Governo Gentiloni battuto al Senato, crisi? Maggioranza senza voti

“Si tratta di un fatto grave che non va minimizzato. Abbiamo avuto una saldatura tra forze politiche di maggioranza e opposizione molto diverse. Serve un chiarimento, altrimenti si …

“Si tratta di un fatto grave che non va minimizzato. Abbiamo avuto una saldatura tra forze politiche di maggioranza e opposizione molto diverse. Serve un chiarimento, altrimenti si rischia lo sgretolamento del nostro sistema di alleanze”.

Il candidato del Pd alla presidenza della commissione Affari del Senato viene silurato da un’inedita allenza che raggruppa tutte le opposizioni e, dicono, i senatori di Ap (che però smentiscono decisamente: “Noi leali”) e Lorenzo Guerini sbotta: “Tradito il patto di maggioranza, siamo preoccupati. Ora la legge elettorale è a rischio”. E sembrerebbe non solo quella, tanto che il ministro della Giustizia Andrea Orlando a chi gli chiede se si va verso la crisi risponde: “Spero si riesca ad evitarlo ma è un fatto grave”.

Tutto nasce dall’elezione dell’alfaniano Salvatore Torrisi con 16 voti e dalla bocciatura del dem Giorgio Pagliari (11 voti) a capo dell’organismo che ha in mano le leve della gestione della legge elettorale. Uno snodo cruciale per affrettare o rallentare il dibattito in Aula e soprattutto per decidere quale modello di legge elettorale presentare. Tanto che alcuni senatori del Pd si fanno scappare: “E’ la vittoria dei proporzionalisti, a questo punto la legge elettorale non si tocca più”.

I capigruppo del Pd Luigi Zanda e Ettore Rosato sparano alzo zero. “Siamo da tempo abituati all’uso del voto segreto non più su questioni di coscienza, quanto per manovre politiche sempre più volgari e ipocrite. Questa volta si è superato il limite”, dice con irritazione il primo. Che poi spiega: “Il fronte politico che oggi si è formato per l’elezione del nuovo presidente della Commissione Affari Costituzionali al Senato riunisce in una singolare unità tutta l’opposizione, da Forza Italia ai Cinque Stelle passando per la Lega Nord. A voto palese litigano e si insultano, a voto segreto si muovono insieme. Oggi a questo inedito nuovo fronte si sono aggiunti, lo dicono i numeri, pezzi di maggioranza. Certamente non del Pd”. “La lealtà in maggioranza non è un optional e gli accordi vanno rispettati sempre. Basta capirsi…”, minaccia il secondo.

Il Pd prova a correre ai ripari e oltre a fare pressioni su Angelino Alfano ed il suo partito perché faccia dimettere il neopresidente della commissione chiede un incontro al premier Paolo Gentiloni e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.  “Vogliamo confrontarci sulla maggioranza di governo. Fare una valutazione sulla situazione politica e sui fatti politici”, spiega l’iniziativa Matteo Orfini. Alfano intanto parla con Gentiloni, entrambi esprimono “preoccupazione”, e chiede ufficialmente al suo senatore di rinunciare all’incarico senza rinunciare ad una stoccata all’alleato di governo.

“Le modalità della elezione del senatore Torrisi – dice il ministro degli Esteri – espressione in larga misura del voto delle opposizioni, ci inducono a chiedere all’interessato la rinuncia all’incarico. L’elezione di Torrisi a presidente della commissione Affari Costituzionali è senz’altro un segno di stima da parte dei colleghi per il lavoro svolto in questi anni. A questa elezione, però, noi di Alternativa Popolare non abbiamo contribuito perché leali agli accordi di maggioranza cui abbiamo sempre corrisposto”. Lasciando intendere: “E’ stato eletto con i voti del Pd”.

E mentre Mdp con Roberto Speranza invita il Pd a guardare in casa sua lasciando capire che franchi tiratori potrebbero essere arrivati dal partito di Renzi, M5s esulta: “Con 16 voti Torrisi, senatore Ap (contro gli 11 al candidato Pd), è stato eletto nuovo presidente della commissione Affari Costituzionali al Senato, che dovrà, vedremo però in che tempi, approvare la legge elettorale. Fatto fuori il Pd dalla guida della commissione, speriamo la stessa sorte per gli ultimi seguaci autoritari renziani. L’italia il 4 dicembre si è espressa, è ora di dare seguito a quel mandato”.

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