Obama pronto a incontrare Erdogan dopo il golpe: bilaterale il 4 settembre in Cina

Il presidente Usa, Barack Obama, avrà un incontro bilaterale con l’omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, in occasione del G20 in Cina il prossimo 4 settembre. Lo ha reso …

Il presidente Usa, Barack Obama, avrà un incontro bilaterale con l’omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, in occasione del G20 in Cina il prossimo 4 settembre. Lo ha reso noto la Casa bianca, aggiungendo che Obama avrà anche un colloquio “informale” con il presidente russo, Vladimir Putin.
Come ha riferito Ben Rhodes, viceconsigliere Usa per la sicurezza nazionale, Obama discuterà con Erdogan della situazione in Turchia dopo il fallito colpo di Stato del 15 luglio scorso, della campagna militare contro lo Stato islamico e di come promuovere la stabilità in Siria. Negli ultimi giorni, gli Stati Uniti hanno espresso forti riserve sulle azioni intraprese dalle forze armate turche nel nord della Siria dopo la liberazione della città di confine di Jarabulus, criticando in particolare gli scontri avvenuti tra i militari di Ankara e le milizie curdo-siriane nell’area.
L’inviato speciale Usa per la coalizione anti Stato islamico, Brett McGurk, ha definito “inaccettabili” quegli scontri e ha invitato “tutte le parti in conflitto” a ritirarsi, per preservare l’unità nella lotta al gruppo jihadista. “Vogliamo chiarire che questi scontri, in aree dove lo Stato islamico non è presente, per noi sono inaccettabili e una fonte di grande preoccupazione”, ha scritto l’inviato speciale degli Stati Uniti per la coalizione contro lo Stato islamico, Brett McGurk sul suo account ufficiale Twitter. “Chiediamo a tutte le parti in conflitto di ritirarsi – ha detto McGurk -. Gli Stati Uniti sono impegnati attivamente nel sostenere l’unità contro lo Stato islamico che rimane una minaccia letale e comune”.
Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha detto invece che Ankara continuerà a colpire le milizie curde nel nord della Siria se non manterranno la promessa di ritirarsi a est del fiume Eufrate. “Le Ypg devono ritirarsi sulla sponda orientale dell’Eufrate il prima possibile. Finché non lo faranno resteranno un nostro obiettivo”, ha dichiarato il ministro degli Esteri turco. Secondo Cavusoglu nelle aree in cui sono attive le milizie Ypg si è assistito ad azioni di pulizia etnica, anche contro la stessa popolazione curda contraria alla visione dei guerriglieri. Il ministro degli Esteri turco ha inoltre denunciato azioni di pulizia etnica nella città di Manbij, nel nord est della Siria, a circa 20 chilometri da Jarabulus sul confine turco-siriano. Manbij è stata riconquistata i primi di agosto dalle Forze democratiche siriane, milizia curdo araba appoggiata dagli Stati Uniti.

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