Stabilità: il buco nero dei 175 miliardi di sconti fiscali

Salgono a 296 le ‘voci’, che valgono circa 175 miliardi di euro di mancati incassi per lo stato, relative alle misure di agevolazione fiscale per il 2016. Lo …

Salgono a 296 le ‘voci’, che valgono circa 175 miliardi di euro di mancati incassi per lo stato, relative alle misure di agevolazione fiscale per il 2016. Lo rilevano i tecnici di Camera e Senato in un rapporto sul disegno di legge di Stabilità presentato dal governo. Gli ‘sconti’ fiscali aumentano di circa 15 miliardi di euro rispetto al 2015. Nel 2017 il costo delle agevolazioni fiscali salirà a 175,68 miliardi e nel 2018 crescerà a 176,25 miliardi.

Definito l’iter della legge di Stabilità alla Camera. La Conferenza dei capigruppo ha deciso che il testo, già approvato al Senato, sarà esaminato dalla Commissione Bilancio di Montecitorio dal 7 all’11 dicembre. Il disegno di legge sarà in Aula il 14 dicembre. Il termine per la presentazione degli emendamenti scade il 27 novembre, alle 18 per la Commissione, alle 11 per l’Aula.

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Dal taglio di 52 agevolazioni fiscali il Governo conta di recuperare 1,54 miliardi di euro. E se poi volesse usare le maniere forti con i contribuenti e mettere nel mirino anche le detrazioni per spese sanitarie e per le badanti l’incasso potrebbe salire fino a 1,67 miliardi nel 2016 e sfiorare 2,4 miliardi nel 2017. La prima stima ufficiale sulla revisione delle agevolazioni fiscali è contenuta nel dossier sulle tax expenditures messo a punto dai due commissari alla spending, Yoram Gutgeld e Roberto Perotti, e consegnato in queste ore a Palazzo Chigi. Un dossier, ancora in corso di limatura, di una sessantina di pagine in cui i due commissari hanno passato al setaccio le 720 voci classificate dall’Economia negli ultimi tre anni sotto la voce tax expenditures, ovvero l’insieme di tutti i bonus, agevolazioni, aliquote ridotte e sconti fiscali che ogni anno erodono il gettito per oltre 253 miliardi di euro.

Dalla sanità all’agricoltura, dall’editoria al Mezzogiorno per non dimenticare l’edilizia con il bonus ristrutturazioni o gli sconti per l’industria e la distribuzione di carburanti. Complessivamente si tratta di 15 aree di intervento dove a pagare il saldo maggiore, secondo le prime indicazioni dei due commissari alla spending, sarà l’agricoltura: la riduzione delle agevolazioni al settore potrà garantire un recupero di gettito per 330 milioni nel 2016 e di 471 nel 2017. Subito dopo c’è il settore delle pompe funebri e delle spese sostenute per i funerali. Ma con un gioco quasi da partita doppia: da una parte si punta ad aumentare fino a 1.800 euro la detrazione per le spese funebri (oggi a 1.549,37) di cui beneficiano i contribuenti, così da mettersi al riparo da possibili attacchi mediatici come quelli indicati espressamente nello stesso dossier «questi tassano anche i morti»; dall’altra parte si elimina l’esenzione Iva per le imprese di pompe funebri assicurando un maggior gettito generato dall’Iva al 22% di oltre 270 milioni di euro l’anno. E nella partita “dare-avere” alla fine vince solo il banco dell’Erario.

Il taglio delle agevolazioni potrebbe toccare anche due “totem” delle detrazioni e delle deduzioni fiscali: le spese sanitarie e i contributi previdenziali per le badanti. Nel tentativo di garantire un principio di equità, nel dossier si ipotizza di tagliare queste agevolazioni in base al reddito complessivo dei contribuenti. Una vecchia idea già avanzata dal Governo Letta, poi archiviata, e ora rispolverata per l’occasione. Le ipotesi formulate sono due a seconda della progressività che si vuole mantenere. La detrazione del 19% si azzererà per i più ricchi, dove l’asticella della ricchezza nel primo caso sarà fissata a 75mila euro. E a meno di un cambio di rotta, oltre questa soglia non si avrà diritto ad alcuna agevolazione anche nei casi di patologie più gravi che il dossier definisce «catastrofiche». La detrazione, invece, sarà piena per i contribuenti con reddito complessivo fino a 55mila euro e poi decrescerà linearmente per redditi complessivi compresi tra 55mila euro e 75mila euro. In questo caso il recupero di gettito nel 2016 toccherebbe i 278 milioni di euro l’anno. Nella seconda ipotesi, meno aggressiva, la detrazione scomparirà del tutto per redditi complessivi superiori a 95mila euro e spetterà per intero ai contribuenti con reddito complessivo fino a 75mila euro per poi diminuire linearmente per redditi complessivi compresi tra 75mila euro e 95mila euro. Il recupero di gettito Irpef in questo caso sarà di poco superiore ai 166,1 milioni di euro di competenza annua e anche in questo secondo caso le eventuali spese per gravi patologie mediche non daranno diritto a nessuno sconto a chi oltrepassa i 95mila euro di reddito complessivo.

Lo stesso meccanismo di un taglio decrescente del bonus in relazione all’aumentare dei redditi potrebbe scattare anche per le deduzioni dei contributi pagati per l’assistenza personale e familiare, i cosiddetti badanti. Con l’azzeramento del bonus oltre quota 75mila euro il risparmio per l’Erario sarebbe di 50 milioni annui, mentre nell’ipotesi più morbida con soglia a 95mila euro le risorse da recuperare in ragione d’anno si fermerebbero a 36,2 milioni di euro.

Anche gli amanti di cani e gatti potranno vedersi riconoscere la detrazione per spese veterinarie in funzione del reddito complessivo: piena fino a 55mila euro, decrescente linearmente tra 55mila e 75mila euro e pari a zero oltre quota 75mila.

Mano pesante sul fronte dell’edilizia. A partire dal tanto amato bonus Irpef del 36% (per quest’anno ancora al 50%) per le ristrutturazioni edilizie. L’idea messa a punto è quella di ridurre, a partire dal 2016, il bonus al 20% da poter spendere in quote annuali per 10 anni sia per le ristrutturazioni edilizie sia per gli interventi di riqualificazione energetica. E, nonostante il recente plauso incassato dal premier Renzi al Salone del mobile di Milano, nel dossier dei commissari alla spending review viene espressamente sancito l’addio al bonus per mobili: «Nessuna agevolazione per l’arredo degli immobili ristrutturati». Gli effetti per le casse dello Stato si avranno nel 2017 con un recupero di 294 milioni. Non solo. Stop anche a quello che i tecnici della spesa definiscono letteralmente «un regalo all’Ance»: la proposta è quella di eliminare la deduzione Irpef del 20% del prezzo di acquisto nel limite massimo di spesa di 300mila euro, per chi acquista immobili da mettere in locazione. Un bonus dalla vita breve, visto che a introdurlo era stato il tanto decantato decreto «sblocca Italia» (Dl 133/2014) convertito in legge nel novembre scorso.

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