Sempre più probabile il petrolio a 100 dollari

Gli shock dal lato dell’offerta sconvolgono il mercato. Stati Uniti, Qatar e Iraq hanno tagliato i loro flussi combinati di greggio di oltre 1 milione di barili al giorno. E il Messico ha appena ridotto le spedizioni in un contesto di forti tensioni geopolitiche.

Quando il petrolio è balzato sopra i 90 dollari al barile pochi giorni fa, le tensioni militari tra Israele e Iran sono state l’immediato fattore scatenante. Ma le fondamenta del rally sono andate più in profondità: gli shock dell’offerta globale che stanno intensificando i timori di una ripresa dell’inflazione guidata dalle materie prime.

La recente mossa del Messico di tagliare le sue esportazioni di greggio sta aggravando la crisi globale, spingendo le raffinerie negli Stati Uniti – il più grande produttore di petrolio al mondo – a consumare più barili nazionali.

Le sanzioni americane hanno bloccato i carichi russi in mare, con le forniture venezuelane un potenziale prossimo obiettivo. Gli attacchi dei ribelli Houthi contro le petroliere nel Mar Rosso hanno ritardato le spedizioni di greggio. E nonostante le turbolenze, l’OPEC e i suoi alleati continuano a tagliare la produzione.

La crisi sta mettendo il turbo al rally del petrolio in vista della stagione estiva negli Stati Uniti, minacciando di spingere il greggio Brent, il punto di riferimento globale, a 100 dollari per la prima volta in quasi due anni. Ciò sta amplificando le preoccupazioni sull’inflazione che stanno offuscando le possibilità di rielezione del presidente americano Joe Biden e complicando le decisioni delle banche centrali sul taglio dei tassi.

Il fatto nuovo è che la compagnia petrolifera messicana controllata dallo stato prevede di fermare alcune esportazioni di greggio nei prossimi mesi, una mossa che taglierebbe l’offerta da un mercato globale in contrazione.

Petroleos Mexicanos, chiamata anche Pemex, ha annullato i contratti per la fornitura del suo petrolio greggio Maya, la sua ammiraglia, alle raffinerie negli Stati Uniti, in Europa e in Asia, secondo persone a conoscenza della situazione citate da Bloomberg, che hanno chiesto di restare anonime perché l’informazione è privata.

Il taglio delle esportazioni, arrivato in un momento in cui l’OPEC e i suoi alleati stanno già frenando la produzione, minaccia di far salire i prezzi del petrolio che sono ai massimi da sei mesi. Le forniture fisiche – in particolare quelle più pesanti e acide come il Maya – si stanno restringendo ulteriormente con le esportazioni venezuelane destinate a diminuire dopo il ripristino delle sanzioni statunitensi sulla sua industria petrolifera.

JPMorgan Chase & Co. la scorsa settimana ha avvertito che il Brent di riferimento globale potrebbe raggiungere i 100 dollari al barile quest’anno.

Oil Rallies on Supply Cuts, Geopolitics

Tag

Partecipa alla discussione