Renzi, strategia per rimanere rilevante: avvia trattative sulle elezioni

Per Matteo Renzi e Paolo Gentiloni oggi è il giorno della ripresa: il premier si prepara al giro delle capitali europee che comincerà domani a Parigi e l’ex …

Per Matteo Renzi e Paolo Gentiloni oggi è il giorno della ripresa: il premier si prepara al giro delle capitali europee che comincerà domani a Parigi e l’ex premier tornerà nella capitale dopo la sua uscita dalla scena capitolina prima della pausa natalizia.

I loro destini sono strettamente incrociati e quello che in questa fase li lega forse è un timore – se pur inespresso da entrambi – che questo governo arrivi al 2018. Un timore che aleggia come una spada di Damocle nei conversari tra Renzi e i suoi. Così come nei pensieri del premier in carica – costretto dalle regole d’ingaggio a far bene ma non troppo – c’è di sicuro la domanda che corre sulla bocca di tutti nel Pd: cosa succederebbe negli equilibri del partito e nei rapporti con il suo segretario se la forza delle cose impedisse il voto per un anno e mezzo?

Nel Pd la fibrillazione è enorme, nessuno sa quale sarà il suo destino e il tasso di litigiosità sale. Dalle parti di Bersani sono sconcertati per l’intervista di Giachetti a questo giornale, da cui «esce allo scoperto l’idea dei falchi. Che il vicepresidente della Camera dica che si deve votare senza fare una legge in Parlamento fa specie», si indigna Federico Fornaro. Il quale dà voce a tutti quelli che temono il blitz più hard, ipotesi non esclusa affatto dai renziani. Ovvero, un decreto che recepisca le correzioni della Consulta ai sistemi elettorali per il Senato e per la Camera, «sul quale porre la fiducia per far venire allo scoperto chi vuole votare e chi no». E poi una corsa verso le urne.

Renzi vuole capire se invece è percorribile la strada maestra, ovvero un accordo con Berlusconi su un sistema elettorale, visto che con i 5stelle non c’è dialogo. E per questo vuole riprendere le redini della situazione. Già oggi comincerà un ventaglio di colloqui con il “giglio magico”, poi vedrà i due capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda, mercoledì riunirà la segreteria: ma deciderà la prossima settimana come rimaneggiarla. Cioè se fare entrare, oltre a Tommaso Nannicini come responsabile del programma, anche Piero Fassino e alcuni sindaci.

Sulla legge elettorale la partita prenderà corpo alla fine della settimana quando Gianni Letta dovrebbe far sapere le intenzioni di Berlusconi sulla proposta del Pd di un proporzionale con una soglia di sbarramento alta. «Loro hanno un interesse vero di essere autonomi da Salvini, il problema è che non sono pronti per giugno», ammettono gli uomini del segretario.

L’agenda del premier ruota tutta intorno alla parola «lavoro», anche se le prossime due settimane saranno contrappuntate dai viaggi a Parigi, Londra, Berlino e Madrid. Domani parte la prima grana, ovvero la procedura del voto di sfiducia al ministro Giuliano Poletti. Al Senato si terrà un’informativa del ministro e poi la capigruppo deciderà quando calendarizzare la mozione di sfiducia di 5stelle, Sel e Lega. Gentiloni ancora non ha deciso se chiedergli di dimettersi o meno, anche se il voto non è a rischio in quanto la minoranza del Pd non farà scherzi, perché «certo non faremo a Renzi il regalo di far cadere il governo su questo», dicono i bersaniani.

Per Gentiloni poi non sarà indifferente, per usare un eufemismo, la sentenza della consulta attesa mercoledì sul referendum Cgil sul jobs act. Una sentenza da cui dipenderà l’intervento del governo sui voucher, ma anche – altro fattore che lega Renzi e Gentiloni a doppio filo – un rimescolio degli equilibri nel Pd. Perché se non sarà incostituzionale il referendum sull’articolo 18, anche i più restii al voto anticipato si convinceranno che conviene votare presto piuttosto che sottoporsi a questa prova.

Fonte: La Stampa

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3 commenti

  1.   

    gent mazzoni. guarda che i piddini che gridan contro renzi sono quelli simili a lui..forse meno spregiudicati… Dio li fa poi li unisce.  bersani e soci della ..ditta… son simili a lui. è il partito che è marcio nel suo complesso. La parola ditta  esprime  paro paro quello che il vecchio   pci è diventato.

  2.   

    Speriamo che il PD ed i suoi elettori trovino il coraggio di estrometterlo definitivamente dal partito ad eventuali primarie, Renzi rappresenta il peggio della vecchia DC ed i risultati peggiorativi si sono visti. Ma considerando che gli italiani hanno voluto fare il bis anche con Berlusconi nel 2008 non sono molto fiducioso.
    http://www.rischiocalcolato.it/2016/12/conti-pubblici-la-pesantissima-eredita-lasciata-dal-governo-renzi.html

  3.   

    la pochezza dell’uomo mi pare evidente. lui non fa politica occupa solo posti per se e per gli amici.penso sia evidente  a tutti anche a chì lo ha votato.  tutto deve essere adattato al suo interesse. vedrete prenderà una..smusata.. anche col job act. perchè una lezione  non la capisce e quindi è un ripetente.