Bentornata America

Joe Biden giura da presidente (n.46), come primo atto alla Casa Bianca ha firmato 17 ordini esecutivi, tra cui l'obbligo di mascherina, lo stop al muro col Messico, il rientro degli USA negli accordi sul clima. "Senza unità solo rabbia e caos". Ritorna la politica estera adulta e non isterica: i rapporti con Europa e Cina.

(WSC) WASHINGTON – “Non c’è momento migliore per iniziare che l’oggi”. Così Joe Biden ha commentato con i giornalisti nello Studio Ovale il fatto di aver voluto firmare già nel primo giorno 17 “coraggiosi” ordini esecutivi, tra i quali quello che impone l’uso della mascherina in tutte le proprietà federali ed altre misure tese, ha detto, a mantenere le sue promesse fatte agli americani tra cui quella per l’eguaglianza razziale. “Credo che con la situazione in cui si trova la nazione non ci sia tempo da perdere, dobbiamo metterci subito al lavoro” ha detto Biden. “Alcune delle azioni esecutive che firmo oggi aiuteranno il corso della crisi del Covid e a combattere i cambiamenti climatici in modi che finora non abbiamo usato”, ha detto ancora il presidente che ha definito queste azioni dei “buoni punti di partenza”. “Ma dobbiamo ancora fare tanta strada, queste sono azioni esecutive, ma abbiamo bisogno di leggi per molte delle cose che vogliamo fare”.

La svolta in politica estera: bentornata America

“Joe Biden ha esordito parlando all’America di America. Non poteva permettersi altro. Ma due piccole frasi del discorso inaugurale rivelano la consapevolezza che appena messo un po’ d’ordine in casa la sua presidenza sarà internazionalista”. Stefano Stefanini su La Stampa sottolinea il taglio globale che Joe Biden ha prefigurato per il suo mandato. “La politica estera della nuova amministrazione – spiega – sarà un rifiuto dell’America first di Donald Trump senza essere un ritorno al passato. La lunga attesa è finita. Da due mesi e mezzo il peso di Washington sugli affari internazionali era in sospeso. Da due mesi e mezzo amici, alleati, partner, rivali e nemici aspettavano Joe Biden.

Il primo gruppo, con qualche eccezione – vedi Netanyahu e qualche isola sovranista europea – non vedeva l’ora. Altri si riposizionavano abilmente come l’Arabia Saudita riconciliandosi col Qatar. Nel campo avverso, la Cina temporeggiava con saggezza confuciana, convinta che la brace di Biden non sia peggiore della padella di Trump – anzi, forse più ragionevole. Vladimir Putin non ha invece fatto sconti: ultimo leader a congratularsi dopo il voto americano, ha annunciato l’uscita della Russia dal Trattato Cieli Aperti mentre faceva arrestare Navalny sul tarmac di Sheremetevo.

Analogo messaggio da Teheran e Pyongyang: niente vita facile al nuovo Presidente americano. Ci sono cose che Biden farà o sta facendo subito come il rientro nell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Segnale importantissimo. Altre urgenti, come l’estensione del Trattato New Start sui missili balistici intercontinentali: scade il 5 febbraio. Ma il rientro in grande stile sulla scena internazionale sarà graduale. Ma ci vuole tempo per ricostituire solidarietà e fiducia, ci sono terreni nuovi da esplorare, come la politica verso Cina – sui quali l’Europa non si può tirare indietro. Il rapporto transatlantico è di fronte a un’alternativa: globalizzarsi o marginalizzarsi. Tertium non datur.

Per la politica estera italiana – fra un voto di fiducia e l’altro – in aggiunta ai tradizionali legami bilaterali e alla posizione di Paese Nato e Ue, il cambio di amministrazione Usa avviene nel felice momento in cui godiamo di due rendite di posizione da valorizzare a Washington: la presidenza del G20 e la co-presidenza con Uk del Cop26 sui cambiamenti climatici. Dureranno solo un anno ma è l’anno giusto”.

Le tre sfide di Biden

“Quella che dovrebbe essere la regola di ogni leader, per Joe Biden sarà una sfida mozzafiato: mettere l’America al riparo dalla pandemia, ricostruire un’economia devastata da un anno di semiparalisi, restaurare e ridare credibilità a istituzioni democratiche seriamente lesionate da Donald Trump”. Massimo Gaggi sul Corriere della Sera parla così del compito che spetta a Joe Biden, da ieri 46esimo presidente degli Stati Uniti. “Il nuovo presidente – scrive – dovrà farlo col fiato sul collo di una parte consistente del Paese convinta che lui sia arrivato al potere in modo fraudolento. E dovrà realizzare il suo programma a passo di carica: davanti a sé ha una finestra utile di poco più di un anno.

La storia dice che i presidenti quasi sempre perdono le elezioni di midterm successive al loro insediamento alla Casa Bianca. Quelle del 2022 saranno particolarmente tormentate, con molti parlamentari arrivati ormai a fine corsa o destabilizzati dalla radicalizzazione politica che sta scuotendo tanto i repubblicani quando i democratici. Mentre cerca di riconquistare la fiducia degli americani, il vecchio Biden dovrà, quindi, correre. Stavolta sarà molto più dura: mentre la Cina continua a crescere e sfrutta i varchi geopolitici lasciati aperti dalla crisi americana, Biden eredita una nazione invecchiata, scossa nell’economia e nelle istituzioni, vittima di una polarizzazione che ha paralizzato il Congresso e dato spazio a forze antidemocratiche.

Paradossalmente, in un’era in cui le opinioni pubbliche di tutto il mondo detestano gli establishment, la migliore carta nelle mani del presidente sembra essere proprio la sua esperienza di governante e senatore di lungo corso. Gli oltre trent’anni trascorsi in Senato gli consentono di dialogare anche con gli avversari al di fuori degli schemi formali. Il suo predecessore gli ha lasciato un percorso cosparso di macerie: l’America vive nell’incubo di possibili rivolte e del terrorismo interno. Ma proprio l’esasperazione prodotta dagli eventi della turbolenta fase finale della presidenza Trump, culminati nell’assalto al Congresso, potrebbero aiutare Biden a ottenere, almeno in una prima fase, la collaborazione di buona parte dei parlamentari conservatori”.

Basta alla guerra tra rossi e blu

Le sfide sono di portata “storica”, come lo stesso Biden sottolinea, e la strada maestra è quella dell’unità: “Dobbiamo affrontare questo momento come Stati Uniti d’America”, “dobbiamo porre fine a questa guerra incivile che vede i rossi contro i blu, i conservatori contro i liberal”. Il nuovo comandante in capo promette di essere “il presidente di tutti”, anche di quelli che non lo hanno votato.

E alcune di queste svolte sono contenute nei 17 ordini esecutivi che ha firmato appena insediato nello Studio Ovale.

“Per affrontare queste sfide, curare l’anima della nazione e assicurare il futuro dell’America non bastano le parole, occorre l’elemento più inafferrabile in una democrazia: l’unita’”, avverte Biden, impegnandosi a rilanciare l’economia, contrastare il cambiamento climatico, assicurare giustizia razziale e sanare le divisioni. Donald Trump ha snobbato l’inaugurazione del successore come non accadeva da 150 anni, volando in Florida e promettendo di “tornare in qualche forma”.

Nel suo intervento, durato una ventina di minuti, Biden esorta a voltare pagina, “a smettere di urlare, ad abbassare la temperatura”, dopo 4 anni di retorica divisiva. “Possiamo trattarci con dignità e rispetto”, dice Biden, sottolineando come proprio il Capitol sia stato il teatro di violente proteste.

Ripareremo le nostre alleanze

“Questo è il giorno dell’America, è il giorno della democrazia”, proclama il nuovo presidente ma segnalando come vi sia “molto da riparare”. A partire dalle alleanze internazionali, con l’America che vuole tornare ad essere un partner affidabile per la pace e la sicurezza. “L’America è stata messa alla prova – è l’affondo indiretto contro Trump – ma ne usciremo più forti. Ripareremo le nostre alleanze e torneremo a impegnarci con il mondo, guidando con l’esempio”.

Stop alla cultura dei fatti manipolati o inventati

Stigmatizzando il predecessore per aver istigato l’assalto al Congresso, Biden esorta a rigettare “la cultura dei fatti manipolati o inventati”. Gli ultimi avvenimenti “sono stati dolorosi e ci hanno insegnato una dura verità: ci sono i fatti e ci sono le menzogne. Bugie dette per il potere e per il profitto. Tutti noi abbiamo responsabilità come cittadini. Gli americani, e soprattutto i leader, devono onorare la Costituzione e proteggere la nazione”.

Durante il suo discorso, Biden ha osservato un momento di silenzio per rendere omaggio ai morti per il coronavirus. Prima del giuramento, nelle mani del giudice capo John Roberts e usando la stessa Bibbia di famiglia del giuramento da vice presidente, Biden, il secondo inquilino cattolico della Casa Bianca dopo John Kennedy, era andato a messa nella chiesa St. Matthews, la stessa dove si svolse il funerale del predecessore ucciso a Dallas.

Kamala Harris, prima vicepresidente donna

La vice presidente Kamala Harris, che ha rotto il soffitto di cristallo come prima donna, prima persona di colore e di origini indiane in questo ruolo, ha scelto di giurare nella mani di Sonia Sotomayor, prima giudice ispanica della Corte Suprema. Harris ha sfoggiato una mise viola, in omaggio anche a Shirley Chisholm, la prima donna di colore a correre per la presidenza degli Stati Uniti.

La cerimonia al Capitol è stata aperta con l’inno nazionale cantato da Lady Gaga, con una enorme spilla a forma di colomba sulla giacca, in segno di pace. Si è chiusa con la benedizione del reverendo Silvester Beaman che riecheggiando le parole di Biden ha dichiarato: “Diventeremo amici dei nostri nemici”.

Gli ordini esecutivi, dal clima all’obbligo di mascherina

Biden si siede per la prima al ‘resolute desk’ nello Studio Ovale e firma 17 ordini esecutivi compreso quello sul ritorno degli Usa nell’accordo sul clima di Parigi. Il primo decreto presidenziale firmato da Biden, come lui stesso tiene a sottolineare, è quello sull’obbligo di indossare le mascherine negli edifici del governo e nei luoghi federali. Tra gli altri decreti presidenziali, la revoca del permesso per la costruzione dell’oleodotto Keystone, la fine del bando all’immigrazione da alcuni paesi a maggioranza musulmani e la revoca della dichiarazione d’emergenza del presidente Donald Trump per indirizzare le risorse alla costruzione del muro al confine con il Messico.

Il messaggio del Papa: “Favorire la pace e la riconciliazione in Usa”

“Chiedo anche a Dio, fonte di ogni saggezza e verità, di guidare i vostri sforzi per favorire la comprensione, la riconciliazione e la pace negli Stati Uniti e tra le nazioni del mondo, al fine di promuovere il bene comune universale”. Cosi’ Papa Francesco nel messaggio inviato al 46esimo Presidente degli Stati Uniti d’America Joseph R. Biden, in occasione del suo insediamento alla Casa Bianca.

Von der Leyen, “L’Europa è pronta per un nuovo inizio”

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è congratulata su Twitter con il presidente americano, Joe Biden, e la sua vice, Kamala Harris, “la prima donna vice presidente degli Usa” per il giuramento. “Grazie per il discorso inaugurale stimolante e per l’offerta di collaborazione. L’Europa è pronta per un nuovo inizio”, ha scritto la leader Ue

Gli auguri di Macron: “Bentornati nell’accordo di Parigi”

“Auguri in questo giorno cosi’ significativo per il popolo americano! Siamo insieme”, twitta il presidente francese Emmanuel Macron. Il presidente spalanca la porta al rientro degli Usa nell’accordo sul clima Cop21 dal quale si era ritirato Donald Trump: “Saremo più forti per affrontare le sfide del nostro tempo. Più forti per costruire il nostro futuro. Più forti per proteggere il nostro pianeta. Bentornati all’accordo di Parigi!”

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