Merkel (finalmente) ammette: “Ue in crisi”. A Bratislava scambio di accuse tra leader

È cominciato venerdì 16 settembre l’incontro informale a Bratislava tra i leader di tutti i Paesi che fanno parte dell’Ue, il primo senza il Regno Unito da quando …

È cominciato venerdì 16 settembre l’incontro informale a Bratislava tra i leader di tutti i Paesi che fanno parte dell’Ue, il primo senza il Regno Unito da quando si è svolto il referendum che ha decretato l’uscita della Gb. All’ordine del giorno c’è la definizione di una “tabella di marcia” per i prossimi mesi su Brexit, economia, immigrazione, terrorismo e necessità di rafforzare la sicurezza comunitaria.

Ma a colpire sono le opinioni espresse da alcuni leader importanti di questa Unione europea. Sono parole durissime, per chi ha imparato a leggerle con i dovuti filtri antipolitichese.

Perché c’è chi definisce quella della Ue “una situazione critica”, ed è nientemeno che Angela Merkel a pronunciare queste parole. La cancelliera tedesca, in debito d’ossigeno elettorale in patria, deve fronteggiare l’avanzata degli euroscettici dell’Afd, ormai col fiato sul collo della Cdu, e si appella agli capi di Stato e di governo per uscire dall’angolo, rilanciando più Europa, dopo anni in cui la stessa Merkel aveva obbligato gli altri all’austerità per proteggere lo strapotere della Germania. Oggi, invece, dice: “Dobbiamo dimostrare con le nostre azioni che possiamo fare meglio, nel settore della sicurezza, tanto interna che esterna, nella lotta al terrorismo, nella cooperazione per la difesa. E dobbiamo far meglio anche per quanto riguarda la crescita e l’occupazione”.

A distanza le risponde il primo ministro slovacco, Robert Fico, che auspica lealtà nel confronto: “Dopo la Brexit e i rischi legati alla Brexit, mi sembra assolutamente necessario essere onesti e fare una discussione franca. Dobbiamo mostrare unità”.

Anche la Francia si lamenta perché “sta facendo lo sforzo più pesante sulla difesa europea, ma non può essere da sola e non vuole essere sola”, ha dichiarato il presidente Francois Hollande all’arrivo a Bratislava. Peccato però che Parigi abbia scelto una linea durissima, anche se comprensibile dopo i ripetuti attacchi terroristici che ha dovuto subire negli ultimi 15 mesi, ma assolutamente non condivisa dalle altre nazioni europee, che se ne sono viste bene dal partecipare alla crociata francese, memori anche della disfatta della campagna anti-Gheddafi in Libia, durante la Primavera araba.

Fanno rumore anche certi termini usati dal presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, che al termine di un incontro con il Pse, e prima del bilaterale con il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, ha detto: “Ne abbiamo parlato nell’incontro con i Socialisti europei: tutto ciò che serve per rimettere a posto l’edilizia scolastica in Italia dopo il terremoto, va liberato dalle grinfie delle regole di stabilità”. Grinfie?

Non si è trattenuto nel politichese, invece, il presidente della Romania, Klaus Iohannis: “Bisogna porre fine ai discorsi ambigui di alcuni leader europei, che a Bruxelles dicono una cosa e nel loro paese non fanno altro che accusare l’Ue per gli errori e i fallimenti interni”. Il leader romeno ha poi ammonito: “L’esito di questo discorso ambiguo determina l’ascesa dei partiti populisti ed estremisti che non presentano soluzioni per l’Ue”. Ergo, la distruzione dell’Unione europea. Che stando alle sole parole e termini usati dai suoi leader, ormai è alla canna del gas.

Tag

Partecipa alla discussione