Ecco chi teme la Cina

Per dare risposte e risultati concreti al popolo cinese (debellare il Covid-19), Pechino ignora i rapporti con l'estero e vieta i voli diretti nel paese, creando enormi disagi agli stranieri. Il colosso asiatico è troppo concentrato sui suoi problemi interni.

di David Ricardo  

(WSC) ROMA – I roboanti annunci della “vittoria” sul Covid ascoltati in Cina negli ultimi mesi, i dati fenomenali della crescita economica e le OPA plurimiliardarie sulle Borse di Shanghai e Hong Kong nascondono in realtà una debolezza del sistema politico cinese. Non essendovi elezioni e modalità per creare proposte politiche realmente alternative, le performance del Partito sono valutate in maniera molto più severa che in molti paesi democratici, dove vige spesso una disillusione verso il ceto politico da cui, pertanto, non ci si aspetta molto. 

Questa valutazione più stringente da parte di un’opinione pubblica così vasta ed attiva sui social comporta che l’attenzione di ogni governo cinese sia concentrata quasi interamente, spesso più di quella di un governo occidentale, verso il mantenimento del consenso interno. 

Al consenso interno quindi è preordinata l’azione del governo e ad essa è subordinata ogni valutazione di politica estera o rapporti con altri paesi.  In tal senso, la Cina si comporta come una tipica potenza ottocentesca, concentrata esclusivamente sui suoi interessi nazionali, anche se non espansionista. 

La pandemia ha offerto un esempio oltremodo lampante di questa impostazione: l’ approccio ai viaggi di affari da e per la Cina. Dopo il primo lockdown nello Hubei, ad ogni restrizione a movimenti di persone dalla Cina verso gli USA o Europa o blocchi dei voli il governo e tutto il paese rispondeva indignato. 

Quando però la situazione in Cina ha cominciato a migliorare, gli stessi blocchi sono stati imposti dalla Cina al resto del mondo. Anzi sono stati più severi:

(a) la Cina ha impedito a stranieri con regolare permesso di soggiorno di rientrare creando situazioni assurde di famiglie che sono state separate per mesi (si trattava di persone che lavorano nel paese e che probabilmente pensavano di assentarsi solo per il periodo del Capodanno cinese e si sono trovate separate dal lavoro e dai loro averi);

(b) solo sei mesi dopo la Cina ha consentito un lento rientro alle persone con permesso di soggiorno, con una procedura complessa che prevedeva oltre i tamponi di controllo in partenza ed all’arrivo un periodo di 14 giorni di quarantena stretta in alberghi designati dal governo cinese (a carico del passeggero). Di visti per affari non se ne parlava, tranne in casi rarissimi di inviti mirati da parte del Ministero degli Esteri, difficilissimi da ottenere;

(c) Timidamente, sempre a settembre sono ripresi alcuni voli anche se le compagnie aeree cinesi per qualche mistero non li hanno ripresi con l’Italia (voci non confermate accennano ad una ritorsione per la nostra decisione di bloccare i voli a fine gennaio presa senza nemmeno preavvisare il governo cinese);

(d) All’arrivo della seconda ondata in Europa, le restrizioni si sono fatte ancora più forti rendendo ora il paese quasi impenetrabile a viaggiatori dal continente, specie da paesi come l’Italia senza voli diretti. 

Tutte decisioni prese con un solo obiettivo in mente: evitare una seconda ondata in Cina e dimostrare che, se avvengono contagi, non possono che venire da “fuori”, in quanto il paese ha sconfitto il virus.  E’ una narrativa utile al Partito Comunista Cinese ed al governo per mantenere la coesione interna, ed in un paese così vasto con una densità altissima nelle città è un obiettivo che si può comprendere; se non fosse però che a fianco di queste mosse il governo annunciava invece vere (e benvenute) aperture agli investimenti esteri e organizzava addirittura una mega fiera internazionale dell’import che si terrà a breve a Shanghai, per mostrare di essere aperta agli esportatori ed investitori da tutto il mondo.

Ma l’apertura, pare, non si estende agli individui che vogliono viaggiare nel paese in rappresentanza di quelle stesse aziende. 

Che la cosa non appaia contraddittoria alla Cina è il motivo per il quale il paese non potrà  essere una guida per il mondo: è troppo concentrata sui suoi problemi interni, che non vanno sottovalutati e richiedono attenzione costante e profonda, per preoccuparsi sinceramente di offrire aiuto consigli o supporto al resto del mondo, o per valutare le conseguenze di ciò che fa per mantenere la stabilità interna su altri paesi; così finendo però per proiettare all’esterno una immagine nel migliore dei casi non affidabile, nel peggiore minacciosa. Chissà se i leader lo capiranno mai. 

 

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1 commento

  1.   

    Dai alla fine un volo diretto Milano-Nanjing c’è ??