Federal Reserve: in riunione da oggi, aumento dei tassi Usa quasi certo. Ma a dicembre

Prende il via oggi la due giorni di riunioni della Federal Reserve e della Banca del Giappone, che domani annunceranno le loro decisioni in materia di tassi di …

Prende il via oggi la due giorni di riunioni della Federal Reserve e della Banca del Giappone, che domani annunceranno le loro decisioni in materia di tassi di interesse e rilancio delle economie. Due settimane fa, la BCE ha deciso di mantenere lo status quo, rinviando a fine anno qualsiasi decisione sull’ampliamento del quantitative easing.

Dalla Federal Reserve sono attesi tassi fermi, ma è probabile che indichi l’intenzione di alzare comunque il costo del denaro prima di fine anno. Aspettative riacutizzate dal sorprendente dato sull’inflazione statunitense, pubblicato venerdì, a dispetto delle ultime dichiarazioni di alcuni esponenti Fed che hanno allentato l’urgenza di rialzare i tassi.

Il governatore, Lael Brainard, ha ribadito che è necessario mantenere una politica espansiva per sostenere la crescita e che l’incertezza degli sviluppi economici consiglia prudenza nel rimuovere una politica che si è rivelata efficace sull’occupazione e sull’inflazione. Brainard, è noto come “colomba” all’interno della banca centrale americana, ossia fra coloro che sono più propensi a mantenere una politica accomodante. Le sue parole sono state accolte con buonumore dai mercati, specie dopo che, in precedenza, i commenti del banchiere Rosengren noto come “falco” avevano alimentato l’attesa di un rialzo, durante la riunione di questa settimana.

Dalla Bank of Japan, invece, gli investitori si attendono un’accelerazione della politica monetaria espansiva. Le attese sono che la BoJ potrebbe incrementare il suo piano di acquisti sul mercato per rilanciare i consumi. D’altronde, nei giorni scorsi, il Governatore della banca centrale giapponese, Haruiko Kuroda, aveva dichiarato che l’istituto centrale manterrà condizioni di politica monetaria ultra espansive per sostenere la ripresa economica del Paese.

L’andamento rialzista dei prezzi delle materie delle prime, in particolare l’oro, suggerisce che la Federal Reserve si prenderà ancora del tempo per aumentare i tassi di interesse negli Stati Uniti. Il metallo prezioso, bene rifugio per eccellenza, è in generale visto come un bene che scende se il costo del denaro sale. L’oro, infatti, viene acquistato come bene reale per proteggersi dalla diminuzione del potere di acquisto delle monete. Il lingotto con consegna immediata passa di mano a 1.314,56 dollari l’oncia (+0,11%). (Teleborsa)

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All’inizio del 2016, i mercati si attendevano che la Fed avrebbe rialzato i tassi quattro volte durante l’anno. Pero’, in seguito alle preoccupazioni riguardanti la crescita globale e in particolare l’economia cinese, le previsioni sono cambiate completamente. I mercati obbligazionari adesso si attendono solo un rialzo entro la fine del 2016 e anche questa mossa non e’ totalmente prezzata. Siamo perfettamente in linea con il consensus di mercato e non pensiamo che Janet Yellen rischiera’ sorprendendo i mercati questa settimana. Pensiamo che terra’ questa cartuccia fino al meeting di dicembre

Da non sottovalutare che la Fed probabilmente sottolineera’ la buona condizione del mercato del lavoro e il moderato aumento dell’inflazione. Questo e’ il motivo per il quale Edmond de Rothschild Asset Management e’ cauto sulla curva dei rendimenti Usa, specialmente nella parte corta in cui un aumento graduale dei tassi di riferimento non e’ ancora stato completamente prezzato. Allo stesso tempo, siamo positivi sui titoli inflation-linked che potrebbe avere un rimbalzo qualora la Fed posticipasse l’aumento dei tassi. (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

di Eliezer Ben Zimra, Edmond de Rothschild Asset Management

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Una settimana critica per i mercati in vista dei meeting del FOMC e della Bank of Japan

di John J. Hardy, Head of FX Strategy di Saxo Bank

La Bank of Japan e il FOMC annunceranno le rispettive decisioni politiche il prossimo mercoledì. I mercati nell’ultimo periodo sono stati caratterizzati da forte volatilità poiché le banche centrali hanno dimostrato di non essere in grado di fare di più con gli strumenti che hanno nelle loro mani (QE e politiche a tassi pari a zero o negativi).

In occasione del meeting dell’8 settembre, la BCE è stata rumorosamente in silenzio circa la sua intenzione di mettere in atto qualcosa che andasse oltre il QE, facendo diffondere il sospetto che la banca inizierà ad assottigliare gli acquisti di asset a partire dall’inizio del prossimo anno, scontrandosi con la difficoltà di trovare  sufficienti obbligazioni sovrane da acquistare.

Altrove, fonti sulla Bank of Japan indicano un board di politica monetaria molto frammentato, poiché gli acquisti massivi della banca centrale si sono tradotti in una mercato disfunzionale che ha quasi cessato di funzionare.

Alcuni membri del board sono favorevoli ad un ritiro dell’attuale programma, mentre altri, inclusi lo stesso governatore Kuroda, intendono proseguire con tagli dei tassi ancora più significativi. Ma anche coloro che si dichiarano a favore dei tassi negativi, sono preoccupati del fatto che il programma di QE della BoJ abbia portato i rendimenti a lungo termine delle obbligazioni giapponesi a livelli incredibilmente bassi, impattando la profittabilità delle banche stesse, che non possono trarre ragionevoli profitti dalla tradizionale strategia di prendere a prestito nel breve per prestare a lungo termine, quando i rendimenti a lungo termine sono prossimi o addirittura inferiori allo zero.

Un QE che riduce la capacità della banca di offrire prestiti è autodistruttivo. Quindi se in settimana la Bank of Japan annunciasse possibili tassi negativi, potrebbe contestualmente mettere in atto un cambiamento del suo modello di acquisto che potrebbe avere conseguenze disastrose per i mercati obbligazionari globali.

Questi sono già stati destabilizzati dalle speculazioni sul tema, e il picco della volatilità, aggravato anche dalla marcia indietro della BCE su un possibile intervento e dalla linea dura adottata dalla Fed, si è esteso anche al mercato di rischio e ai mercati valutari in generale. Ad esempio, le valute più rischiose dei mercati emergenti, scambiate a prezzi record durante le fasi di mercato turbolente che si sono verificate nel corso del 2016, hanno subito una brusca correzione.

In poche parole, questa settimana i mercati stanno trattenendo il respiro in risposta alle più recenti linee guida. Tuttavia, per i trader, in questa fase, è fondamentale mantenere una prospettiva di lungo termine nonostante i rumors di breve.
In generale, le banche centrali stanno perdendo la loro abilità e il desiderio di esporsi maggiormente, dal momento che sia la BCE che la BoJ si stanno scontrando contro i limiti pratici di un ulteriore intervento e stanno mettendo in evidenza la necessità di un focus fiscale se la svolta deve arrivare dalla politica.

Nel frattempo, la Fed sta lentamente dimostrando di non avere totale fiducia nelle proprie scelte politiche, con un numero sempre maggiore di membri che considerano lo stimolo fiscale come la prossima soluzione se l’economia si indebolisce ulteriormente.

Indipendentemente dalle possibili sorprese di BoJ e FOMC durante la settimana, ricordatevi di guardare l’intera fotografia. Gli ultimi anni ci hanno dimostrato che le banche centrali non hanno avuto nessuna remora a portare l’economia reale al tasso di interesse pari a zero, e si trovano attualmente nel lungo processo di riconoscimento dell’impotenza della loro offerta di immissione di liquidità in eccesso sul mercato.
Nel frattempo, faranno il possibile per fare un passo indietro senza scomodare il mostro a cui hanno dato vita: un mercato azionario ed obbligazionario ebbro di liquidità. Ma questo non sarà possibile nell’immediato.

Per quanto riguarda le valute, se obbligazioni e azioni tornassero sotto pressione, il dollaro americano è destinato a crescere nettamente, tornando bene rifugio, mentre lo yen potrebbe muoversi nervosamente, prima più forte, se il mercato identificasse tale momento come l’inizio del declino dello status quo della BoJ: ciò porterebbe però ad una seconda fase di debolezza, perché il mercato prenderebbe in considerazione le implicazioni di rendimenti ancora più alti per un Paese sommerso da una montagna di debiti. Allacciate le cinture.

 

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