Mediobanca punta Mps: “Sì ad Atlante2”. E vende quote Generali e Rcs (ma non subito)

“Abbiamo dato una disponibilità e un impegno a partecipare alla ricapitalizzazione di Mps. È un’operazione molto importante per il sistema bancario italiano. È molto coraggiosa, è la prima …

“Abbiamo dato una disponibilità e un impegno a partecipare alla ricapitalizzazione di Mps. È un’operazione molto importante per il sistema bancario italiano. È molto coraggiosa, è la prima volta che si affronta il tema degli Npl. Spiegata bene al mercato è una operazione che credo possa essere di successo”. Parole e musica di Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca.

Nel corso della conference call con gli analisti, dopo i risultati degli stress test bancari dell’Eba, il ceo rivela le strategie, tra le quali c’è tra le priorità il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena. “In questo ambito siamo pronti a valutare una partecipazione”, ha infatti spiegato, ma senza quantificare l’importo del contributo al fondo. “La storia di Mps, se spiegata bene bene, con il piano, ha tutte le possibilità per essere una storia interessante. Le premesse sono positive”, ha sottolineato ancora Nagel dopo aver osservato, più in generale a proposito delle prospettive anche per Mediobanca che “pur in mercati altamente instabili credo ci siano opportunità”. Ovvero “nonostante la volatilità dei mercati, legata a eventi non previsti come la Brexit, abbiamo osservato che l’equity rimane un asset class su cui gli investitori vanno a posizionarsi. E le banche italiane hanno multipli bassi”.

Un altro punto su cui lavorerà Mediobanca è “la nostra politica di cessione nei prossimi anni”, assicura Nagel, specificando che “molto dipenderà dai valori di borsa”. Ad esempio “per Generali sarà importante avere prezzi diversi da quelli attuali”. Ovviamente, sui conti annuali del gruppo non ha voluto indicare quali siano i prezzi che ritiene “utili” per la cessione del Leone, ma si è limitato a indicare che “per Generali abbiamo soglie che man mano aggiorniamo”. Anche “in Rcs abbiamo una partecipazione piccola, di 20 milioni” dice Nagel, che vuole cedere, ma “aspettiamo che il prezzo vada sopra il valore di carico, che è 1,2 euro”. La quota detenuta è del 6,2%, proporzionalmente esigua, ma dopo l’avvento del nuovo patron del Corsera (e non solo), Urbano Cairo, è meglio levar le tende e monetizzare.

Mediobanca non lascerà invece il Regno Unito: “Non prevediamo di doverci spostare da Londra dopo la Brexit”, assicura infatti Nagel. Almeno per ora, perché molto dipenderà dalle trattative tra Uk e Unione europea sulle fasi effettive di distacco: “Le previsioni sono molto incerte. Certo ci sarà una contrazione della crescita in Inghilterra, ci sarà un impatto e non sarà positivo. Quale sarà l’impatto sulle istituzioni finanziarie dipende dalle negoziazioni incorso con la Ue”, ha osservato il ceo di Mediobanca, ricordando che Piazzetta Cuccia nella City ha “una branch, non una subsidiary”.

Ricavi ai massimi storici: 2.046,6 milioni di euro

Intanto Nagel si consola coi numeri. Perché Mediobanca ha chiuso il primo semestre del 2016 con un utile di 604,5 milioni, in aumento rispetto allo scorso anno (589,8 milioni) per l’andamento positivo dell’attività bancaria e l’ampia diversificazione del business. I ricavi si stabilizzano sui massimi storici (a 2.046,6 milioni) con un crescente contributo del retail e consumer (1.116,9 milioni contro 1.008 milioni) che ha assorbito la flessione del wholesale (da 643,6 a 496,9 milioni), maggiormente penalizzato dal significativo calo dei tassi e dal minore volume di attività. In ripresa anche il contributo di Ass.Generali (+14% a 255 milioni).

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