea Stefan Breintner, vice head of research & portfolio management presso DJE Kapital AG. Breintner sostiene che sia possibile che durante la Golden Week a inizio ottobre ci sarà “un significativo aumento del numero di visitatori e, di conseguenza, dei ricavi da gioco d’azzardo”.

Questo, dice Breintner, “sarebbe vantaggioso per gli operatori di casinò e resort di Macao, che hanno attraversato mesi molto difficili”. La ripresa potrebbe arrivare nel quarto trimestre. “Nel più lungo termine, Macao rimane molto interessante e sembra realistico ritenere che il governo centrale di Pechino abbia un forte interesse nel successo della seconda zona economica speciale dopo Hong Kong“. Inoltre, “Pechino vorrà evitare una situazione di scontentezza della popolazione locale per non rischiare disordini proprio come a Hong Kong”.

Di contro a Hong Kong gli operatori di hotel e ristoranti e i venditori al dettaglio dovranno “probabilmente affrontare un 2021 difficile”. Questo perché di solito la politica di Pechino nei confronti di Hong Kong gode di grande supporto nel Paese. Gran part edei cittadini cinesi continentali vede le proteste in corso nella città Stato come un attacco nei loro confronti e nei confronti della Cina stessa. “Paesi e città che si mettono contro la Cina sono solitamente evitate dai turisti cinesi per anni“, osserva l’asset manager.

Il patriottismo cinese si è rafforzato sotto la guida di Xi Jinping

La gestione della crisi pandemica da parte di Xi Jinping e del governo centrale gode di forte popolarità nel Paese. Questo patriottismo sta facendo bene alle aziende locali. Guardando alle abitudini dei consumatori si scopre che i cinesi comprano sempre più prodotti locali. Il risultato è che alcuni brand stanno crescendo molto anche in un periodo difficile per l’economia mondiale. 

Tale trend, second DJE Kapital, è probabilmente destinato a continuare e “ciò a sua volta implica difficoltà per molte società di beni di consumo americane o occidentali per il futuro, poiché i loro prodotti potrebbero essere meno richiesti sul mercato cinese”. Tuttavia, i produttori di beni di lusso di alta qualità saranno probabilmente l’eccezione. I consumatori cinesi infatti sono di gran lunga la categoria più importante per i gruppi del lusso.

“Le vendite in Cina stanno attraversando una fase di forte espansione e la domanda di borse costose e prodotti simili è molto forte. Mentre prima questi beni venivano comprati a Milano, Parigi, Londra o New York, oggi queste vendite si sono spostate nel mercato locale. Gli operatori di centri commerciali del lusso in città di prima fascia come Shangai stanno perciò facendo ottimi affari in questa fase”.

In generale, i crescenti consumi interni probabilmente costituiranno il driver più importante e, allo stesso tempo, l’elemento stabilizzante della crescita economica cinese nei prossimi anni. I consumi al momento rappresentano circa il 38% del Pil cinese. Nelle nazioni industrializzate occidentali, la quota spesso arriva al 70%, persino leggermente al di sopra nel caso degli Stati Uniti.

Concentrandosi sui consumi domestici e promuovendo specificamente alcune regioni e tecnologie, la Cina vuole rendere la propria economia più indipendente dall’estero. Gli Stat Uniti e l’Unione Europea farebbero bene ad adeguarsi.

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