“Migranti, non venite in Europa”, disperato richiamo del presidente Ue Tusk

L’appello-shock e’ stato fatto dopo un incontro ad Atene con il premier greco Alexis Tsipras che ha ribadito l’esclusione della Grecia dall’area Schengen. “Non venite in Europa”. Questo …

L’appello-shock e’ stato fatto dopo un incontro ad Atene con il premier greco Alexis Tsipras che ha ribadito l’esclusione della Grecia dall’area Schengen.

“Non venite in Europa”. Questo l’appello del presidente della Ue Donald Tusk a “tutti i potenziali migranti economici illegali, dovunque siano”. Lo appello-shock e’ stato fatto da Tusk dopo un incontro ad Atene con il premier greco Alexis Tsipras. “La Grecia e il popolo greco stanno pagando un prezzo altissimo per un problema che non hanno creato, voglio dire molto chiaramente che l’Unione Europea non lascera’ sola la Grecia”, ha aggiunto Tusk, che ha ribadito come l’esclusione della Grecia dall’area Schengen “non e’ ne’ un mezzo ne’ un fine in questa crisi, la Grecia e’ parte di Schengen, dell’area euro, dell’Ue e lo restera’”.

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Diversi esponenti dell’industria europea hanno messo l’accento sui rischi che l’immigrazione, con il suo carico di crisi umanitaria, comporti una modifica sostanziale del contesto politico, economico e sociale che in una fase di fragile ripresa puo’ diventare potenzialmente un elemento di avvitamento verso il basso di investimenti (peraltro tuttora deboli), consumi, fiducia nella possibilita’ di un miglioramento della situazione. In piu’ un una fase politica in cui sia i partiti di governo sia i partiti di opposizione in diversi paesi escono malconci dalle elezioni aprendo un periodo di incertezza politica (basti pensare al caso spagnolo e al caso irlandese). Di aspetti politici in senso stretto la conferenza non si e’ occupata.

Unanime il richiamo ai rischi

Per Ulrich Grillo, presidente della Federazione delle industrie tedesche, il mercato unico va preservato, difeso strenuamente come tutto cio’ che puo’ metterlo in discussione, Brexit compresa. Per Marcegaglia “Schengen e’ la pietra miliare delle nostre economie”

Racconta la presidente di BusinessEurope e di Eni che mai nella riunione dei presidenti dell’associazione europea delle imprese si e’ registrata una posizione comune cosi’ ampia e convinta come sul tema della difesa del mercato unico e di soluzioni comuni, europee, per gestire la crisi dei migranti. “Gli effetti sull’economia della chiusura delle frontiere non riguardano solo la logistica e il costo economico relativo, ma riguarda una cosa piu’ di fondo – dice Marcegaglia conversando con un gruppo di giornalisti -: un meccanismo di quel tipo bloccherebbe un processo di convergenza tra i paesi, ognuno farebbe per conto proprio e i forti diventerebbero piu’ forti, i deboli piu’ deboli”

A questo si aggiunga , continua Marcegaglia, la possibilita’ crolli, si smembri il mercato interno europeo: “Non e’ un mero problema di funzionamento, potrebbe aprirsi un serio problema a tutta la catena del valore dell’industria continentale”. Marcegaglia la spiega cosi’: attualmente se un’impresa apre produzioni in un altro pdese europeo e’ come se lo aprisse nel paese in cui e’ stabilita per quanto riguarda le regole del business (ma certamente non per i costi del lavoro e le condizioni fiscale, beninteso). Se il mercato unico comincia essere inframmezzato da barriere e’ possibile che risulti piu’ conveniente, alla fine, uscire del tutto dall’Unione europea e trasferire delle produzioni altrove.

In sostanza si puo’ dire che all’effetto della globalizzazione della produzione (il famoso outsourcing) si combinerebbe cosi’ l’effetto della globalizzazione-con-i-piedi costituita dall’immigrazione, legale o illegale che sia. (RADIOCOR)

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