La debolezza del M5S è la fortuna internazionale del Pd

Parliamoci chiaro: questo governo è politicamente morto. Ma la coalizione non si può sciogliere prima che il Recovery Fund Ue non sarà attivo.

di Cesare Mais

(WSC) Roma – Parliamoci chiaro: questo governo è politicamente morto. Ma la coalizione non si può sciogliere prima che il Recovery Fund non sarà attivo. In ballo ci sono circa 1.000-1.500 miliardi, con garanzie dei singoli Stati membri dell’Ue, che all’Italia servono come il pane, perché gli 80 miliardi messi sul piatto nei due decreti economici, il Cura Italia e ora il Rilancio (ex aprile prima e maggio poi), sono solo debito e non spesa produttiva.

Senza il bazooka di Bruxelles, dunque, addio misure e i cittadini rimarrebbero ancora a bocca asciutta. Con conseguente crollo di consensi una volta che le urne si riapriranno. E a questo fondamentale passaggio è legato il discorso politico e geopolitico.

I muri dei Palazzi del Potere rivelano che il nodo principale è non lasciare alla sola Francia la gestione delle misure europee, altrimenti al primo bonifico destinato a Roma, Emmanuel Macron e signora si infilerebbero sul loro aereo presidenziale per venire a scegliere i gioielli da portare in dote per far pace con la ‘Sultana’ Germania: Colosseo? Un Museo degli Uffizi? Le Langhe o Taormina? Cosa si porterebbe a casa l’asse franco-tedesco?

Luigi Di Maio sta capendo che far saltare tutto in aria adesso è impensabile: consegnerebbe le chiavi della trattativa a Paolo Gentiloni, che all’Eliseo è di casa. Peraltro con l’aiuto di Matteo Renzi, che aspira a entrare nel bouquet dei ‘prescelti’ dalla socialdemocrazia d’Oltralpe, anche se finora è stato sempre respinto alla porta di ingresso per le sue famigerate ‘doti’ di… inaffidabilità.

La debolezza del M5S è comunque la fortuna internazionale del Pd, che ha ripreso quota altissima nei rapporti geopolitici. Mentre i pentastellati si arrovellano ancora su chi dovrà guidare le truppe, tra Di Maio o il pessimo Di Battista, che ancora non esprime una propria linea politica, per paura di fare altre cappellate madornali, dopo quella dei Gilet Gialli.

Mentre all’orizzonte potrebbero aprirsi candidature a sorpresa come quella della sindaca di Torino, brava e competente, Chiara Appendino.

In questo quadro il premier Giuseppe Conte resta al suo posto per mancanza di alternative. Ma di leadership ne ha poca, di carisma ancora meno. Questo conta agli occhi delle cancellerie mondiali.

A proposito, piccola postilla sulla liberazione di Silvia Romano. L’aiuto determinante è quello dei servizi turchi, da sempre vicini ai colleghi italiani. Ma dopo averci dato mascherine, ventilatori polmonari e pure la nostra cooperante rapita per 18 mesi in Somalia, chi soddisferà le loro richieste se verrà aperta una crisi di governo in Italia? La Cina, che ad Ankara è molto ‘legata’, ci osserva…

La risposta sembra stare nelle pieghe dei retroscena quirinalizi. Visto che il capo dello Stato ha detto che non proverà altre maggioranze in questa legislatura. Ma non che l’esecutivo è al sicuro. Un altro Monti è impossibile, ma un altro Conte è probabile. Da settembre, magari. Con buona pace di Zingaretti, Cinquestelle fibrillanti e mire renziane.

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