Soldi russi, governo: riequilibrio di potere e indebolimento di Salvini

Conte passa da una posizione di terzietà rispetto ai due eterni (finti?) litiganti a un maggiore attivismo a fianco del M5S e contro la Lega.

Quali sono le minacce per Salvini da quello che è definito ‘l’affaire Metropol’? Ne parla Francesco Bei sulla Stampa. “Alle prese con il più serio attacco alla sua leadership e alla sua reputazione internazionale da quando è nato il governo gialloverde, Matteo Salvini finora ha impostato la strategia difensiva sulla minimizzazione del fatto e dei suoi protagonisti, fino ad arrivare a un inverosimile «Savoini chi?». Da 48 ore tuttavia, da quando cioè è sceso nell’arena anche il presidente del Consiglio, questa tattica ha iniziato a mostrare i suoi limiti. E lo si è visto anche ieri, benché l’oggetto del contendere questa volta fosse l’inusuale vertice convocato dal leghista al Viminale con le parti sociali per impostare la manovra di bilancio.

La durezza della sconfessione di Giuseppe Conte, che ha definito la mossa di Salvini una grave «scorrettezza istituzionale» e la remissiva replica del ministro dell’Interno, ci fanno capire quanto la crisi russa stia già incidendo nelle dinamiche interne del governo italiano, spostando l’asse dell’esecutivo più sui Cinque Stelle e su quello che appare sempre più come la loro àncora di salvezza: il premier Conte. Il riequilibrio di potere dentro il governo e l’indebolimento internazionale di Salvini – che ieri il Financial Times (non una gazzetta della sinistra) inseriva insieme a Putin e Trump nell’asse illiberale che «rappresenta una perniciosa minaccia per l’ordine politico moderato europeo e il benessere delle società» – non sono le uniche conseguenze dell’affaire Metropol.

Per restare sul piano della politica, senza considerare eventuali ricadute giudiziarie dell’inchiesta di Milano, c’è appunto da notare il progressivo slittamento del presidente Conte da una posizione di terzietà rispetto ai due eterni (finti?) litiganti a un più attivo coinvolgimento politico a fianco dei cinque stelle e contro Salvini. Adesso è cambiato tutto. Ed è bastato un Savoini per far inclinare la barca più a favore dei Cinque Stelle. Resta ancora un mistero sul perché Salvini, al netto dell’amicizia personale, non abbia fin dal primo momento messo in un angolo il suo collaboratore e scaricato su quel “fusibile” tutta la responsabilità dell’impiccio russo. A differenza infatti dei casi Rixi, Siri o del prossimo che si annuncia con la sentenza sul viceministro Garavaglia (segnatevi la data di domani), la vicenda del Metropol di Mosca tocca direttamente Salvini”.

Francesco Bei, La Stampa

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