La fine di Schengen costerebbe 1.400 miliardi all’Unione europea

Uno studio della Bertelsmann Foundation fa i conti in tasca all’Europa: il crollo del Trattato di libera circolazione farebbe inevitabilmente salire i costi dell’import. Francia e Germania i …

Uno studio della Bertelsmann Foundation fa i conti in tasca all’Europa: il crollo del Trattato di libera circolazione farebbe inevitabilmente salire i costi dell’import. Francia e Germania i Paesi più colpiti.

Un eventuale collasso del trattato di Schengen sulla libera circolazione potrebbe costare all’Unione europea fino a 1.400 miliardi di euro nell’arco di un decennio. A sostenerlo, uno studio diffuso dalla tedesca Bertelsmann Foundation, che nel peggior scenario possibile vedrebbe salire i prezzi delle importazioni del 3% in seguito alla reintroduzione dei controlli alle frontiere. All’altro estremo della proiezione ci sarebbe invece una crescita dei costi delle importazioni contenuta entro l’1%, che porterebbe comunque a un costo aggiuntivo per l’Ue di 470 miliardi di euro nello stesso arco temporale.

“Se i controlli sui confini venissero ristabiliti all’interno del territorio europeo, la crescita già debole subirebbe un’ulteriore pressione”, il commento di Aaart De Geus, presidente di Bertlesmann. Lo studio presentato dalla fondazione e realizzato da Prognos Ag, stima che Germania e Francia, in caso di cancellazione degli accordi, andrebbero rispettivamente a spendere tra i 77 e i 235 e tra gli 80,5 e i 244 miliardi di euro in più da qui al 2025. Ma la fine di Schengen avrebbe un costo anche per i Paesi al di fuori dell’Unione: sempre nei prossimi dieci anni, il peso combinato per Cina e Stati Uniti viene stimato tra i 91 e i 280 miliardi di euro.

Germania: priorità alla protezione dei confini turchi

La protezione dei confini con la Turchia è una priorità per l’Unione europea in relazione alla soluzione della crisi dei migranti. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maiziere, alla televisione “Ard”. “Tutti i paesi sono concordi sul fatto che la protezione dei confini esterni con Ankara è una priorità. Ciò include la partecipazione dell’agenzia Frontex e il contributo della Nato. Significa anche che sarà necessario mandare indietro in Turchia i rifugiati”, ha spiegato aggiungendo che nelle prossime due settimane si vedrà quanto sono efficaci queste misure. Secondo il ministro, Berlino non accetterà a lungo che alcune nazioni stanno cercando di “risolvere i problemi, scaricando l’onere sulla Germania”. La Turchia è un paese chiave per il transito di milioni di migranti, che fuggono dal Medio Oriente per raggiungere l’Europa. Oggi ospita, in base ai dati delle Nazioni Unite, oltre due milioni di rifugiati siriani. La Germania è diventata una delle principali destinazioni per migliaia di migranti e rifugiati.

Elezioni tedesche, la Cdu di Fraü Merkel resta in testa, Spd in calo

Tre settimane prima delle elezioni regionali in Sachsen-Anhalt, nell’est della Germania, il partito di destra tedesco Alternative fuer Deutschland, per la prima volta supera l’Sps, diventando terzo partito della regione, e segnando il 17% dei consensi, stando a un sondaggio pubblicato dalla “Bild”. Si tratta infatti di un punto in più dei socialdemocratici, che raggiungono solo il 16%. Il partito più forte del Land resta la Cdu, che candida Reiner Haseloff, con il 30%. Al secondo si piazza la Linke (Sinistra) col 21%, i Verdi hanno il 5% e i Liberali il 4. Il 13 marzo si voterà in tre Laender tedeschi, oltre al Sachsen-Anhalt, sono chiamati al voto Baden-Wuerttemberg e in Renania-Palatinato.

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