Report: “Indice Palma? Se vincono i populisti in Europa, incertezza e instabilità”

Lo scontro politico in Italia è ai suoi massimi livelli. I toni usati per la campagna elettorale in vista del referendum del 4 dicembre sulla riforma della Costituzione …

Lo scontro politico in Italia è ai suoi massimi livelli. I toni usati per la campagna elettorale in vista del referendum del 4 dicembre sulla riforma della Costituzione targata Renzi-Boschi sono da Armageddon. E a contorno, dalle opposizioni, si levano anche polemiche sulle scelte di politica economica fallimentari del governo.

Ma cosa accadrebbe se in Italia ci fosse un Esecutivo a guida grillina o leghista, tanto per citare movimenti e forze politiche definite quasi universalmente come “populiste”? Così cosa potrebbe accadere se in Germania la spuntassero gli xenofobi e antieuropeisti dell’Afd? Insomma, cosa accadrebbe se a governare il Vecchio continente fossero i “populisti”?

Massimo Siano, head of southern Europe per Etf Securities, queste domande se l’è poste. E per il Sole 24 Ore ha fatto una sua analisi, con tratti anche empirici. “Utilizzando l’indice Palma che misura la divergenza tra il 10% della popolazione che guadagna di più e il 40% della popolazione con il reddito più basso – ha detto -, abbiamo riscontrato una forte correlazione con i bilanci delle banche centrali che hanno stampato moneta. Più aumenta la quantità di moneta in circolazione più l’indice Palma della disuguaglianza tende a crescere”.

In poche parole, “l’indice Palma è anche correlato ai voti dei partiti che approfittano di queste divergenze per proporre soluzioni restrittive sull’afflusso di persone e sui dazi doganali. La correlazione tra base monetaria in espansione e protezionismo è stata già verificata da decenni anche nell’America Latina – ha aggiunto Siano -. In Europa l’ascesa di questi partiti potrebbe elevare il tasso di incertezza e instabilità politica. La quantità di moneta stampata potrebbe quindi avere un effetto distorsivo alle elezioni verso i partiti non-liberali o meglio ‘populisti’ come definiti da autorevoli politologi. Uno scenario di questo genere potrebbe indurre il mercato a investire verso azioni difensive, inflation linked bonds, metalli preziosi e infrastrutture”.

Eppure, afferma ancora l’analista, “queste classi di attivo potrebbero beneficiare più di ogni altra del mix di politica monetaria espansiva e politica economica. Lo scenario dei primi 8 mesi del 2016 costituito da notevoli afflussi di oro negli Etc ed un debolissimo mercato azionario e obbligazionario ricorda molto lo scenario del 2008. Nonostante i prezzi allettanti credo sia importante tenersi lontano dai titoli finanziari, in particolare dalle banche europee”.

Per quanto riguarda l’oro, poi, prosegue Siano “confermiamo un target price di 1510 dollari l’oncia a giudicare anche dal prezzo delle società aurifere che hanno multipli su quei livelli. Petrolio Rimane l’eccesso di offerta. Riteniamo che sia utile muoversi su un ampio range sul wti da 40 a 50 dollari al barile. Riteniamo che le riunioni di Vienna e Algeri dei paesi Opec non convinceranno i paesi produttori a ridurre l’eccedente produzione di greggio. Al contrario – conclude l’analista – l’Iran sembra intenzionato a continuare a produrre sopra le attese e stimiamo che il break even medio delle società americane che estraggono petrolio dalle rocce scisto sia sceso a 40 dollari al barile”.

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1 commento

  1.   

    caspita il popolo lo si invoca e lo si blandisce solo se vota per il partito delle coop delle banche..che ha fatto fallire, delle assicurazioni  altrimenti è una massa amorfa che pochi intellettuali ovviamente di sinistra sono COSTRETTI  dal loro senso dello stato a governare. avanti pecore alla riscossa.