Rottura euro: dopo Atene l’Italia non è affatto al riparo dal rischio contagio

La conseguenza più  probabile della crisi greca per l’Italia è che presto saremo commissariati. Le rassicurazioni di Renzi e Padoan non servono a niente, nelle sale operative di …

La conseguenza più  probabile della crisi greca per l’Italia è che presto saremo commissariati. Le rassicurazioni di Renzi e Padoan non servono a niente, nelle sale operative di mezzo mondo già oggi la parola d’ordine è una sola: vendere vendere vendere! Il presunto “isolamento” dell’Italia dalla crisi viene considerata poco di più di una barzelletta. Dal 2011 ad oggi il debito pubblico è aumentato il Pil non è cresciuto ed il deficit è pressoché rimasto invariato. I titoli di stato italiani sono stati comprati massicciamente solo perché la BCE aveva fatto capire al mercato due cose fondamentali: a) L’Euro è irreversibile b) tutti i paesi saranno salvati.

Assiomi entrambi smentiti dalla crisi greca. Qualsiasi sarà l’esito del referendum di Atene la Grecia non potrà più recuperare se non con un’uscita dall’Euro ed una svalutazione di almeno il 40% ed i mercati inizieranno a prezzare questo scenario anche se non si dovesse realizzare nel brevissimo termine. Se l’irreversibilità dell’Euro è stata dunque smentita che senso ha continuare a comprare titoli di paesi super indebitati e in stagnazione economica?

Nessuno, e infatti adesso il “rischio Italia” inizierà ad essere prezzato correttamente senza più la presupposizione di un salvataggio a tutti i costi. Non torneranno i livelli drammatici del 2011 semplicemente perché la BCE ha la possibilità di attivare il programma OMT che prevede l’acquisto massiccio di titoli di un paese in crisi, ma con il consenso del paese stesso e delle autorità europee. In pratica un commissariamento.

Gli operatori di mercato questo lo sanno bene e per garantirsi che saranno ripagati dei loro investimenti spingeranno l’Italia nelle braccia della Germania che sarà il vero arbitro degli aiuti al nostro paese. Affonderanno nel burro perché grazie al falso ottimismo dei nostri governi e all’assoluta assenza di percezione del pericolo alimentata da Mario Draghi, le banche Italiane sono stracolme di BTP accumulati negli ultimi 3 anni e da domani registreranno perdite importanti sul loro portafoglio titoli.

Continueranno a comprare? Poco, molto poco, per contenere la marea di vendite di fondi stranieri che non possono tollerare grandi perdite mensili. L’Italia è inoltre ad un passo dal perdere il grado d’investimento da parte delle agenzie di rating, un ulteriore ribassamento ci porterebbe fuori dal “quantitative easing”, il programma della BCE  di acquisto di Titoli di Stato che dovrebbe (ironia della sorte) stimolare l’economia.

In sostanza c’è la possibilità che entro qualche mese Renzi debba decidere se fare una scelta alla Tsipras, quella del referendum, oppure sottostare a pesanti misure di austerity che sarebbero una mazzata all’economia italiana. Quando il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, diceva che era triste non vedere l’Italia ai tavoli Franco-tedeschi in cui si decideva il destino della Grecia aveva ragione: una volta usciti da quei consessi non ci si rientra più e adesso rischiamo di trovarci dall’altra parte del tavolo.

fonte: Superbonus, da Dagospia

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