Singapore, economia mondiale in stallo: drammatiche immagini dall’hub n.1 del petrolio

I prezzi dei futures sul petrolio sono saliti di quasi +25% da aprile, grazie ai buy speculativi dovuti alle interruzioni della produzione causate da fattori scatenanti e concomitanti, …

I prezzi dei futures sul petrolio sono saliti di quasi +25% da aprile, grazie ai buy speculativi dovuti alle interruzioni della produzione causate da fattori scatenanti e concomitanti, come i devastanti incendi in Canada, gli atti di sabotaggio in Nigeria (tanto frequenti che semberebbero compiuti ad hoc da chi ha interesse a far salire il prezzo del greggio), e infine la guerra civile in Libia.  Eppure se uno volasse a Singapore, l’hub n.1 del commercio di Oil per la più grande regione consumatrice di petrolio al mondo, l’Asia, scoprirebbe un quadro ben diverso: quell’eccesso globale di greggio che ha fatto crollare i prezzi di oltre il 70% tra il 2014 e l’inizio del 2016 non è affatto finito, per cui il rialzo recente risulta opera di investitori finanziari con le loro scommesse speculative basate su un attesa di incremento dei futures del greggio, piuttosto che effettive sorprese positive sul fronte del mercato fisico.

Il problema di fondo: Arabia Saudita e tutti i paesi Opec (l’organizzazione dei paesi produttori) non hanno ridotto la produzione rispetto al 2014 nonostante la scarsa domanda e il crollo del prezzo, inondando di conseguenza il mondo di greggio. Inoltre gli Stati Uniti con la presidenza Obama sono diventati indipendenti sul fronte energetico, anche grazie allo shale gas.  “Vengo a Singapore una volta all’anno regolarmente negli ultimi 15 anni, e volando in aereo sul territorio della città-stato non ho mai visto il mare circostante il porto così pieno di navi cisterna ferme, in totale inattività”, ha detto a Reuters un commerciante di petrolio europeo. La drammatica situazione, che conferma lo stallo dell’economia globale e l’eccesso senza precedenti di greggio prodotto, non consegnato e non consumato, viene resa con plateale evidenza dalle foto pubblicate in questa pagina. I proclami sulla ripresa economica sono tutti di parte, da qualsiasi governo provengano. Non pare ci sia bisogno di aggiungere altro alle immagini.

 

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3 commenti

  1.   

    E’ il tempo dei report drogati, delle economie distrutte, della turbo finanza che brucia ricchezza invece di crearla, della globalizzazione che ha arricchito una manciata di multinazionali e impoverito l’intera popolazione occidentale. L’economia capitalistica si basa sui consumi, ma se abbasso il reddito in modo generalizzato a tutte le popolazioni occidentali, i consumi caleranno e alla fine caleranno anche gli utili delle multinazionali. Se il reddito che prima faceva ricche le borghesie e il ceto medio occidentale lo divido tra le multinazionali e i lavoratori cinesi che guadagnano un reddito di sopravvivenza, risulta ovvio che i consumi crolleranno e alla fine crolleranno anche le vendite di macchinari tedeschi all’industria cinese che subirà inevitabilmente una contrazione a seguito della recessione occidentale. Se sostituisco un consumatore con tremila euro al mese da spendere con uno che ha trecento euro al mese, non posso pensare che sia la stessa cosa, e se la differenza se la mette in tasca la multinazionale che accumula utili in stile Apple quasi esentasse e ne reinveste solo una piccola parte, significa che sto dissanguando l’economia, sto togliendo la linfa vitale della crescita ovvero i consumi. Posso intervenire miopiamente inondando l’economia di denaro in stile Federal Reserve, ma poi i nodi arrivano al pettine, vedi Lehman Brothers, le banche alla fine sono il filtro dove arrivano tutte le rogne della recessione. Il petrolio risente della crisi economica globale, ma non solo, risente anche dell’effetto delle fonti energetiche rinnovabili, delle novità tecnologiche finalizzate al risparmio energetico, quindi è un mercato che molto difficilmente potrà riprendersi. La speculazione finanziaria può far finta che il valore del petrolio stia salendo agendo sui future, ma alla fine avremo la paradossale situazione di un calo della domanda reale di petrolio con un aumento del prezzo e senza una riduzione della produzione, ovvero con un accumulo esagerato di scorte. Alla fine volenti o nolenti dovranno abbassare la produzione di greggio, ma questo costringerà le economie del golfo a tirare la cinghia e Paesi come il Venezuela a collassare. Il ciclo del petrolio è prevedibile, scontato, è il resto che non lo è per niente e che assomiglia sempre più ad un suicidio economico.

  2.   

    In primo luogo trovo il breve articolo, molto suggestivo e interessante. qui c’è da fare qualche ragionamento, perchè sulla questione petrolio, non tutto mi torna. La faccenda è incominciata, quando l’Arabia Saudita e gli altri membri dell’OPEC, hanno stabilito di aumentare scientemente la produzione giornaliera di petrolio. Per mettere in difficoltà i produttori di shale oil americani, ci hanno detto. Poi, si è visto che agli americani interessava di più il fatto che il crollo dei prezzi, metteva in ulteriore difficoltà economica la Russia. Se la domanda globale, a causa della crisi, fosse l’unico motivo del crollo dei prezzi del greggio, la risposta di un attento produttore, sarebbe stata la riduzione della produzione, per mantenere stabili i prezzi. Sto usando il ragionamento logico. Motivo per cui, non sento proprio la necessità di gioire quando sento che il prezzo del petrolio risale. Se risalisse perchè è in atto una possente ripresa economica globale, magari pure europea, potrei anche starci, ma se tutto va in vacca, perchè devo essere contento se la produzione di energia in Italia mi deve costare ancora di più? Viva il petrolio a prezzi bassi, ma se non sappiamo approfittarne siamo dei gran cogl….

  3.   

    Impressionante la mappetta con i puntini rossi. Il  mondo ha la varicella. L’economia globale sta subendo un contagio inarrestabile, viene voglia di essere apocalittici, si produce troppo e nel modo sbagliato, capitalismo e consumismo vanno verso il disastro. Cina e India da sole avranno tra qualche anno 3 miliardi di abitanti, di cui masse di centinaia di milioni di poveri con un reddito di un dollaro al giorno ($30 al mese), qualche liberista a gogo mi viene a dire “ecco, il capitalismo deve ancora arricchire queste enormi fasce di popolazione e sollevarle col nuovo materialismo” ma… secondo me non funziona in questo modo, non sta funzionando e si vede anche dal porto di Singapore…. si va allegramente verso il crac. Non voglio citare mia nonna che in stile robyuankenobi diceva “ci vorrebbe una guerra per ripulire tutto”, in quanto io sono contro la guerra, ma…  boh…  non so…. il mondo troppo affollato, le risorse scarse, lo squilibrio tra gli ultramiliardari arroganti peggio che nel medioevo e masse ultrapovere, che si fa, che si fa?