Agnelli, scalata a ‘The Economist’: primi azionisti

La partecipazione della holding Exor, di proprietà della famiglia Agnelli, aumenterà dal 4,7% al 43,4%. La società di investimento ha stipulato un accordo per acquistare 6,3 milioni di …

La partecipazione della holding Exor, di proprietà della famiglia Agnelli, aumenterà dal 4,7% al 43,4%. La società di investimento ha stipulato un accordo per acquistare 6,3 milioni di azioni ordinarie (pari al 27,8%) per un importo di 227,5 milioni di sterline e 1,26 milioni (pari al 100%) di azioni speciali B per un importo di 59,5 milioni di sterline del Gruppo The Economist da Pearson Group plc per un corrispettivo complessivo di 287 milioni di sterline (405 milioni di euro).

>>> I Rothschild contro gli Agnelli

L’acquisizione, riferisce la società di investimento in una nota, sarà finanziata con mezzi propri di Exor. L’operazione, che ha il sostegno unanime del Consiglio di amministrazione de The Economist, farà di Exor il principale azionista singolo del gruppo. È stato inoltre concordato che, previa approvazione degli azionisti, lo statuto de The Economist sia modificato per limitare al 20% i diritti di voto di ogni singolo azionista e per garantire che nessun singolo individuo o società possa detenere più del 50% delle azioni del gruppo. I valori editoriali del giornale continueranno ad essere presidiati dai suoi Trustees indipendenti. “L’investimento effettuato da Exor in The Economist – si legge nella nota – rientra nell’ambito di altre importanti partecipazioni di lungo termine detenute direttamente e indirettamente nei settori dei media e dell’editoria nel corso degli ultimi decenni, tra cui Bantham Books, Random House, Le Monde, RCS MediaGroup, Italiana Editrice (La Stampa / Secolo XIX) e Banijay Group“. “Il perfezionamento dell’operazione, previsto per il quarto trimestre 2015 – prosegue la nota – è soggetto all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni di legge, nonché all’approvazione sia da parte degli azionisti de The Economist con la maggioranza del 75% sia da parte dei suoi Trustees indipendenti. Le previsioni del City Code on Takeovers and Mergers non si applicano a The Economist Newspaper Limited“.

di Luca Romano

Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Il Giornale

____________________________________

The Economist cambia azionista principale ma non cambia pelle e mette subito in chiaro che il nuovo riassetto societario non metterà a rischio l’indipendenza e autorevolezza del giornale. È questo il messaggio lanciato dalla direttrice del settimanale inglese Zanny Minton Beddoes, con un editoriale non firmato come da tradizione, nel giorno dell’annuncio dell’acquisizione.

“In un momento in cui il giornalismo realmente indipendente è così raro e spesso minacciato, noi rafforziamo le nostre tutele e nel farlo miglioriamo la nostra capacità si servire i lettori in futuro”, scrive Minton Beddoes. “Un cambiamento nella proprietà è un evento importante per qualsiasi giornale, anche per The Economist, la cui indipendenza editoriale è assoluta e difesa fieramente da quattro trustees indipendenti”. “Siamo fiduciosi che questa transizione, che deve ancora essere approvata dai nostri azionisti ed è solo il secondo significativo cambio di proprietà nei nostri 172 anni di storia, farà il bene del giornale e dei lettori”.

Nell’editoriale la direttrice parla della profonda trasformazione in corso nel mondo giornalistico, con la rivoluzione digitale che scuote l’industria dei giornali. Trasformazione che il settimanale ha già avviato da tempo. “Il successo nei prossimi decenni non richiede soltanto un’eccellenza editoriale ma un impegno a investire e innovare”. “Pearson ha scelto di spostarsi dal mondo dei media a quello dell’industria dell’educazione, Exor, che diventerà il nostro principale azionista, condivide con convinzione questo progetto di modernizzazione”. Allo stesso tempo, la sede in St James’s Street, a Londra, sarà venduta per finanziare l’operazione di buy-back da parte degli azionisti.

Tag

Partecipa alla discussione