Nucleare: Italia e Iran firmano accordi commerciali per circa 17 miliardi

Dopo la fine delle sanzioni internazionali contro Teheran, tra le aziende in pista per contratti miliardari Danieli e Saipem, quest’ultima per realizzare un gasdotto di 2.000 km. L’Italia …

Dopo la fine delle sanzioni internazionali contro Teheran, tra le aziende in pista per contratti miliardari Danieli e Saipem, quest’ultima per realizzare un gasdotto di 2.000 km.

L’Italia firmerà questa sera a Roma accordi con l’Iran per complessivi 15-17 miliardi di euro, hanno detto a Reuters due fonti governative, nel corso della prima visita in Europa del presidente iraniano dopo la fine delle sanzioni internazionali contro Teheran. Il 14 luglio corso, l’Iran e il gruppo dei ‘5+1’ (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia + Germania) hanno raggiunto uno storico accordo che prevede la fine graduale delle sanzioni imposte a Teheran per nove anni in cambio di un freno ai programmi nucleari. L’Italia è uno dei principali partner commerciali della Repubblica Islamica.

Una serie di contratti riguarderanno il settore siderurgico e quello minerario e saranno firmati dalla Danieli & C. Officine Meccaniche, un’azienda friulana. Si tratta di una joint venture dal valore di 2 miliardi di dollari, la Persian Metallics, a cui parteciperanno investitori stranieri e anche internazionali, che “utilizzerà minerale di ferro ed energia per produrre pellets da utilizzare in impianti di riduzione diretta”, come ha specificato un portavoce della stessa Danieli a Reuters in una email.

L’azienda firmerà poi con diverse società iraniane accordi per altri 3,7 miliardi di dollari, che riguardano la fornitura di macchinari e impianti per produrre acciaio e alluminio. Il titolo è balzato di oltre il 7% dopo che Reuters ha anticipato la notizia e alle 13,35 avanza di oltre il 10%. Saipem si è aggiudicata un contratto per realizzare un gasdotto di 2.000 km, dice una fonte vicina alla situazione, per un valore di 4-5 miliardi di dollari.  (Reuters)

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Com’è il mondo secondo Teheran? Lo chiederemo al presidente Hassan Rohani, oggi in Italia per una visita di tre giorni in cui incontra i vertici della Repubblica (nella foto l’incontro con il Capo dello Stato Sergio Mattarella), quelli industriali e del mondo degli affari. È la sua prima visita in Europa, anticipa Parigi, seconda tappa del suo tour nel continente, e sarà ricambiata da un invito al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che potrebbe essere il primo capo di governo europeo a visitare Teheran. Aspetti non solo formali, ma di sostanza: «L’Italia per noi è il Paese in Europa più importante», ha dichiarato più volte Rohani, e non è – come vedremo – una dichiarazione di cortesia, ma qualche cosa di profondamente sentito, di concreto per i nostri interessi economici e con qualche aspetto personale che ci sorprenderà.

La sua visita fu rinviata nel novembre scorso per lo spaventoso attentato di Parigi, ma adesso coincide con l’applicazione dell’accordo sul nucleare e la fine delle sanzioni: si tratta del più importante evento politico per la Repubblica islamica e nel Golfo dell’ultimo decennio con conseguenze rilevanti per gli equilibri del Medio Oriente, ricadute strategiche nei conflitti in corso nel Levante e riflessi consistenti per l’economia e i rapporti commerciali internazionali.

Con Rohani, 67 anni, arriva a Roma, la città del Papa che visiterà in Vaticano, un uomo con il turbante, un musulmano sciita che ha compiuto i suoi studi teologici a Qom, un rivoluzionario della prima ora, – accompagnò l’imam Khomeini in esilio in Francia nel 1978 – ma anche un signore con un dottorato in giurisprudenza ottenuto a Glasgow, che parla diverse lingue, un esponente di primo piano di quella classe dirigente e di combattenti, allora molto giovane, che hanno guidato l’Iran quando fu attaccato di sorpresa negli anni 80 dall’Iraq di Saddam Hussein, un politico che ha attraversato tutte le ribollenti fasi della scena iraniana e che già nel 2003, sotto la presidenza di Mohammed Khatami, aveva avanzato concrete proposte agli Stati Uniti per un accordo. È un conservatore moderato che ha il sostegno dei riformisti e soprattutto quello della Guida suprema Ali Khamenei, ultima istanza e ago della bilancia del potere nella Repubblica islamica.

La sua biografia coincide con quella di un Paese che negli ultimi trent’anni è cambiato e molto cambierà ancora. Gli iraniani, con una popolazione di 80 milioni, al 50% sotto i 30 anni e una generazione di giovani nati dopo la rivoluzione islamica del ’79, non sono mai stati davvero segregati dietro a una cortina di ferro e si sono sempre tenuti al passo con il mondo, superando le censure di internet, le sanzioni e un sistema repressivo e iper-controllato: il 60% dei laureati sono donne, una percentuale non riscontrabile da nessuna parte della regione. La fine di gran parte delle sanzioni solleva grandi attese non solo per gli affari, ma anche per le aspettative culturali di un popolo che ha 2.500 anni di storia, parla una lingua, il farsi, che è quella della grande poesia e dell’epica dell’Impero persiano, che vuole distinguersi dal resto del Medio Oriente.

L’Iran torna ad avere mano libera per aspirare al ruolo di superpotenza regionale. Che cosa significhi lo abbiamo constatato nel recente confronto con l’Arabia saudita, esploso dopo la decapitazione di 46 persone tra cui l’imam sciita Al Nimr. L’Iran rappresenta la roccaforte dell’identità persiana e dello sciismo, l’Arabia Saudita si sente il baluardo del mondo arabo sunnita.

Ma ora con la fine di una parte delle sanzioni sono tutti ventre a terra per fare affari con Teheran. Secondo l’Economist, nei prossimi dieci anni il Pil iraniano potrebbe superare quello di sauditi e turchi. Le potenzialità sono enormi: è il secondo Paese al mondo per le riserve di gas, il quarto per quelle di petrolio, possiede un apparato industriale che produce la maggior parte delle auto del Medio Oriente, è il più importante produttore di acciaio e vanta un settore tecnologico tra i più avanzati della regione che si aspetta ovviamente di fare un salto ulteriore con la fine delle sanzioni.

Con l’Iran si fanno gli affari non la guerra, e anche per l’Italia è una buona notizia. Il nostro Paese ha visto sfumare miliardi di export per l’embargo a Teheran, da aggiungere alle enormi perdite della Libia. Un conto salato: punti di Pil, ma anche costi umani, vittime, profughi e svantaggi strategici che paghiamo con un indebolimento della proiezione all’estero. Ecco perché conquistare la prima fila in Iran non è banale.

Quella tra l’Italia e l’Iran è una lunga storia d’amore e di interesse. Dai tempi di Marco Polo che sedusse una principessa iraniana per portarla in sposa all’imperatore della Cina, fino alla grande foto di Enrico Mattei dai riverberi color seppia che ancora sorride negli uffici di Teheran della Nioc, la compagnia petrolifera di Stato. Come raccontano i libri di storia iraniani, il presidente dell’Eni, considerato un eroe da affiancare al primo ministro Mossadeq, voleva fare concorrenza alle Sette Sorelle. Il patron dell’Eni favorì persino il fidanzamento tra lo Shah Mohammed Reza Pahlevi e Maria Gabriella di Savoia, ma questo grandioso lasciapassare ai pozzi petroliferi sfumò quando l’Osservatore Romano condannò le possibili nozze tra una cattolica e un divorziato, per di più musulmano. Ora, a quanto pare, un matrimonio tra un italiano e un’iraniana importante è stato celebrato, ma – se vorrà – sarà lo stesso Rohani a raccontarcelo.

di Alberto Negri

Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Il Sole 24 Ore

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Costruzioni: Biancofiore (Ance): le Pmi sono pronte ad investire in Iran
A conclusione della prima giornata della visita in Italia del Presidente iraniano Hassan Rouhani e degli incontri bilaterali il Presidente del Gruppo Pmi Internazionale dell’Ance- Associazione Nazionale Costruttori Edili Gerardo Biancofiore traccia un primo bilancio


“Le Pmi italiane del mondo dell’edilizia e delle costruzioni sono pronte ad affrontare la sfida del mercato iraniano che oggi si riapre grazie alla fine dell’embargo.

La missione della delegazione governativa iraniana è il frutto del grande lavoro messo in campo da tutti gli attori istituzionali in grande sinergia con Confindustria e Ance.” 

A conclusione della prima giornata della visita in Italia del Presidente iraniano Hassan Rouhani e degli incontri bilaterali il Presidente del Gruppo Pmi Internazionale dell’Ance Gerardo Biancofiore traccia un primo bilancio.

“L’Italia delle costruzioni- continua Biancofiore- è molto amata in Iran e molte nostre imprese, anche di medie dimensioni ma altamente specializzate, negli ultimi decenni hanno realizzato progetti importanti nel paese. 

La sfida che ci proponiamo come PMI dell’edilizia è di contribuire alla crescita e alla ripresa economica dell’Iran e al contempo di vivere lo sviluppo economico di quel Paese, a cui ci lega una storia di amicizia e grandi scambi commerciali, non da spettatori ma da protagonisti.
Ed in quest’ottica saranno tante le aziende italiane a partecipare a febbraio alla missione del Governo in Iran dedicata ai settori delle infrastrutture e costruzioni ed Oil&Gas che vedrà la partecipazione del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio.
La missione, che fa seguito alla Tavola rotonda sulle infrastrutture, tenutasi presso l’Ance il 15 dicembre 2015 è resa possibile dalla collaborazione con la Farnesina, l’Ambasciata d’Italia a Teheran e l’ICE-Agenzia, oltre al sostegno del MISE e del MIT.
 
Gli incontri bilaterali proseguiranno domani.

 

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2 commenti

  1.   

    In effetti ha ricevuto tutti, da Obama a Balotelli, ma il Dalai Lama NO..!!  Forse e’ una pecora che non si e’ ancora smarrita..
     

    Originariamente inviato da Emtrader: Francesco riceve con tanto di onori  Rohani Però !!! http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/17/papa-francesco-mancato-incontro-col-dalai-lama-vittoria-realpolitik/1281944/

     

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