Unicredit, che fare con l’aumento di capitale monstre da 13 miliardi? Le opzioni possibili

Il bilancio del 2016 si chiude con una perdita record di 11,8 miliardi. La mancata sottoscrizione, o anche solo una sottoscrizione parziale, potrebbe comportare anche il rischio di bail …

Il bilancio del 2016 si chiude con una perdita record di 11,8 miliardi. La mancata sottoscrizione, o anche solo una sottoscrizione parziale, potrebbe comportare anche il rischio di bail in.

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Partito ieri e si concluderà venerdì 10 marzo, l’aumento di capitale di Unicredit da 13 miliardi di euro, il più grande della storia borsistica italiana e anche tra i maggiori a livello europeo. Si tratta del quarto aumento di capitale per la banca dopo quelli del 2008, 2009 e 2012. A differenza dell’altro aumento effettuato di recente da Mps, questo sarà coperto interamente da privati. Lo Stato quindi non sborserà un euro.

Rischio sistemico globale per 30 banche, tra cui Unicredit

L’operazione consisterà nell’emissione di nuove azioni pari, appunto, a 13 miliardi di euro che andranno in opzione a chi gia’ possiede titoli della banca al prezzo di 8,08 euro con uno sconto sul Terp del 38%.

Cos’è il Terp?

Il Theoretical ex right price (Terp) o prezzo teorico ex diritto di un titolo è il prezzo teorico di un’azione dopo lo stacco del diritto di opzione relativo ad un aumento di capitale. Un aumento di capitale consiste nell’immissione di nuovi capitali in una società da parte dei suoi azionisti.

A questi viene attribuito un diritto di opzione (quello a cui fa riferimento l’espressione “ex diritto”) che consente a ogni socio di sottoscrivere l’aumento in modo da non diluire le proprie quote. In pratica un azionista ottiene gratuitamente il diritto di sottoscrivere nuove azioni della società.

Un esempio concreto per capire come funziona l’aumento

Si tratta di una scelta e non di un obbligo (infatti si chiama opzione), tanto che il diritto può anche essere venduto o quotato. Un esempio chiarisce tutto: supponiamo che una società abbia 100 azioni del valore di 30 euro ciascuna. Supponiamo anche che sia varato un aumento di capitale che prevede l’emissione di altre 100 azioni al valore di 20 euro ciascuna (con un sconto tipico di queste operazioni e deciso per invogliare i soci a partecipare).

Poniamo anche che l’azionista a cui facciamo riferimento abbia dieci azioni. Nel momento dello stacco del diritto, ossia della sua gratuita attribuzione ai soci (coincidente in genere anche con la sua negoziabilità), il nostro azionista avrà 10 azioni del valore di 30 euro ciascuna e quindi un portafoglio di 300 euro. Oltre a questo avrà 10 diritti che gli consentono di sottoscrivere altre 10 azioni al prezzo di 20 euro ciascuna.

Al termine dell’emissione delle nuove azioni quindi il loro valore (essendo le nuove azioni in pari numero delle vecchie) dovrebbe essere pari a una media di 30 euro (vecchio valore) e 20 euro (valore delle nuove emissioni), dovrebbe quindi ammontare a 25 euro. Proprio questo valore corrisponde al prezzo teorico ex diritto o Theoretical ex right price (Terp).

Il titolo scende del 5,5% in borsa

Il titolo, che aveva avviato le contrattazioni a 13,10 euro, ha risposto con una decisa flessione eha chiuso in calo del 5,5% a 12,39 euro. Occorre poi seguire in parallelo gli scambi sui diritti, il cui valore di partenza è di 13,052 euro e a fine seduta sono scivolati del 15,4%. I nuovi titoli saranno dati in rapporto di 13 azioni ordinarie ogni 5 possedute.

I diritti saranno scambiati in borsa dal 6 al 17 febbraio. I 13 miliardi di euro di nuove azioni andranno quasi a raddoppiare l’attuale capitalizzazione, pari a 16,1 miliardi di euro. Gli azionisti avranno davanti tre strade: la prima partecipare all’aumento quindi esercitare il diritto di opzione e comprare le nuove azioni. La seconda non partecipare all’aumento e vedere così diluita la propria partecipazione nell’azionariato della banca del 72,2%. La terza scelta prevede una partecipazione parziale, in pratica l’azionista vende una parte dei diritti mentre altri li esercita.

Unicredit ha perso 11,8 miliardi di euro nel 2016

Intanto il bilancio del 2016 non è affatto buono e si chiuderà con una perdita di 11,8 miliardi di euro. Mentre la Bce ha chiesto alla banca che appronti una strategia riguardante la riduzione dei crediti deteriorati entro il termine del 28 febbraio, e ha parlato di “aree di debolezza” per la composizione e il funzionamento del consiglio di amministrazione.

Francoforte ha inoltre messo in guardia su come la mancata sottoscrizione, o anche solo una sottoscrizione parziale, dell’aumento di capitale potrebbe comportare anche il rischio di bail in.  (AGI)

Aumento di capitale Unicredit, cosa fare: conviene aderire o no?

Aumento di capitale Unicredit, cosa fare: conviene aderire o no?

L’operazione ha preso il via lunedì 6 febbraio e si concluderà il prossimo 10 marzo, mentre i diritti di opzione saranno esercitabili dal 6 al 23 in Italia e Germania, e dall’8 al 22 in Polonia. Essi saranno invece negoziabili sul MTA dal 6 al 17 febbraio e sul WSE dall’8 al 17 febbraio.

Alla luce di questa tempistica, cosa fare? Aderire o no all’aumento di capitale Unicredit potrebbe rivelarsi una scelta piuttosto ardua. Le opzioni che si sono aperte davanti agli occhi degli azionisti sono diverse, per cui chi è in dubbio potrà anche scegliere la strada che gli appare più consona per aderire o meno all’aumento di capitale Unicredit.

Allora cosa fare? Conviene aderire alla ricapitalizzazione più grande mai messa in piedi in Italia? Vediamo allora quali sono tutte le opzioni davanti agli occhi degli azionisti e tentiamo di capire se conviene aderire all’aumento di capitale.

Aumento di capitale Unicredit, cosa significa aderire

La prima opzione per gli azionisti potrebbe essere ovviamente quella di aderire e sottoscrivere in toto l’aumento di capitale Unicredit. Questa scelta è ovviamente più consona per coloro che credono nella buona riuscita della ricapitalizzazione e per coloro che si ritengono soddisfatti delle performance della banca in generale.

Decidere di aderire all’aumento di capitale Unicredit significa, per l’azionista che possiede ad esempio 100 diritti, sottoscrivere 260 nuove azioni a un prezzo di 8,09 euro ciascuna. La spesa aggiuntiva è dunque di 2.103,4 euro. Con la sottoscrizione dell’aumento di capitale Unicredit l’azionista si troverà in mano 360 azioni. Aderire all’aumento conviene?

  • (100:5)=20
  • (20×13)=260
  • (260×8,09)=2.103,4

Aumento di capitale Unicredit, cosa fare: conviene aderire o no? La vendita dei diritti

Cosa fare se penso che non conviene aderire all’aumento di capitale Unicredit? La seconda alternativa è quella della vendita dei diritti di opzione entro e non oltre il 17 febbraio. In questo caso molti consigliano di vendere al più presto in quanto il prezzo di tali diritti tende a scemare con il passare dei giorni.

Scegliendo questa opzione l’azionista dimostra di non credere all’aumento di capitale Unicredit e prende le distanze dall’operazione rischiando però una diluizione della propria quota. Gli azionisti che decidono di non aderire all’aumento vedranno diluita del 72,22% la loro quota nel capitale nel caso in cui la ricapitalizzazione venga sottoscritta per intero.

Aumento di capitale Unicredit, cosa fare: conviene aderire o no? La sottoscrizione parziale

A chi si chieda cosa fare in merito all’aumento di capitale Unicredit, si potrebbe rispondere tramite una via alternativa. Se né aderire, né non aderire sembrano scelte azzeccate, davanti agli occhi degli azionisti c’è anche una possibilità intermedia.

In questo caso, infatti, l’azionista può scegliere di vendere solo una parte dei diritti e utilizzare i restanti per comprare nuove azioni. Si ricordi, tuttavia, che ove nulla fosse comunicato in merito ai diritti entro il 17 febbraio, la banca li venderà l’ultimo giorno di contrattazione. A chi si chiede cosa fare, ecco quali sono le opzioni tra cui gli azionisti possono scegliere. Conviene aderire all’aumento di capitale Unicredit?

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1 commento

  1.   

    PERDITA  notevole ma al netto di tutte le rettifiche.non voglio difendere nessuno e tantomeno i banchieri ma in genere è prassi che un nuovo amministratore faccia pulizie accurate onde addebitarle al precedente ceo. poi ripulita i margini sono suoi. si tenga presente che mustier di paga prende poco ma ha un bel pacchetto di ..stock options.. ergo secondo me se 2 più 2 fà 4  ha tutto l’interesse a fare margini. La banca  sempre a mio avviso è solida e   l’aumento di capitale integralmente coperto.. abbiate pazienza attendiamo serenamente il termine del periodo di sottoscrizione poi  vedremo.O