Stati Uniti, prima superpotenza militare, in 15 anni di guerre zero vittorie, due sconfitte e sette pareggi

Gli Usa si sono cimentati in 64 guerre grandi e piccole negli ultimi cent’anni, in 43 dei casi giungendo solo al pareggio. Tolte anche le nove sconfitte, hanno vinto …

Gli Usa si sono cimentati in 64 guerre grandi e piccole negli ultimi cent’anni, in 43 dei casi giungendo solo al pareggio. Tolte anche le nove sconfitte, hanno vinto meno del 20% dei conflitti. Lo dice il SOCOM, il comando unificato delle forze speciali americane. Non è un po’ poco per quella che è da tempo la prima potenza militare del pianeta? Possibile che facciano troppe guerre in troppi posti sbagliati?

Due recenti Presidenti americani, George W. Bush e Barack Obama,  non si amano e ideologicamente si trovano su due pianeti diversi, ma sono assolutamente d’accordo su  un punto. Bush, parlando nel maggio del 2001, ha detto: “L’America oggi ha le migliori forze armate che  il mondo abbia mai visto”. Obama gli ha fatto eco quest’anno nel suo discorso “State of the Union”: “Le  nostre truppe sono la migliore forza combattente nella storia del mondo”.

Secondo un briefing del SOCOM-Special Operations Command, il comando unificato  delle forze speciali statunitensi con i Navy Seals, i Berretti Verdi, la Delta Force ed altre, nei  15 anni intercorsi tra i due commenti gli Stati Uniti hanno preso parte a nove conflitti di  una certa importanza.

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Il documento, che risale al settembre 2015, compila gli esiti in  termini calcistici e determina che il risultato complessivo è di zero vittorie, due sconfitte  e sette pareggi. Forse un po’ poco per l’establishment militare più potente della Terra.

L’analisi, “A Century of War and Gray Zone Challenges”, è stata resa pubblica dal sito TomDispatch.com sulla base di una richiesta FOIA (“Freedom of Information Act”), un dispositivo legale che permette di  accedere a informazioni governative riservate se chi le detiene non può motivane la confidenzialità.

Gli  esiti delle guerre possono essere opinabili, ma raramente è necessario tenerli segreti.

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In tutto, vengono esaminati gli ultimi cent’anni di interventi militari americani. Tra i 64 conflitti presi in  considerazione, gli analisti SOCOM identificano solo cinque di “primaria importanza”: di cui tre vinti  (la Prima e Seconda Guerra Mondiale e il primo conflitto iracheno, Desert Storm), una sconfitta  (Vietnam) e un pareggio (Corea).

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Nella “zona grigia” citata nel titolo del documento — i conflitti minori  — il risultato è invece di nove vittorie, otto sconfitte e uno stupefacente totale di 42 pareggi.  Tutto questo non è per dire che gli Stati Uniti siano una “tigre di carta”. Tutt’altro. Nei fatti, i due giudizi  presidenziali ripresi sopra probabilmente non sono lontani dall’obiettiva realtà.

C’è da chiedersi però se  a un certo punto fare la guerra non diventi una sorta di vizio, specialmente quando, a guardare i risultati  e malgrado le evidenti eccezioni, spesso si ottiene abbastanza poco.

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Il Dipartimento della Difesa Usa riassume così la “mission” dell’attività militare:

I. Sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti contro i nemici, stranieri e domestici.

II. Assicurare, attraverso una tempestiva e efficace azione militare, la sicurezza degli Stati  Uniti, i suoi possedimenti e le aree di vitale interesse.

III. Sorreggere e avanzare le politiche nazionali e gli interessi degli Stati Uniti.

Gli Usa sicuramente hanno molti nemici e molte cose da proteggere. Hanno il diritto di difendersi.  Tuttavia, i tanti pareggi ottenuti nel tentativo di farlo tendono a suggerire che l’azione militare non sia  forse lo strumento più adatto.

C’è un modo di dire: Per chi tiene un martello, ogni problema è un chiodo.  Gli Stati Uniti certamente possiedono il più importante e più potente martello militare del mondo. Non  è che vedano un po’ troppi chiodi in giro?

di James Hansen

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