Terre rare, scoperta un’immensa miniera sommersa nel Mar del Giappone

Otre 16 milioni di tonnellate di minerali, un quantitativo “semi-infinito”, utilizzati per produrre smartphone, batterie, pale eoliche e altro.

I dettagli sulla scoperta sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Scientific Reports del circuito Nature. Ora il Giappone controlla questo tesoro, in grado di condizionare il mercato di tecnologie cruciali per il dominio capitalistico e a più rapida crescita del futuro. Per l’ittrio, la domanda mondiale potrà essere soddisfatta per ben 780 anni; per il disprosio per 730 anni; per l’ europio per 620 anni e quella il terbio per 420 anni. 

In Giappone è stato individuato un immenso e preziosissimo deposito di metalli delle terre rare, elementi chimici come scandio, ittrio, europio e altri ancora (sono 17 in tutto) alla base di moltissime tecnologie moderne, alcune delle quali legate alle energie rinnovabili. Si stima che nel giacimento vi sia una concentrazione di oltre 16 milioni di tonnellate di minerali, un quantitativo definito “semi-infinito” dagli stessi ricercatori dell’Università Waseda e dell’Università di Tokyo che hanno lavorato alacremente alla tecnologia per l’estrazione. Il deposito è stato individuato nel 2013, ma solo dopo un lungo lavoro coordinato dai professori Yasuhiro Kato e Yutaro Takaya è arrivata la conferma che sarà possibile prelevare gli ossidi delle terre rare.

Per rendersi conto dell’impatto di una simile scoperta, gli scienziati hanno snocciolato alcuni numeri relativi al fabbisogno che questo deposito – rinvenuto a 1.850 chilometri a sud-est da Tokyo, a 5mila metri di profondità al largo dell’isola di Minami Torishima – potrà coprire: per quanto concerne l’ittrio, la domanda mondiale potrà essere soddisfatta per ben 780 anni; quella di disprosio per 730 anni; quella di europio per 620 anni e quella di terbio per 420 anni. Sono tutti elementi coinvolti nella realizzazione di smartphone, batterie per veicoli elettrici, pale eoliche e molto altro ancora.

Non a caso si ritiene che questo deposito sposterà gli equilibri dell’economia mondiale in favore del Giappone. Per anni si è dovuti sottostare ai prezzi imposti dalla Cina, principale esportatore di terre rare, ma ora il “Sol Levante” ha dalla sua il più importante giacimento mai individuato. La scoperta si incunea anche nelle tensioni politiche, dato che alcuni dei depositi di terre rare più ricchi sono stati individuati nei pressi delle isole contese tra le due super potenze orientali. Il “mega deposito” si trova invece esclusivamente in territorio nipponico.

Sebbene gli ossidi di terre rare siano distribuiti praticamente su tutto il Pianeta, a latitare sono i giacimenti abbondanti dove avviare le procedure di estrazione. La loro origine può essere legata sia a processi vulcanici che a eventi cosmici avvenuti durante la formazione della Terra; la concentrazione massima è nel mantello terrestre, ma a causa dei processi geologici una parte è stata trasportata sino alla crosta e distribuita in depositi dispersi. Ora il Giappone ne controlla uno in grado di indirizzare il mercato delle tecnologie più importanti e a rapida crescita del futuro. I dettagli sulla scoperta sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Scientific Reports del circuito Nature.

Segnalato da ronin, grazie!

Fonte: Fanpage.it

 

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