Nucleare, Iran: anche Colin Powell a favore

L’accordo sul nucleare iraniano incassa anche l’appoggio dell’ex segretario di Stato durante l’amministrazione Bush. Un appoggio dal valore simbolico – l’amministrazione infatti non ne ha bisogno per la …

L’accordo sul nucleare iraniano incassa anche l’appoggio dell’ex segretario di Stato durante l’amministrazione Bush. Un appoggio dal valore simbolico – l’amministrazione infatti non ne ha bisogno per la sopravvivenza politica dell’intesa – ma che il presidente Barack Obama apprezza: “Grazie Colin per aver posto la tua esperienza a un’iniziativa così importante” twitta Obama.

“È un buon accordo” che include un sistema “molto forte” di ispezioni e blocca l'”autostrada” dell’Iran verso il nucleare, afferma Powell in un’intervista alla Nbc.

L’ex segretario di Stato durante l’invasione dell’Iraq nel 2003, che ha votato per Obama nel 2008 e nel 2012, promuove l’operato di Obama in Medio oriente, mettendosi così contro l’ex vice presidente Dick Cheney e altri neoconservatori che criticano l’amministrazione sull’Iran e le puntano il dito contro per l’attuale violenza in Medio Oriente.

Proprio Cheney definisce l’accordo sul nucleare una “grande sconfitta” per gli interessi americani in Medio Oriente. “Gli unici vincitori sono gli iraniani: hanno ottenuto quello che volevano. I perdenti sono gli Stati Uniti, gli amici e gli alleati degli Stati Uniti. Il risultato sarà uno spostamento significativo del potere a favore degli iraniani in quell’area del mondo”.

A schierarsi a favore dell’intesa, in quella che descrive come la “decisione più difficile della sua carriera politica”, è anche il presidente del Democratic National Committee, Debbie Wasserman Schultz. “Darò il mio appoggio all’accordo e se necessario sosterrò il veto del presidente” afferma Wasserman Schultz, la prima ebrea donna eletta alla Camera della Florida, sottolineando che da “madre ebrea” si tratta di una decisione difficile.

Per Obama si tratta di appoggi importanti dopo aver raggiunto la soglia minima dei 34 senatori necessaria per blindare l’accordo e sostenere un eventuale veto presidenziale a una legge che cancelli l’intesa. L’obiettivo ora è quota 41 senatori per evitare anche la necessità di un veto, intervento che metterebbe in pericolo l’immagine degli Stati Uniti con i partner internazionali.

 

Tag

Partecipa alla discussione