Nucleare, via all’accordo Usa-Iran. Teheran libera cinque prigionieri americani

Usa, Ue e Onu revocano le sanzioni al paese sciita. La liberazione dei cittadini con doppia nazionalità, iraniana e statunitense, pur non legata all’intesa, mostra la sete di …

Usa, Ue e Onu revocano le sanzioni al paese sciita. La liberazione dei cittadini con doppia nazionalità, iraniana e statunitense, pur non legata all’intesa, mostra la sete di Tehran di voler recuperare i suoi 100 miliardi.

È ormai la sera di sabato a Vienna quando l’Aiea (l’agenzia dell’Onu per l’energia atomica), dopo l’annuncio di un clamoroso scambio di prigionieri tra Washington e Teheran, dà disco verde all’entrata in vigore dello storico accordo sul nucleare iraniano confermando che il Paese degli ayatollah ha rispettato tutti i suoi obblighi. Passano pochi minuti e quasi contemporaneamente Ue, Usa e Onu annunciano la revoca delle pesanti sanzioni internazionali, che consentiranno a Teheran di recuperare oltre 100 miliardi di asset congelati all’estero e di spalancare le sue porte al mercato petrolifero, finanziario e commerciale.

Il segretario di Stato Usa John Kerry, in una conferenza stampa, ha elogiato il potere della diplomazia nell’ affrontare sfide significative, poco dopo che Obama aveva firmato l’ordine esecutivo per revocare le sanzioni. Plauso anche dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon: è un traguardo significativo che riflette lo sforzo e la buona fede di tutte le parti per rispettare gli impegni presi.

Ma non tutti sono contenti di quella che il presidente iraniano Hassan Rohani ha twittato come una vittoria gloriosa di Teheran. Israele resta preoccupata: anche dopo aver firmato l’accordo sul nucleare, l’Iran non ha abbandonato le sue ambizioni di acquisire l’arma nucleare e continua a lavorare per destabilizzare il Medio Oriente mentre esporta terrorismo in tutto il mondo, in violazione con i suoi obblighi internazionali, accusa il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Pure i Repubblicani Usa danno battaglia: oggi l’amministrazione Obama comincia a togliere le sanzioni economiche contro il principale Stato che sostiene il terrorismo nel mondo, ha osservato Paul Ryan, lo speaker della Camera (dominata dai Repubblicani), sostenendo che molto probabilmente Teheran approfitterà della nuova manna finanziaria per continuare »a finanziare il terrorismo.

Se lo storico Implementation day era atteso da giorni, è arrivato invece a sorpresa l’annuncio dell’altrettanto storico scambio di prigionieri tra Usa e Iran, degno dei tempi della guerra fredda. Anche questa un’operazione già diventata terreno di scontro elettorale in America alla vigilia delle primarie. Tanto da indurre l’amministrazione Obama a precisare che non si è trattato di un tradizionale scambio di spie ma di un gesto umanitario, dopo 14 mesi di trattative segrete che si sono chiuse solo nelle ultime 24 ore, non senza retroscena.

È stata l’agenzia semi ufficiale Fars a comunicare per prima la liberazione di quattro cittadini statunitensi, incluso Jason Rezaian, il capo dell’ufficio di Teheran del Washington Post, detenuto da oltre 18 mesi e condannato per spionaggio in un controverso processo a porte chiuse. Gli altri tre rilasciati, anche loro come Rezaian con la doppia cittadinanza americana e iraniana, sono Saeed Abedini, un pastore cristiano, Amir Hekmati, un ex Marine, e Nosratollah Khosravi-Roodsari, un imprenditore. È stato annunciato il rilascio anche un quinto americano che non rientrava nell’accordo, Matthew Trevithick, uno studente incarcerato nei mesi scorsi. Washington, dal canto suo, si è impegnata a liberare sette iraniani, di cui sei con doppia cittadinanza, detenuti per violazione delle sanzioni americane a Teheran.

Gli Usa hanno fatto altre concessioni, lasciando cadere le accuse e i mandati di cattura internazionali per una ventina di iraniani accusati di aver violato le sanzioni americane per aver aiutato Teheran a procurarsi tecnologia e merci Usa. Tra i retroscena, veri o presunti, dei negoziati per lo scambio dei prigionieri, il congelamento delle nuove sanzioni Usa ventilate contro Teheran per i suoi recenti test di missili balistici. La decisione di ritardare le sanzioni sarebbe stata presa dopo una telefonata di Zarif, il quale avrebbe ammonito Kerry che la mossa avrebbe potuto far saltare tutta l’operazione. Anche questo risvolto, se confermato, diventerà oggetto di polemica elettorale. Ma i candidati della destra hanno già colto la palla al balzo. Il magnate Donald Trump boccia lo scambio usando il pallottoliere: Loro stanno ottenendo sette persone, quindi essenzialmente ottengono 150 miliardi di dollari più sette, e noi ne otteniamo quattro (prigionieri, ndr). Non suona troppo bene, ha detto, definendo in ogni caso »una disgrazia il fatto che siano rimasti lì così a lungo. Il senatore del Texas Ted Cruz ha sollevato dubbi su possibili dettagli ancora non noti dell’accordo.

Gli ha fatto eco il senatore della Florida Marco Rubio: L’Iran prende in ostaggio per ottenere concessioni. Intanto Obama ha giocato d’anticipo sulla revoca delle sanzioni all’Iran, conferendo a Kerry il potere di togliere l’ultradecennale bando sull’export di aerei passeggeri civili, che consentirà alla Boeing di vendere i suoi jet: una mossa per non restare spiazzato dal pre-accordo tra l’Iran ed il colosso europeo Airbus per l’acquisto di 114 aerei di linea.

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L’Iran ha liberato quattro cittadini con doppia nazionalità, iraniana e statunitense, nell’ambito di uno scambio di prigionieri con gli Stati Uniti. Fra i quattro c’è anche il giornalista del Washington Post Jason Rezanian. In cambio Washington libererà sette cittadini iraniani che attualmente stanno scontando pene detentive in carceri statunitensi.

La tv di Stato iraniana ha identificato i quattro cittadini rilasciati con doppia nazionalità di Iran e Usa. Si tratta di: Jason Rezaian, giornalista del Washington Post; Saeed Abedini, pastore dell’Idaho; Amir Hekmati, ex Marine di Flint in Michigan; e Nosratollah Khosravi. Diverso il quarto nome fornito dall’agenzia di stampa iraniana Irna, secondo cui il quarto liberato sarebbe l’uomo d’affari Siamak Namazi. Non compare invece tra i liberati Robert Levinson, l’ex agente dell’Fbi e della Dea scomparso in Iran nel 2007. Le autorità Usa ritengono da anni che Levinson sia morto in prigionia, ma Teheran ha ripetutamente negato di essere a conoscenza della scomparsa dell’uomo, sostenendo di non sapere dove si trovi.

Il reporter del Washington Post Jason Rezaian, 39 anni, era stato arrestato a luglio 2014 insieme ad altri tre giornalisti, fra cui la moglie Yeganeh Salehi. Tutti erano poi stati liberati, tranne lui, condannato in un processo a porte chiuse per spionaggio e altre accuse, tra cui quella di “collaborare con governi ostili”. Il dipartimento di Stato Usa aveva definito quelle accuse “assurde”. L’ex Marine Amir Hekmati, 32 anni, era stato arrestato ad agosto 2011 mentre faceva visita a un parente iraniano e condannato a morte per spionaggio; la sua condanna era poi stata rivista a 10 anni di carcere nel 2013. Il pastore cristiano dell’Idaho Saeed Abedini, 35 anni, nato in Iran, era stato condannato a otto anni di carcere nel 2013 perché accusato di avere provato a danneggiare il governo iraniano. L’inclusione di Nosratollah Khosravi nella lista da parte della tv di Stato iraniana è giunta a sorpresa e al momento non sono disponibili dettagli biografici su di lui.

Fonte Reuters – Traduzione LaPresse

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1 commento

  1.   

    Vi è uno strano asse del male tra Israele e l’Arabia Saudita. Entrambi sono i veri destabilizzatori del medioriente, ma entrambi sono protetti dagli USA. Qualsiasi porcata essi facciano, passa come un atto legittimo, mentre per gli altri vi è tanta fantasia nel creare capi di accusa fondati sul nulla e condanne severissime. L’Iran non è certo tra i Paesi che esportano il terrorismo. La sua opposizione al comportamento di Israele è dovuta al modo in cui Israele si comporta nei confronti dei palestinesi, modo peraltro condannato dal mondo intero, condanna di cui Israele da sempre se ne fotte, dimostrando di fregarene del diritti degli altri popoli.  Provate ad immaginare cosa sarebbe successo se un altro Paese si fosse comportato come Israele, pensate alla Russia, che per annettersi una regione popolata da russi, con un referendum positivo plebiscitario e nonostante quel territorio fosse in precedenza legato alla Russia, sta subendo un isolamento e una condanna quasi generale. Nel mondo eterodiretto dagli USA la giustizia è una cosa estremamente soggettiva, direi che è un’opinione con valore di giudizio inapellabile, una cosa strana, ma estremamente seria per chi quel giudizio lo subisce. Ovviamente gli USA non sono giudicabili e tantomeno condannabili. Potete immaginare delle sanzioni contro gli USA? L’Iran riacquista i suoi diritti commerciali e finanziari, ma siamo sicuri che era giusto toglierglieli?