L’America ha perso l’innocenza

Opinione di Massimo Defidio - Il Maga (Make America Great Again), il proliferare di governatori retrivi e pronti a restringere i cordoni dei diritti in cambio della difesa della famiglia e di valori proto biblici con tutte le zone grigie che questo comporta sono solo l’aspetto più visibile dell’essere americani oggi.

di Massimo Defidio

(WSC) ROMA – L’America non è più il tempio dei diritti civili, dei diritti delle minoranze, della società aperta, dell’accoglienza meritocratica, delle pari opportunità. Forse non lo è mai stata potrebbero dire in parecchi, certamente non lo è almeno dall’inizio di questo millennio.

Personalmente faccio risalire lo spartiacque della chiusura introspettiva dell’America all’11 settembre. La grande paura e la diffidenza verso il resto del mondo determinata da quei giorni drammatici è alla base della riscoperta di valori certamente già presenti nella società americana ma sino ad allora mascherati e filtrati dall’ottimismo e dalla fiducia diffusa nell’avvenire. La fioritura di movimenti di vario genere ma tutti contraddistinti da posizioni conservatrici e di arroccamento su temi a salvaguardia della vita, della famiglia, del suprematismo bianco, del neo segregazionismo, della violenza privata ha preceduto e alimentato il successivo avvento trumpiano fornendogli molti argomenti e vellicando stimoli repressi che in altre circostanze non sarebbero emersi con tale virulenza.

Stop al complesso d’inferiorità

Vedo un secondo argomento in favore di questo cambio di umore del cuore pulsante della società americana. Non meno significativo. Parlo del venir meno del complesso di inferiorità degli americani nei confronti della cultura e dell’intellighenzia europea. Tutta la seconda metà del ‘900 è stata dominata dal soffio ideale e di creatività proveniente dal vecchio continente. Dalla politica all’arte, dal cinema alla moda alla filosofia l’americano medio, in particolare quello della East Coast, si è riconosciuto a lungo nello stile europeo quasi che la fine della guerra mondiale avesse formalizzato dei ruoli ben precisi: gli USA leader in campo militare e di difesa delle libertà minacciate dal comunismo, l’Europa leader nel sapere e nelle tendenze culturali da imitare e semmai arricchire.

Si spiegano anche così i miti di Kennedy, di Woody Allen e Fellini, di Dior, della scuola di Francoforte e tanti altri. L’ultimo epigono che in campo politico ha incarnato questo registro di supremazia wasp è stato Clinton e si è visto che fine ha fatto. La successiva e rovinosa caduta di Hillary nella corsa alla presidenza – quando tutti quelli che capiscono la davano per vincente – ha segnato la definitiva caduta del mito euro centrico.

L’effetto MAGA

Il Maga (Make America Great Again), il proliferare di governatori retrivi e pronti a restringere i cordoni dei diritti in cambio della difesa della famiglia e di valori proto biblici con tutte le zone grigie che questo comporta sono solo l’aspetto più visibile dell’essere americani oggi, asserragliati in un mondo che è sempre più meticcio dove le ragioni identitarie, pubbliche e private, hanno bisogno di ritrovare nuove frontiere di affermazione e di lotta. È anche la rivincita dell’America profonda, quella oltranzista e pagana del Sud e del Midwest sull’egemonia del New England che a lungo è stato il front leader del costume americano.

Tutto in mano alla Corte Suprema

La Corte Suprema sarà chiamata sempre più spesso in futuro a dare risposte ai tanti quesiti che animano il sentimento della nazione americana. Il presidio della Costituzione più vecchia del mondo libero (1788) ma anche la più breve e lacunosa, contiene troppi spazi vuoti – a cominciare dalla generica formula sui diritti civili richiamata dal 9° emendamento – destinati ad essere colmati o svuotati secondo il sentire prevalente del momento storico attraversato. Questo sembra essere il momento di lacerazioni profonde nel corpo vivo della società americana più che della concordia cui tendevano i padri fondatori.

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