Federal Reserve: gli americani non vogliono tornare al lavoro

Ragioni valide per rifiutare. È un bel problema per l'economia. Risposta forte del governo insufficiente e per certi versi controproducente.

(WSC) NEW YORK – Strangolata dalla crisi scatenata dalla pandemia di Covid-19, l’economia Usa ha accusato un calo in gran parte del paese. Le contrazioni dell’attività sono state pronunciate nella maggior parte delle aree, anche quelle più industrializzate e dinamiche, della prima economia al mondo. Il mercato del lavoro continua a subirne le conseguenze.

La disoccupazione di massa sta infliggendo un duro colpo all’America, con molti cittadini che per una serie di ragioni valide – accontentandosi evidentemente dei sussidi e degli assegni di sostegno devoluti dalle autorità nell’ambito del piano di helicopter money, non sono disposti ad accettare il lavoro che avevano prima. È quanto emerge dall’ultimo Beige Book della Federal Reserve (Fed).

Pessimismo sulla ripresa economica

A parte l’aspetto economico, il fattore principale alla base del loro ragionamento riguarda la salute. Siccome il nuovo virus altamente contagioso non è stato ancora debellato gli statunitensi citano preoccupazioni legate alla sicurezza e alla logistica, come a chi affidare i propri figli in assenza delle strutture scolastiche. Nello stato di New York, per fare un esempio, le strutture scolastiche rimarranno chiuse fino a settembre. Ossia fino all’avvio del prossimo anno scolastico.

È evidente che in questa situazione, sottolinea la Fed nel report periodico sull’attività economica Usa, i dirigenti aziendali e gli economisti sono “pessimisti circa il ritmo della ripresa“.

Con un tasso di disoccupazione che non si vedeva dal Dopoguerra, più alto di quelle che sono le cifre ufficiali (ossia 14,7%), più di 25 milioni di statunitensi ricevono un sussidio da almeno due settimane.

Da quando la pandemia è arrivata anche in Usa a metà marzo, circa 40 milioni di americani hanno fatto richiesta di sussidio di disoccupazione. Il mercato del lavoro Usa ha visto 20 milioni e 500 mila licenziamenti nel solo mese di aprile con il settore terziario che risulta essere tra i più colpiti.

Risposta forte del governo insufficiente e in alcuni casi controproducente

Il governo ha risposto alla crisi varando piani aggressivi di aiuto, che garantiscono alla maggioranza dei dipendenti 600 dollari in aggiunta al sussidio tradizionale. Per le aziende è previsto uno strumento speciale, il Paycheck Protection Program, che offre soldi in prestito che vanno usati per poter mantenere i lavoratori per altre otto settimane.

Questo programma, dice la Fed, “ha aiutato molte aziende a limitare o evitare licenziamenti”. Tuttavia “l’occupazione ha continuato a diminuire drasticamente nel commercio al dettaglio e nei settori del tempo libero e dell’ospitalità”. Le banche hanno riscontrato una “forte domanda” per i prestiti.

In generale l’economia Usa è “calata” in tutti i 12 distretti esaminati dalla Fed, in un periodo in cui l’attività del commercio al dettaglio e dei settori del tempo libero e dell’ospitalità è crollata. Mentre le vendite di auto sono state “decisamente inferiori” rispetto all’anno scorso, alcune poche aree hanno registrato un miglioramento rispetto all’ultimo rapporto del Beige Book del 15 aprile.

“Anche se molti dei leader aziendali contattati hanno espresso la speranza che l’attività complessiva si riprenda con la riapertura delle attività, le prospettive rimangono molto incerte”, aggiunge la Fed. E la maggior parte degli interpellati si dicono “pessimisti sul ritmo della ripresa“, ha detto il rapporto.

Una delle ragioni è che alle condizioni attuali molti americani non vogliono tornare al lavoro. È un altro bel grattacapo per la Fed e per l’economia statunitense, alle prese con una crisi insolita e senza precedenti.

Tag

Partecipa alla discussione