Talk show? Conduttori non renziani traballano

Dopo Floris tocca a Massimo Giannini sperimentare l’ostracismo. Contestare la ripresa annunciata e mettere in discussione l’ottimismo del capo del governo vengono considerati atti di lesa maestà.   All’appello …

Dopo Floris tocca a Massimo Giannini sperimentare l’ostracismo. Contestare la ripresa annunciata e mettere in discussione l’ottimismo del capo del governo vengono considerati atti di lesa maestà.  

All’appello manca solo Corrado Formigli il quale, strategicamente, ha scelto di partire per ultimo. Lo spostamento al giovedì al posto di Michele Santoro, momentaneamente fermo ai box con la sua squadra in attesa di una scuderia catodica, ha imposto al conduttore di Piazzapulita un lavoro di preparazione più lungo e meditato. Tutti gli altri, invece, hanno già riacceso i motori. E con l’avvio in grande stile della stagione autunnale dei talk show sono ripartite anche le sfide e le inevitabili polemiche.

PURE VESPA NEL MIRINO. Queste ultime però sembrano aver imboccato una strada diversa visto che iniziano a essere monotematiche e dichiaratamente a favore del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. In sostanza l’ordine di scuderia sembra essere «vietato disturbare il manovratore».  L’ha sperimentato sulla sua pelle Bruno Vespa, timoniere senza bandiera di Porta a Porta su RaiUno, all’indomani della puntata sui Casamonica: attaccare il Partito democratico, e con esso il governo, può essere altamente rischioso.

«TROPPI ANTI RENZIANI». Per non parlare, poi, della scelta degli ospiti fatta dai vari conduttori: «Troppi anti-renziani», dicono senza nemmeno nascondersi gli esponenti dem in Commissione di Vigilanza Rai. E così dopo il gran ciambellano della terza Camera, come viene considerato Vespa, tocca a Massimo Giannini sperimentare il nuovo corso renziano.  E dire che il conduttore di Ballarò, il programma di punta di RaiTre, ha retto bene il confronto diretto con Giovanni Floris, aggiudicandosi il primo round stagionale.

SHARE DEL 5,13%. Il programma condotto da Giannini martedì 15 settembre è stato visto da 1 milione e 95 mila spettatori con lo share del 5,13%, mentre DiMartedì, il format di La7 condotto da Floris, è stato seguito da 839 mila spettatori per uno share pari al 4,49%. Un anno fa il programma di RaiTre aveva registrato 1 milione e 517 mila spettatori con lo share del 6,53%, mentre quello di La7 aveva esordito con 755 mila spettatori e share del 3,46%.

CONTENUTI CONTESTATI. Numeri non proprio esaltanti, a dire il vero, anche se il calcio incide sempre, ma che rispetto alle precedenti stagioni sembrano appassionare solo gli addetti ai lavori, mentre al Palazzo interessa solo il contenuto politico del programma. La traccia in chiaro del nuovo corso politico la offre Salvatore Margiotta (Pd), già vice presidente della Commissione di Vigilanza Rai.

«TALK ORMAI USURATO». In una nota l’esponente politico sostiene che il programma di RaiTre «dimostra il fallimento di un genere ormai usurato, il talk show. Fazioso, sbilanciato, costantemente aggressivo nei confronti del Partito democratico. L’atteggiamento di Massimo Giannini che ammicca al Movimento 5 stelle e i toni del suo Ballarò non si addicono all’approfondimento politico targato servizio pubblico». Grosso modo è quello che veniva detto dal centrodestra e dal centrosinistra nei confronti di Michele Santoro quando il giornalista era in Rai.

«STANCHI DEL CHIACCHIERICCIO». Cambiamo i soggetti, ma non le mode. Tanto che su Twitter la senatrice Laura Cantini della Direzione Pd e componente della commissione Vigilanza Rai dice ancor di più: «La replica di Rambo fa più ascolti di Ballarò e DiMartedì. Nuova stagione, vecchi talk. Faziosità e chiacchiericcio hanno stancato?». Più chiaro di così…     In realtà quello che non viene detto nelle note ufficiali e nelle dichiarazioni alle agenzie è che germoglia il seme della rivolta Pd contro i conduttori di talk show della Rai e non solo. A molti, per esempio, non va affatto giù la reiterata presenza del segretario della Fiom Landini, considerato troppo anti-renziano. Così come inizia a essere un problema serio Roberto Saviano, con la sua costante denuncia nei confronti del Sud dimenticato e tradito.

OTTIMISMO IN DISCUSSIONE. Insomma, contestare la ripresa annunciata da Renzi e mettere in discussione l’ottimismo del capo del governo vengono considerati atti di lesa maestà. Tanto che a Viale Mazzini il consigliere di amministrazione della Rai, Guelfo Guelfi, commissario politico del Pd di stretta osservanza renziana, avrebbe manifestato il suo disappunto nei confronti di Giannini.

DEM, MALESSERE DIFFUSO. Un malessere, quello dell’ex spin doctor del premier, che avrebbe trovato sponda in Michele Anzaldi, deputato del Pd e membro della commissione di Vigilanza, che sarebbe pronto ad aggredire la questione in tutte le sedi. La sensazione è che gli esponenti Dem abbiamo deciso di essere, come al solito, più realisti del re, attaccando programmi e conduttori a prescindere.

PORRO È ‘SOPPORTATO’. Fuori dal radar, per il momento, Nicola Porro. Il timoniere di Virus, appuntamento di RaiDue del giovedi sera, nonché vice direttore de Il Giornale, viene considerato un prezzo da pagare al pluralismo. Per questa ragione gli editti renziani sembrano destinati a colpire quei conduttori considerati di sinistra, come Giannini, o di centro, come Vespa,  dai quali i dem si aspettano un atteggiamento da “ragazzi del coro”. E dire che la stagione dei talk è appena iniziata.

Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Lettera43.

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