Fondi sovrani no-Trump: portafogli ‘tarati’ su cambiamenti climatici

Il fondo sovrano della Norvegia e quello della Nuova Zelanda cambiano strategia prevedendo differenti normative sul clima.

Diversi investitori sovrani stanno riducendo l’esposizione ai combustibili fossili o stanno cercando alternative per proteggere il portafoglio dai rischi ambientali.

Il fondo sovrano della Norvegia (900 miliardi di dollari) e quello della Nuova Zelanda (Nzsf) stanno aggiustando gli investimenti in previsione di una stretta alle normative sull’ambiente e dei danni conseguenti all’impatto del riscaldamento globale.

Le temperature elevate potrebbero portare a temporali più violenti e inondazioni, che costituiscono una minaccia per le infrastrutture, ovvero la destinazione privilegiata degli investitori sovrani.

Il fondo norvegese sta uscendo dalle aziende che ottengono oltre il 30% del fatturato dal carbone, una delle principali fonti di gas a effetto serra. E sta puntando su società che producono combustibili alternativi, come NextEra Energy, uno sviluppatore di parchi eolici. Oslo, inoltre, sta spingendo le imprese a pubblicare i dati sulle emissioni di anidride carbonica e a fornire delle stime sulla gestione del rischio di cambiamento climatico.

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Nzsf ha investito in Viewer, azienda che produce vetro ad alta efficienza energetica, e in LanzaTech, impresa specializzata nella produzione di combustibile dai rifiuti.

La Caisse des Depots (Cdc) francese vuole ridurre del 20% le emissioni di anidride carbonica delle società in portafoglio entro il 2020. “Il carbone è un’energia del diciannovesimo secolo, non è l’energia del futuro”, ha dichiarato Joel Prohin, responsabile della gestione del portafoglio di Cdc.

Secondo Arabella Advisors, gli investitori vogliono ritirare 5.000 miliardi di dollari dalle aziende che producono combustibili fossili.

A giugno, AP7, fondo pensione svede, ha ceduto le partecipazioni in sei società energetiche, colpevoli di violare l’accordo di Parigi che riconosce il riscaldamento globale.

Il forum internazionale dei fondi sovrani (Ifswf) sta valutando le implicazioni sugli investimenti dell’impegno globale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra; un report è previsto per il prossimo mese di settembre.

Anche se la dismissione del combustibile fossile non è una priorità, sempre più investitori vogliono prendere posizione nella green economy. Abu Dhabi Investment Authority (Adia) ha investito nelle aziende di energia rinnovabile Greenko e ReNew Power, mentre il Gic di Singapore ha investito in veicoli elettrici.

Ithmar Capital, il fondo di investimento strategico del Marocco, vuole raccogliere 1-2 miliardi di dollari dagli investitori istituzionali per un fondo dedicato alle infrastrutture verdi in Africa.

Mahmood Alkooheji, direttore generale del fondo sovrano Mumtalakat del Bahrein, ritiene che le energie rinnovabili siano “la via da seguire. Non possiamo non pensare all’ambiente”, spiega a Reuters. “Per il Bahrein è un’area molto promettente, abbiamo il sole per 366 giorni in un anno … quindi, c’è molta energia che viene sprecata. È energia gratuita, perché non investirci?”. (Reuters)

 

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