Referendum: gestori di fondi fanno propaganda anti-NO creando immotivato allarme su tenuta Italia

Il rischio reale per la stabilità economica europea, e italiana in particolare, potrebbe arrivare dalla bocciatura del referendum costituzionale in Italia, per questo, in un’ottica di investimento dei …

Il rischio reale per la stabilità economica europea, e italiana in particolare, potrebbe arrivare dalla bocciatura del referendum costituzionale in Italia, per questo, in un’ottica di investimento dei propri risparmi, serve la massima attenzione nel valutare opzioni come l’azionario italiano.

Lo hanno sostenuto i quattro esperti intervenuti mercoledì scorso a Lignano Sabbiadoro al secondo incontro di “Economia sotto l’ombrellone 2016”, incentrato sul tema degli investimenti in prospettiva della Brexit (nella foto, da sinistra: Antonio Satta, Roberto Semolic, Gabriele Turissini, Mario Fumei e il moderatore Carlo Parmegiani). In verità, secondo gli esperti, molto più della Brexit, sarebbe la bocciatura del referendum costituzionale a minare l’equilibrio del sistema italiano, con conseguenze che potrebbero andare dalla caduta del governo fino all’Iexit.

«Il risultato incerto del referendum – ha dichiarato Mario Fumei consulente finanziario FinecoBank – potrebbe condizionare i mercati finanziari e una vittoria del no potrebbe avere ripercussioni negative. Per questo motivo, nell’ottica di un portafoglio diversificato, è opportuno valutare con attenzione il peso che si darà all’azionario-Italia all’interno del mix di investimento».

«Il gestore dei nostri fondi dedicati all’obbligazionario europeo – ha spiegato Antonio Satta di Franklin Templeton Investments – sostiene che questa ipotesi potrebbe essere peggio della Brexit, perché l’Italia potrebbe non avere le frecce al suo arco che servirebbero per ridurre l’impatto di un eventuale vittoria del no».

«Il no al referendum – ha sostenuto Roberto Semolic di Bcc Risparmio Previdenza Sgr – rientra certamente tra i rischi politici che potrebbero condizionare il quadro complessivo. L’Italia, infatti, è già esposta per l’alto debito pubblico e la percezione di un settore bancario ancora fragile».

«Il sistema – ha concluso sul punto Gabriele Turissini, consulente finanziario e direttore della rivista Investors – non è in grado di accettare un vento contrario rispetto alla rotta che sta seguendo l’Italia, anche perché lentamente la credibilità del Paese si sta già erodendo».

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Come investire dopo la Brexit? Come prima, ovvero valutando la consistenza dei mercati (che in questi momenti consigliano azioni dell’Eurozona, Giappone, India, oro, settore energetico e dell’acqua).  È la risposta, netta anche se apparentemente paradossale, degli esperti che hanno preso parte al secondo incontro di “Economia sotto l’ombrellone 2016”, dal titolo “Come investire dopo la Brexit”, svoltosi mercoledì 24 agosto al Hotel President di Lignano Sabbiadoro. «Chi per investire si è fatto e si fa condizionare dalla Grexit, dalla Brexit o da qualsiasi possibile exit futura, sbaglia – ha spiegato Gabriele Turissini consulente finanziario e direttore di Investors– perché, in realtà, nelle scelte di investimento di medio periodo i condizionamenti esterni non sono valori. È statisticamente provato che quando le scelte sono fatte in maniera razionale e coerente con gli obiettivi di investimento, gli eventi non fanno la differenza e possono essere sfruttati e non subiti».

«I mercati –ha aggiunto Antonio Satta di Franklin Templeton Investments – purtroppo sin dall’11 settembre 2001 si sono abituati alle cattive notizie e alla volatilità. La volatilità dopo la Brexit è durata una giornata e l’unica conseguenza certa sembra l’aumento dell’inflazione inglese che probabilmente ci sarebbe stata comunque, anche se più lenta. Questo conferma che dopo eventi simili bisogna continuare a investire come prima, essendo preparati, avendo idee chiare sul proprio grado di rischio e sulle proprie prospettive di guadagno e, nel caso dei privati, affidandosi a consulenti esperti, perché oggi in finanza non è più possibile il fai da te».

«La Brexit, se e quando ci sarà effettivamente –ha dichiarato Mario Fumei, consulente finanziario FinecoBank– potrebbe creare problemi nei rapporti fra Stati, in particolari quelli che hanno un forte interscambio con la Gran Bretagna come la Germania; per questo è probabile che il processo rallenti. Per il momento le conseguenze sono molto soft e gli effetti sui mercati saranno scarsi e si vedranno, forse, solo quando ci sarà l’effettiva richiesta di uscita da parte di Londra».

«L’impatto della Brexit sulle stime di crescita non può che essere incerto nella sua entità –ha affermato Roberto Semolic di Bcc Risparmio Previdenza Sgr-: l’interazione tra effetti economici (relazioni commerciali Uk-Ue) e politici (rischio di proliferazione di movimenti anti Ue e anti-euro) può portare effetti amplificati. Non sembrano comunque esserci dubbi sulla direzione degli effetti: minore crescita economica. L’impressione, però, è che le risposte delle banche centrali potranno aiutare il contesto a stabilizzarsi nel breve termine, mentre nei prossimi 1-2 anni saranno le risposte dei governi quelle cruciali per impedire crisi di fiducia nel progetto europeo. Se queste risposte ci saranno si potrà essere ottimisti sul futuro, perché i dati macroeconomici mondiali confermano la prosecuzione del trend di crescita anche nell’area euro, grazie a economie meno squilibrate rispetto al periodo pre-crisi Lehman Brothers».

Detto della Brexit e chiarito che la situazione è in continuo cambiamento, quali sono le direttrici di investimento sulle quali possono orientarsi gli investitori con un minimo di fiducia?

«Le valutazioni azionarie -ha affermato Semolic– sono attraenti, in particolare per l’Eurozona. In termini di equity premium il valore è ampiamente sopra la media degli ultimi 10 anni (intorno al 6,75%). Il premio al rischio è elevato per l’Eurozona in virtù di un ciclo economico ancora incerto e per l’incertezza legata alle prospettive del progetto europeo. Se la Brexit sarà da stimolo per un salto di qualità nelle politiche europee, i mercati dell’Eurozona si mostreranno, dunque, migliori rispetto alle altre macro aree. Discorso a parte per il Giappone, che potrebbe essere la vera sorpresa positiva in quanto, dopo che il governo Abe ha acquisito una maggioranza più stabile, si sono create le condizioni per interventi di stimolo più aggressivi. Con riferimento ai settori, una normalizzazione del contesto, con curve dei rendimenti più ripide, potrebbe favorire il settore bancario europeo, le cui valutazioni rimangono notevolmente a sconto».

«Se pensiamo alle linee strategiche degli investimenti – ha sostenuto Fumei – negli Stati Uniti la Borsa, se guardiamo soprattutto al rapporto prezzo utili, è a livelli molto elevati arriviamo da anni e anni di crescita dei mercati e, quindi, i margini per investire sono risicati, i mercati europei hanno qualche possibilità di crescita in più e, quindi, si può investire gradualmente tenendo presenti i problemi dei quali abbiamo parlato, il Giappone ha qualche chance interessante, ma i veri luoghi dove investire, secondo me, sono i mercati emergenti salvo che non si verifichi un forte rialzo del dollaro che potrebbe portare a problemi sui debiti dei Paesi emergenti e a una nuova possibile forte svalutazione della moneta cinese che sarebbe costretta ad abbandonare la ristretta banda di oscillazione col dollaro»

«Noi adoperiamo un sistema quantitativo che misura la forza dei mercati– ha detto Turissini – e secondo il nostro sistema i primi quattro segmenti supportati dai dati sono, nell’ordine, i titoli minerari, compreso l’oro, i titoli indiani, il settore energetico e quello dell’acqua. Interessante, infine – ha concluso – è il tema del petrolio dove la capacità tecnologica di produzione è migliorata molto e, quindi, si avrà un equilibrio dei prezzi in ribasso, ma ciò non significa che non ci possano essere guadagni nel settore».

Fonte: Comunicato stampa Economia sotto l’ombrellone Lignano Sabbiadoro (UD) e Veronaeconomia.it

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14 commenti

  1.   

    Citazioni
    
”Io credo nell'” eccezionalismo americano “con tutto il mio essere. Ma ciò che ci rende unici, non è tanto la nostra capacità di ignorare le norme internazionali e violare lo Stato di diritto; piuttosto è il nostro desiderio di affermarli attraverso le nostre azioni. ”
    Il presidente Barack Obama
29 maggio 2014 discorso di laurea presso l’Accademia Militare di West Point


  2.   


    “Schiavo è chi aspetta qualcuno che venga a liberarlo.”
    Ezra Pound
     

  3.   


    “Bisogna capire che tutta la moda letteraria e tutto il sistema giornalistico controllato dall’usurocrazia mondiale è indirizzato a mantenere l’ignoranza pubblica del sistema usurocratico e dei suoi meccanismi.”
    Ezra Pound, 1933

     

    Originariamente inviato da robyuankenobi:

    il mitico Ezra   …al quale scipparon il premio nobel solo perchè era filofascista e si fece .da sano.. 15 anni di manicomio nella libera e democratica america aveva spesso ragione. Come non dire che quelle parole sono attuali? chì potrebbe negarle? ed a quali forze politiche ora le ..denarocrazie sono vicine?   provate a chiedere fuori dagli asili  pure loro lo sanno.  grazie mario…

    .riamente inviato da ronin:

    “Oggi il nome «democrazia» è rimasto alle usurocrazie, o alle daneistocrazie, se preferite una parola accademicamente corretta, ma forse meno comprensibile, che significa: dominio dei prestatori di denaro.”

    Ezra Pound (1933)    

     

  4.   

    belfagor
    …idem, e i gestori mi hanno ulteriormente convinto…

     

    Originariamente inviato da belfagor:

    grande ronin, che bello tornare e rileggere i tuoi quote, sono una boccata d’ossigeno. Su questi gestori, al diavolo! Io voto NO in ogni caso… 

     

  5.   

    grande ronin, che bello tornare e rileggere i tuoi quote, sono una boccata d’ossigeno.
    Su questi gestori, al diavolo! Io voto NO in ogni caso… 

  6.   

    il mitico Ezra   …al quale scipparon il premio nobel solo perchè era filofascista e si fece .da sano.. 15 anni di manicomio nella libera e democratica america aveva spesso ragione. Come non dire che quelle parole sono attuali? chì potrebbe negarle? ed a quali forze politiche ora le ..denarocrazie sono vicine?   provate a chiedere fuori dagli asili  pure loro lo sanno.  grazie mario….riamente inviato da ronin: “Oggi il nome «democrazia» è rimasto alle usurocrazie, o alle daneistocrazie, se preferite una parola accademicamente corretta, ma forse meno comprensibile, che significa: dominio dei prestatori di denaro.” Ezra Pound (1933)  
     

  7.   


    “Oggi il nome «democrazia» è rimasto alle usurocrazie, o alle daneistocrazie, se preferite una parola accademicamente corretta, ma forse meno comprensibile, che significa: dominio dei prestatori di denaro.”
    Ezra Pound (1933)
     

  8.   


    “Tutte le perplessità confusioni, e afflizioni in America sorgono non tanto dai difetti della Costituzione, né dalla mancanza d’onore o di virtù quanto dall’assoluta ignoranza della natura della moneta, del credito, e della circolazione.”
    John Adams, Padre Fondatore degli Stati Uniti d’America
     

  9.   


    “La storia testimonia che i cambiavalute hanno usato ogni sorta di inganno, macchinazione, frode e violenza possibile al fine di mantenere il controllo sui governi per gestire il denaro e la sua emissione.”
    President James Madison
     

  10.   


    “La morte di Lincoln fu un disastro. Ho paura che i banchieri stranieri con la loro astuzia e i loro contorti inganni otterranno il controllo su tutte le sovrabbondanti ricchezze dell’America e useranno il proprio potere per corrompere in modo sistematico la civiltà moderna.
    Essi non esiterebbero a far piombare l’intera cristianità nella guerra e nel caos per farsì che l’intero pianeta diventi loro eredità.”
    Otto Von Bismarck, commemorando l’assassinio di Abraham Lincoln.
     

  11.   


    “Nel nostro tempo è ormai evidente che la ricchezza e un immenso potere sono stati concentrati nelle mani di pochi uomini. Questo potere diventa particolarmente irresistibile se esercitato da coloro che controllano e comandano la moneta, poichè costoro sono anche in grado di gestire il credito e di decidere a chi deve essere assegnato. In questo modo forniscono il sangue vitale all’intero corpo dell’economia. Loro hanno potere sull’intimo del sistema produttivo, così che nessuno può azzardare un respiro contro la loro volontà.”
    Papa Pio XI, Quadragesimus Annus 106-9, 1931

  12.   


    “… Pochi comprenderanno questo sistema (assegni e credito), coloro che lo comprenderanno saranno occupati nello sfruttarlo per far soldi, il pubblico forse non capirà mai che il sistema è contrario ai suoi interessi.”
    Lettera spedita da un membro della famiglia Rothschild alla Ditta Kleheimer, Morton e Vandergould di New York in data 26 giugno 1863
     

  13.   


    l’articolo dice:
    “…con conseguenze che potrebbero andare dalla caduta del governo fino all’Iexit…”

    mi hanno convinto…
    adesso so cosa votare…

     

  14.   

    che ci siano amici di Renzi fra i gestori? ma se io fossi un gestore e sapessi che con renzi cala la borsa…ecc ecc mi ricoprirei…farei i soldi… la stessa pappardella della brexit.   ma per mandar via berlusconi non si sono peritati di scatenare il caos nei titoli di stato.  ora che lì non si può perchè draghi stampa  valuta ora dovrebbero fare lo stesso con le azioni. ma renzi alla finanza piace. ecco perchè io voto NO  anche se il fasullo si è rimangiato tutto… apres  de renzì la deluge? ma non fatemi ridere vuoi che non si trovi un fessacchiotto che per 3 o 4cento mila euri non fà il presidente? mica c’è da pensare ci sono già altri che lo fanno perlui. posso fare un nome?  in questo momento è al mare. No non sono io. Sarebbe troppo sporca farmi propaganda da me medesimo stesso.