Neo colonialismo 2020-30

L’intenzione degli Usa è tenere tutte le colonie imbrigliate in una condizione bellica di razionamenti, di inflazione, di default di migliaia di imprese sane ex ante, di disoccupazione crescente, di debito pubblico a nove zeri, in una parola di stato d’assedio permanente.

di Massimo Defidio

(WSC) ROMA – Gli atteggiamenti dei paesi europei ed il loro appiattimento acritico all’atlantismo e ai voleri di Washington, non solo riguardo alla conduzione della guerra in Ucraina (invio armi, sanzioni e tutto il resto) ma soprattutto alle conseguenze socio-economiche che sta producendo a cascata nelle nostre economie già messe a dura prova dalla pandemia peraltro tuttora non debellata, ci proietta plasticamente in una dimensione neo coloniale che ritenevamo di esserci lasciata definitivamente alle spalle.

Intendiamoci, non ci scandalizzano certo le intromissioni e le condiscendenze con cui i grandi imperi trattavano e trattano i paesi satelliti, americani e russi ne sono stati e ne sono l’esempio evidente e i cinesi, con maggiore sagacia ma altrettanta determinazione, ne hanno seguito l’impronta entrando a piedi uniti nei principali mercati mondiali, accaparrandosi con disinvoltura le risorse e mettendo in piedi infrastrutture e governi capaci di assecondarne una rapida penetrazione commerciale e culturale.

Ci riferiamo piuttosto agli effetti che la crisi ucraina, con i suoi sviluppi catastrofici sul piano energetico, agroalimentare, dei prezzi e degli approvvigionamenti sta producendo nelle sfere di sovranità degli Stati europei, e ciò che maggiormente interessa è valutare quanto tutto questo significhi in termini di perdita del controllo degli Stati sugli items fondamentali della loro autonomia e governance decisionale. Prendiamo le forniture di gas alternative a quelle provenienti dalla Russia. Ciascuno Stato sta facendo quello che può per far fronte a questo scenario, noi ad esempio siamo andati col cappello in mano in Algeria, Mozambico e Azerbaigian per raccattare qualche frazione di fornitura. Presto però si è capito che questa rincorsa sarebbe stata affannosa, tale e tanta la distanza per sopperire integralmente e in fretta al gas russo.

Che fare allora? La Germania rivede il suo veto all’invio di armi ai sauditi pur di ricevere qualche milione di metri cubi di gas. Alcuni, come l’Ungheria e la Bulgaria, sono rimasti in buoni rapporti con la Russia e continuano a giovarsi delle forniture e per questo entreranno a pieno titolo nella lista degli stati canaglia vergata annualmente da Washington. Altri, posizionati diligentemente sulla sponda più filo atlantista non tanto per convinzione quanto per la pericolosa vicinanza con il “nemico” russo, come la Polonia, godono dello status di privilegiati e riceveranno come ricompensa tutte le forniture di gas che necessitano dalla compiacente Norvegia che agisce su input americano.

La Francia come sappiamo è autosufficiente disponendo del nucleare, però ha già fatto sapere che non potrà più fornire energia all’Italia come in precedenza. Risultato di questo pantano, i cinesi acquistano gas dai russi a prezzi di saldo e ce lo rivendono a cinque volte tanto, gli americani fanno lo stesso con il petrolio, gli Usa probabilmente (vedi tweet di Joe Biden del 7/2 scorso) fanno saltare i gasdotti North Stream che hanno sempre dichiarato di considerare un’arma impropria volta contro i loro interessi e Danimarca e Svezia che si trovano a subire nei loro mari una tragedia ambientale senza eguali non dicono una parola.

All’Italia è stato dato il pannicello caldo che sarà il principale fruitore di un South Stream tutto da progettare proveniente da medio oriente, Egitto ed altri, e per il quale dovremo partecipare ai salatissimi costi. E nel frattempo? Nel frattempo l’intenzione degli Usa è tenere tutte le colonie imbrigliate in una condizione bellica di razionamenti, di inflazione, di default di migliaia di imprese sane ex ante, di disoccupazione crescente, di debito pubblico a nove zeri, in una parola di stato d’assedio permanente.

Il tutto lasciando intatto il quadro politico di riferimento, ignorando bellamente i cambi di guida politica nei governi dei paesi satelliti (ora abbiamo l’Italia e la Svezia) come se nulla fosse tanto la linea imperiale è già tracciata e tanti saluti alle sovranità statali. Da questo punto di vista le dichiarazioni del nostro Segretario Generale degli Esteri, ambasciatore Ettore Francesco Sequi, dopo aver convocato l’ambasciatore della Federazione Russa a Roma nei giorni scorsi, quando c’è un governo totalmente opposto ai precedenti che sta per insediarsi, ben rendono l’idea del conformismo che si respira alle nostre latitudini. *

* Per sottolineare (e stigmatizzare) la condotta irrituale della Farnesina che invece di attendere l’insediamento del nuovo governo, e di un nuovo ministro degli Esteri, ha compiuto un gesto che ha un solo precedente nella nostra storia, quando Ciano nel 1940 consegnò la dichiarazione di guerra a Francia e Inghilterra. 

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