Borsa Usa: peggior inizio di anno di sempre. S&P 500 crolla -6,0%

Il 2016 è cominciato molto male per gli investitori, a meno che non sia stata impostata una strategia short.  Con vendite massicce sull’azionario, nonostante la forza dell’economia degli Stati Uniti …

Il 2016 è cominciato molto male per gli investitori, a meno che non sia stata impostata una strategia short

Con vendite massicce sull’azionario, nonostante la forza dell’economia degli Stati Uniti che a dicembre ha creato 290.000 nuovi posti di lavoro (il rialzo dei tassi deciso dalla Federal Reserve pare quindi giustificato) l’indice S&P 500 ha registrato la sua peggiore settimana in più di quattro anni, per le preoccupazioni riguardanti il rallentamento dell’economia in Cina e il crollo del prezzo del petrolio.

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Va messo in conto anche un altro brutto record negativo: per l’S&P 500 è il peggior inizio d’anno di sempre. Il che getta un’ombra su Wall Street e su tutte le borse mondiali, guardando alle prossime settimane e mesi.

Per la settimana, l’indice S&P 500 è sceso –6%, il Dow Jones Industrial Average ha accusato un ribasso di –6,2% e il Nasdaq Composite ha bruciato –7,3%.

Secondo i calcoli di Bloomberg, il benchmark del mercato azionario Usa analizzato nelle sue singole componenti (un gruppo molto ampio e significativo che rappresenta le 500 grandi aziende statunitensi) ha perso la scorsa settimana in totale oltre $1 trilione (mille miliardi) in termini di valore di mercato (capitalizzazione).

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(Teleborsa) – Tutte negative in chiusura le principali Borse europee in una sessione caratterizzata da estrema volatilità.  Partiti in verde in scia alla rimonta messa a segno dall’Asia a sua volta sostenuta dalla decisione di Pechino di rimuovere i limiti al trading, i listini hanno cambiato umore prima per la cautela in attesa dei numeri sul Job Report USA, risultati poi migliori delle attese e fonte di un breve ritorno nel segno più, poi a causa del crollo di energetici e risorse di base.  I due settori continuano ad essere zavorrati rispettivamente dall’ennesimo peggioramento delle quotazioni del petrolio e dai mai sopiti timori per gli effetti di un marcato rallentamento della Cina.  Non hanno aiutato le cattive notizie arrivate dalla Germania, dove la produzione ed il commercio estero hanno frenato, e dalla Francia, che ha visto scivolare più delle attese la produzione industriale.

L’incertezza contagia anche l’Euro / Dollaro USA, che si riporta sui valori della vigilia a 1,091 annullando l’iniziale effetto Job Report.  Tra le commodities, invece, l’oro mostra un leggero calo dello 0,44%, il petrolio (Light Sweet Crude Oil) annulla la rimonta scattata in mattinata scambiando ora a 32,81 dollari per barile, con un calo dell’1,38%.  Aumenta di poco lo spread, che si porta a 102 punti base, con un lieve rialzo di 2 punti base, con il rendimento del BTP a 10 anni pari all’1,53%.  Tra le principali Borse europee, Francoforte termina con una perdita dell’1,31%, Londra dello 0,70%. Molto male Parigi, che lascia sul parterre l’1,59%, e Milano, con il FTSE MIB che in calo dell’1,58%.

A Piazza Affari risulta che il controvalore degli scambi nella seduta odierna è stato pari a 3,54 miliardi di euro, con un incremento di ben 0,9859 milioni di euro, pari al 38,62% rispetto ai precedenti 2,55 miliardi; mentre i volumi scambiati sono passati da 0,81 miliardi di azioni della seduta precedente agli odierni 1,05 miliardi di azioni.  A fronte dei 228 titoli scambiati, sono giunte richieste di acquisto per 70 azioni. In lettera invece 146 titoli. Pressoché stabili le rimanenti 12 stocks.  Tra le poche blue-chip di Piazza Affari in verde spicca Moncler, con un guadagno dello 0,82% rispetto al precedente.

Le peggiori performance, invece, si sono registrate su Ferrari, che ha ceduto 6 punti percentuali chiudendo a 41 euro. Lunedì il Cavallino Rampante ha iniziato le quotazioni a Milano a 43 euro. Tonfo di Banca Popolare di Milano e di STMicroelectronics, quest’ultima dopo le previsioni modeste si Samsung sul mercato degli smartphone. Affonda Fiat Chrysler Automobiles. Male anche Banca Carige e Credito Valtellinese. In cima alla classifica dei titoli a media capitalizzazione di Milano si collocano Beni Stabili e Finecobank, quest’ultima grazie ai positivi dati sulla raccolta.

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