Geopolitica: l’Iran definisce “ripugnante” reazione Trump agli attentati di Teheran

Completamente ribaltato lo scenario in Medio Oriente, dopo la rivitalizzazione dell’alleanza tra Stati Uniti e Arabia Saudita. Il rischio adesso e’ che l’Iran, la potenza locale sciita con …

Completamente ribaltato lo scenario in Medio Oriente, dopo la rivitalizzazione dell’alleanza tra Stati Uniti e Arabia Saudita. Il rischio adesso e’ che l’Iran, la potenza locale sciita con cui Barack Obama aveva avviato il processo di ‘sdoganamento’ e appeasement, venga isolato. Con le conseguenze pericolose e i danni collaterali del caso.

La prima riprova? Ieri il ministro degli Esteri dell’Iran Mohammad Javad Zarif ha definito “ripugnante” la reazione del presidente Usa Donald Trump dopo il doppio attentato di ieri a Teheran.

Ieri Trump ha commentato gli attentati al parlamento iraniano e al mausoleo dove si trova la tomba del fondatore della Repubblica islamica, ayatollah Ruhollah Khomeini, sostendo: “Gli Stati che sponsorizzano il terrorismo rischiano di cadere vittima del male che promuovono”.

La reazione di Zarif (nella foto con il presidente Rouhani) è arrivata oggi via Twitter.

“Ripugnante dichiarazione WH (White House, Casa Bianca)…mentre gli iraniani affrontano il terrorismo sostenuto dai clienti statunitensi”, ha scritto il capo della diplomazia iraniana.

Nel doppio attacco di ieri sono morte almeno 12 persone e diverse decine sono rimaste ferite.

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L’Iran e il rischio Medio Oriente

Un attacco che avrebbe potuto far incendiare il Medio oriente (e non solo). Questo quanto accaduto oggi a Teheran. Il Terrore ha attaccato l’Iran e ha preso di mira i luoghi più simbolici del Paese: il Parlamento e il sacrario di Khomeini, l’ayatollah che ha fondato la repubblica iraniana.

Per fortuna le vittime sono state contenute, dodici in tutto i morti, e soprattutto Teheran sta facendo mostra di controllo e di auto-controllo. Si è corso il serio rischio che l’Iran attaccasse l’Arabia saudita, nemico storico di Teheran (e sponsor del Terrore, come sanno anche i sassi, ma l’Occidente lascia correre).

Anche perché l’attacco è stato sicuramente ben congegnato: non un semplice camion sulla folla come a Londra, qualcosa di molto più sofisticato, perché gli assalitori sono riusciti ad accedere ai due luoghi più importanti del Paese.

Si deve tenere in debito conto anche la difficoltà che ha l’Isis, che ha rivendicato l’operazione, di infiltrarsi in Iran. Mentre in Occidente può godere delle ambiguità delle varie intelligence, che chiudono gli occhi sulle reti jihadiste – collegate con l’Isis e al Qaeda – per non andare in urto con i propri alleati arabi che le sponsorizzano, in l’Iran è tutt’altro.

Impegnato in una lotta palmo a palmo contro i miliziani del Terrore in Siria e Iraq, in appoggio ai governi legittimi, Teheran presta molto meno il fianco a indebite infiltrazioni. Eppure il Terrore è giunto anche qui, forse grazie a qualche complicità.

Il rischio è che l’attacco sia strumentalizzato dall’ultra-destra, uscita sconfitta dalla recente tornata elettorale, la quale spinge per un confronto diretto contro l’America, Israele e l’Arabia Saudita.

Situazione più che pericolosa. Il rischio è l’inizio di una guerra tra Teheran e Ryad. Ad oggi l’Agenzia di stampa iraniana Fars si limita a dare notizie sull’attentato.

L’unico cenno che fa intravedere certa irritazione è un articolo dedicato al principe ereditario e ministro della Difesa saudita Mohammed bin Salman, che in un recente discorso ha parlato delle rivalità con l’Iran paventando un attacco da parte di Teheran. «Non aspetteremo che la battaglia divampi in Arabia Saudita. Piuttosto faremo in modo che la battaglia abbia luogo in Iran», ha affermato il principe.

Ma a far intravedere in tutta la sua portata la criticità del momento è il sito russo Sputnik, il quale riporta che le guardie rivoluzionarie di Teheran accusano esplicitamente Ryad dell’attentato.

Una situazione resa ancora complicata dalla rottura dei rapporti tra Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrein ed Egitto con il Qatar, accusato di intrattenere rapporti con il terrorismo (ma in realtà perché di recente si è legata, seppur ambiguamente, a Teheran).

Si sta lavorando alacremente a risolvere questa seconda crisi: ci sta provando il Kuwait, che si è proposto come mediatore, ma anche parte dell’apparato militare americano che con alcuni comunicati ha tentato di attutire le dichiarazioni di Trump, il quale ha rivendicato tale crisi ascrivendola a suo merito (sarebbe una conseguenza del suo recente viaggio a Ryad nel quale aveva chiesto ai sunniti di cambiare rotta riguardo al Terrore).

Non si tratta di negare che il Qatar sia uno sponsor del terrorismo, cosa che peraltro condivide con i suoi avversari (ancora più attivi in tal senso), ma perché tale crisi rischia di destabilizzare ancora di più il Golfo, già funestato dalla sanguinosa quanto ignorata guerra yemenita e dai torbidi che si succedono in Bahrein, dove il governo, aiutato dai sauditi, sta attuando una durissima repressione contro la comunità sciita.

L’Iran, infatti, sembra più che intenzionato a sostenere il Qatar (ha offerto aiuti alimentari) ed è probabile che non rimarrebbe inerte in caso di intervento armato o altra azione contro il governo di Doha.

Forze più o meno oscure stanno cercando di innescare un’escalation in Medio oriente. come è evidente dall’attacco perpetrato oggi a Teheran. Si vuole dar vita a un incendio. A un rogo che però non consumerebbe solo il Medio oriente.

Fonte: Occhidellaguerra

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