Governi e partiti: perché la sinistra europea non funziona più?

Nel risultato delle elezioni olandesi c’è un dato che interpella la sinistra europea e la sua crescente difficoltà ad interpretare le istanze progressiste e anti-populiste. Una delle sorprese …

Nel risultato delle elezioni olandesi c’è un dato che interpella la sinistra europea e la sua crescente difficoltà ad interpretare le istanze progressiste e anti-populiste. Una delle sorprese del voto olandese si chiama Jesse Klaver: 30 anni, padre di origine marocchina, madre metà olandese e metà indonesiana. Europeista, Klaver quadruplica i voti dei suoi Verdi, che diventano la prima forza progressista in Olanda, grazie allo slogan «Voglio indietro la mia Olanda». Quindi un’Olanda più tollerante, ma anche attenta ai valori sociali, un tempo salvaguardati, lì e altrove, dai socialisti.

Anche in altri grandi Paesi europei i socialisti arrancano. In Francia quasi certamente non arriveranno al ballottaggio alle Presidenziali in programma a cavallo tra aprile e maggio; in Spagna il vecchio e glorioso Psoe, reduce da ripetuti ridimensionamenti elettorali, è costretto a far da stampella esterna al governo di Mariano Rajoy; in Italia il Pd, che era alle ultime elezioni europee del 2014, il primo partito dell’Unione, si è frantumato; in Grecia, oramai da anni il Pasok dei Papandreu è stato spazzato via dall’effetto-Tsipras; nel Regno Unito la leadership radicale di Jeremy Corbin resiste ma senza prospettive a breve di riscatto; in Austria l’alternativa ai populisti è stata incarnata, non dai socialisti (anche lì eredi di una solida tradizione) ma da un presidente Verde.

L’unico Paese nel quale la tradizione socialdemocratica fa segnare un risveglio è la Germania dove l’apparizione sulla scena di Martin Schulz ha riportato la Spd su livelli competitivi rispetto alla Cdu di Angela Merkel. Un’eccezione spiegata da un mix – la “novità” in Germania della figura di Schulz e il richiamo a valori più tradizionali del partito – che al tempo stesso indica l’importanza di leadership credibili. Da questo punto di vista è eloquente l’abisso di carisma che separa i leader forti del socialismo europeo degli anni Ottanta-Novanta (Brandt, Mitterrand, Gonzalez, Soares, Palme, Craxi, Blair, Papandreu, fino a Gerard Schroeder) e quelli attuali. Ma la vicenda olandese fa capire che l’interclassismo popolare del socialismo tradizionale non basta più e altre forze, almeno per ora, sono più attrezzate nell’intercettare valori immateriali da contrapporre a quelli delle forze populiste.

Fonte: La Stampa

In alto una foto del 2003, quando i partiti socialisti in Europa erano guidati da leader carismatici come Tony Blair e Gerard Schroeder

Tag

Partecipa alla discussione