Tassi: Fed li alza, Bce li abbassa. Euro verso la parità con il dollaro

L’aspettativa generale di un rialzo dei tassi sui depositi americani alla riunione della Banca Centrale Usa del 16 dicembre, è prezzata ormai al 72%. E per l’euro già …

L’aspettativa generale di un rialzo dei tassi sui depositi americani alla riunione della Banca Centrale Usa del 16 dicembre, è prezzata ormai al 72%. E per l’euro già scontato per intero l’esito della riunione di giovedì.

Si apre una settimana decisiva che si appresta a mettere alla prova le capacità di EURUSD di raggiungere la tanto discussa parità: il nuovo stimolo della Bce in arrivo giovedì è accompagnato dagli statement delle banche centrali di Australia, Canada, India e Polonia, che mantenendo invariati i tassi si pongono spettatori in attesa delle mosse dei due attori fondamentali di questo dicembre caldo, condividendo l’aspettativa generale di un rialzo dei tassi sui depositi americani alla riunione del FOMC del 16 dicembre, prezzata ormai al 72%.

Esordisce martedì la Reserve Bank of Australia coi tassi al 2%, da cui il mercato si aspetta piuttosto linee guida riguardo l’andamento di disoccupazione (ad ottobre crollata al 5,9%) e inflazione. Il meeting RBA di martedì testerà inoltre un’eventuale sopravvalutazione dell’economia australiana, che potrebbe trovarsi al massimo delle sue capacità, senza essere in grado di crescere sufficientemente nel 2016 sganciandosi dalle risorse per spostare il suo focus sul settore dei servizi. In caso di troppa enfasi nelle parole del governatore Glenn Stevens sulle politiche di easing, potremmo assistere a un calo di AUDJPY, che scambia ormai da più di una settimana sotto la resistenza di 88,85.

Attesi invariati anche i tassi indiani dopo la sorpresa del taglio di settembre di 50 bps. Hanno invece deluso gli effetti sperati di una trasmissione dell’easing dal settore bancario a quello produttivo, al momento obiettivo principale dell’RBI. Perché si assista in febbraio al prossimo ribasso di 25 bps, è necessario che l’inflazione ritorni sotto controllo, specialmente nel settore alimentare, in vista del target posto al 4% per il 2018.

Mercoledì si farà sentire anche Bank of Canada, che coi tassi stabili a 0,5% attende positivamente il ciclo al rialzo dei tassi americani, percepito come sintomo di un’economia sufficientemente forte da essere in grado di stimolare una spinta su quella Canadese grazie alle strette relazioni commerciali. Se si avrà la conferma lunedì di una ripresa delle esportazioni e martedì del rafforzamento del PIL del terzo trimestre (atteso a +2,2% contro il precedente +0,5%), il 2016 potrebbe recuperare terreno dopo la contrazione del primo semestre 2015 nonostante i bassi livelli delle commodity, come confermato la scorsa settimana dal vice governatore Lynn Patterson. In questo contesto non si dovrebbe assistere ad un nuovo provvedimento sui tassi prima del prossimo autunno.

È invece la BCE a influenzare il Monetary Policy Council polacco, che dovrebbe mantenere i tassi invariati all’1,5%, di fronte al miglioramento dell’inflazione ancora negativa a -0,4% (contro il -0,7% di ottobre) e alle buone prospettive per il PIL (+3,4%), in attesa del rinnovo a marzo dei membri dell’MPC. EURPLN è in calo negli ultimi due giorni scambiando a 4,26, sensibilmente sopra la media mobile di lungo periodo. Anche il tasso SELIC brasiliano è rimasto costante la scorsa settimana, ma data l’inaspettata discussione di un potenziale rialzo di 50bps, le minutes del COPOM in uscita giovedì potrebbero fornire interessanti indicazioni.

EURUSD sta proseguendo la sua discesa dopo aver raggiunto i minimi di aprile: scambiando a 1,057 sta già prezzando l’intero esito della riunione di giovedì, da cui si attende un taglio al tasso sui depositi (sono stimate una probabilità del 100% di un taglio di 10 bps ma anche probabilità superiori all’80% di tagli più consistenti) e un’ondata di QE che incrementi gli acquisti ampliando le tipologie di strumenti coperti. La fiducia del mercato nei confronti di Draghi, che difficilmente deluderà le attese, pone tuttavia EURUSD a rischio di aver già esaurito gran parte della sua spinta al ribasso, reagendo ad un calo troppo lento con un rimbalzo intorno a 1,050. Un ulteriore ribasso che anticipi la Bce potrebbe arrivare mercoledì dal discorso della Yellen, in cui il mercato soppeserà ogni parola. Il rischio è tuttavia contenuto, e la discesa dell’Eurodollaro ritroverebbe vigore a metà mese con la mossa della Fed. Più improbabile è invece l’eventualità discussa da alcuni, che la Fed possa rimandare nuovamente perché frenata da un calo troppo consistente di EURUSD, rischiando di spiazzare il mercato coi Fed Funds Futures al 72% causando picchi di volatilità e perdita di credibilità.

A completare il quadro macro americano sono attesi gli indici ISM, rispettivamente in miglioramento il manifatturiero (50,5 contro 50,1) e in calo il non manifatturiero (58,5 contro 59); seguiranno venerdì i non-farm payrolls, e il tasso di disoccupazione, atteso stabile al 5%. Anche l’US Dollar Index (+11% Ytd) si prepara alla settimana raggiungendo questa mattina i massimi di marzo, con USDINDEXDEC15 (in scadenza la prossima settimana) che ha aperto con un salto e scambia intorno a 100,23 e DXH6 (marzo 2016) in salita a 100,37.

Analisi a cura dell’ufficio studi di Saxobank

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2 commenti

  1.   

    ? E se il nostro Draghi ci lasciasse tutti con un palmo di naso e aumentasse i tassi in linea con la Fed ???
    Le sorprese della BCE possono essere tante e varie, specialmente se ci fossero dubbi sulla efficacia della cura! Non tanto per il trend rialzista dei mercati finanziari, quanto per la reale ripresa dell’economia!
    Vedremo!