Trump, puzza di impeachment. I giudici di Washington e Maryland lo denunciano: “Conflitto di interessi”

I procuratori generali di Washington Dc e del Maryland hanno intenzione di citare in giudizio il presidente americano Donald Trump per aver violato le clausole anticorruzione della Costituzione …

I procuratori generali di Washington Dc e del Maryland hanno intenzione di citare in giudizio il presidente americano Donald Trump per aver violato le clausole anticorruzione della Costituzione accettando milioni di dollari da governi stranieri per le sue aziende.

Lo rivela il Washington Post secondo cui, i due procuratori, entrambi democratici, baseranno la loro denuncia sul fatto che “questi milioni in pagamenti e benefici da governi stranieri” sono stati ricevuti quando stava correndo già per la Casa Bianca, tenendo anche conto che Trump ha deciso di “mantenere la proprietà delle sue imprese” dopo aver assunto l’incarico di presidente.

Trump ha trasferito il controllo delle sue aziende a due dei suoi figli, Donald Jr ed Eric, per evitare possibili conflitti di interesse durante il suo mandato.

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Tuttavia, il procuratore generale di Washington Dc, Karl A. Racine, e quello del Maryland, Brian Frosh, ritengono che il presidente “abbia violato molte promesse di mantenere separati il dovere pubblico dai suoi interessi privati, tra cui quella di non ricevere aggiornamenti regolari sulla salute finanziaria della società”.

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Oggetto della controversia il Trump International Hotel, aperto l’anno scorso a 800 metri dalla Casa Bianca affittando l’ex ufficio postale centrale. La causa, la prima intentata da enti governativi, si fonda sul fatto che Trump ha scelto di mantenere la proprietà della sua società una volta diventato presidente.

Se un giudice federale darà il via libera a procedere, come spiegato dai pubblici ministeri, uno dei primi passi potrebbe essere quello di richiedere copie delle dichiarazioni dei redditi che Trump ha rifiutato di rendere pubbliche fino ad ora per sapere fino a che punto sono i suoi rapporti d’affari all’estero.

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Usa, 190 deputati fanno causa a Trump: denaro da governi esteri

Più di 190 deputati democratici americani hanno fatto causa a Trump in un tribunale federale, dicendo che ha accettato denaro da governi stranieri attraverso le sue imprese senza avere il consenso del Congresso, violando così la Costituzione.

Prosegue la “caccia grossa a Trump”. Centonovantasei deputati democratici hanno fatto causa al presidente in un tribunale federale, con questa accusa: da quando ha assunto l’incarico avrebbe accettato denaro da governi stranieri attraverso le sue imprese, senza il consenso del Congresso.

In questo modo avrebbe violato la Costituzione. La clausola “foreign emoluments”, infatti, vieta ai pubblici ufficiali di accettare pagamenti e doni da governi stranieri, senza aver prima ottenuto il via libera di deputati e senatori. La Casa Bianca per ora non ha commentato, limitandosi a ribadire che gli interessi economici di Trump non violano la Costituzione.

Vediamo cosa ha detto uno dei firmatari della causa, il deputato John Conyers (Michigan): “Trump ha conflitti d’interesse in almeno 25 Paesi, sembra che stia usando la sua presidenza per massimizzare i suoi profitti”. Cause simili sono state depositate dai procuratori generali di Maryland e District of Columbia, (vedi sopra) da enti non profit e da un gruppo commerciale. In particolare, secondo le accuse, Trump avrebbe tratto un vantaggio per il suo impero alberghiero.

Per il Washington Post la mossa dei 196 deputati dem è più grave di quella dei due procuratori generali, perché indica una diretta violazione della Costituzione. “Gli estensori della nostra Costituzione hanno affidato ai membri del Congresso la responsabilità di proteggere la nostra democrazia dalla corruzione di entità straniere – spiega Erwin Chemerinsky, appena nominato preside della law school dell’università di Berkeley – determinando quali benefici il presidente possa o non possa ricevere da uno stato straniero”. Secondi altri giuristi, però, la mancanza di firme di repubblicani azzoppa il ricorso: “Non puoi ricorrere ai tribunali solo perché non puoi convincere i colleghi della parte avversa”, ha detto Andy Grewal, docente di giurisprudenza dell’Università dell’Iowa.

Trump non licenzierà Mueller

“Sebbene il presidente abbia il diritto di farlo, non ne ha intenzione”, ha detto la portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, a proposito delle voci secondo cui il presidente americano avrebbe intenzione di licenziare Robert Mueller, procuratore speciale incaricato dell’indagine sulle presunte ingerenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016.

Fonte: Il Giornale

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1 commento

  1.   

     

    Hanno capito che Comey ha fallito ed ora inizia una nuova campagna contro Trump..!!