Impresa “etica” data alle fiamme. L’imprenditore colpito dalla camorra: «Vado avanti»

L’hanno incendiata. La Cleprin, un’azienda di Sessa Aurunca (Caserta) schierata contro la Nco. «Io certo non arretro. Anzi vado avanti molto più velocemente di prima. Premesso che non …

L’hanno incendiata. La Cleprin, un’azienda di Sessa Aurunca (Caserta) schierata contro la Nco. «Io certo non arretro. Anzi vado avanti molto più velocemente di prima. Premesso che non so se sono stati loro, io di certo non me ne vado. Miscelerò i detersivi in un secchio con un manico di scopa ma non me ne vado, non chiudo. Non saranno questi scarafaggi a farmi andare via da Sessa Aurunca. Cercherò di riaprire l’azienda il prima possibile anche per i miei 30 lavoratori». Così Tonino Picascia reagisce all’incendio della sua azienda. Ma evita personalismi. «Sono solo un cittadino normale che ha denunciato la malversazione. Sono andato dai carabinieri che hanno indagato facendo il loro dovere, e così i magistrati che li hanno condannati in pochissimo tempo. Ora finalmente c’è anche la società civile, la testimonianza, e questo dà più fastidio alla camorra. Più degli arresti. Loro lo sanno che finiranno in carcere…».

Ma questa volta hanno alzato il tiro. Non lo avevano mai fatto. Come mai ora?

Se pensassi che ce l’hanno con me, sarei un megalomane. Ma certo non posso non pensare al fatto che il giorno prima sono intervenuto in Confindustria a un incontro sul rating di legalità e nel pomeriggio a un’iniziativa con Raffaele Cantone.

Per dire cosa?
Abbiamo parlato ai ragazzi non tanto di legalità quanto di giustizia. Perché anche l’apartheid era legale, e così schiavitù e colonialismo. La legalità spesso va a braccetto col potere. A noi interessa la giustizia che è un’altra cosa.

E cos’è?
A tante denunce anonime abbiamo sempre risposto con denunce palesi, seguite da arresti. Saranno esasperati dalla nostra testardaggine. Non capiscono. Probabilmente non fanno paura le 3-4 denunce che facciamo ai ma-gistrati, ma le 300-400 che facciamo nelle scuole, ai gruppi scout. Dà più fastidio l’esempio. Questo per loro diventa un problema.

Come concretizzare l’esempio per la giustizia?
Come fanno le cooperative sociali che operano nei beni confiscati alla camorra e dove gli ultimi sono diventati i primi, dove gli ultimi lavorano le terre liberate dalla camorra, un’economia diversa. Mi hanno chiesto di fare qualcosa insieme, mettendo d’accordo mondo no profit col mondo profitper dimostrare che siamo un’unica terra, la terra di don Peppe Diana e non la ‘terra dei fuochi’, Campania felix e non Gomorra. Ho detto di sì. Come faccio a non esserci?

E continuerà ad andare nelle scuole…
Se prima lo facevo una volta a settimana ora lo farò due volte. Non mi mettono il silenziatore, anzi mi hanno fornito
il megafono.

Chiede qualcosa alle istituzioni? Sostegno, tutela?
No. Io mi sono sempre fidato delle istituzioni. Continuo a essere convinto di aver scelto la squadra giusta con cui giocare la partita. E anche ora attenderò con fiducia che scoprano chi è stato.

Lei ha due figli, uno di 6 anni e uno di un anno e mezzo. Al più grande ha detto qualcosa?
Ancora no. Gli ho comprato il libro ‘L’invasione degli scarafaggi. La mafia spiegata ai bambini’. E gli dirò che degli scarafaggi hanno provato a dare fastidio a suo padre. Ma che noi li schiacceremo come è capitato agli scarafaggi del libro.

di Antonio Maria Mira

Questo articolo e’ stato originariamente pubblicato da Avvenire

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L’hanno incendiata. Un’azienda etica di Sessa Aurunca (Caserta) schierata contro la camorra. “Potete bruciare tutto, ma non riuscirete mai a mandare in fumo un sogno”: la prima reazione è in questa frase (firmata “Cleprin” ed “Nco”) e nella grossa mobilitazione scattata qualche ora dopo davanti al nuovo tentativo d’intimidire (o, meglio, provare a intimidire) attraverso incendi e furti, che ormai sono un’evidente strategia. E ormai un’escalation.La “Nco” è la “Nuova cooperazione organizzata”, quella che s’è messa di traverso alle mafie campane. E da qualche tempo sembra essere sotto
attacco della camorra
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L’ultimo poche ore fa: l’incendio doloso della “Cleprin”, azienda etica che produce detersivo ecocompatibile (presente nel “Pacco alla camorra”) il cui titolare, Antonio Picascia, qualche anno fa aveva denunciato un tentativo di estorsione. E che l’ha detto chiaro: «Non saranno questi scarafaggi a farmi andar via da Sessa Aurunca. Cercherò di riaprire l’azienda il prima possibile, anche per i miei trenta lavoratori».
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Rincara Maria Patrizia Stasi, presidente di Confcooperative Campania , denunciando «la solitudine di chi agisce per la legalità», tuona.Scende in campo anche il “Forum nazionale agricoltura sociale”, con un appello «a tutte le istituzioni affinché la Nco e la Cleprin non vengano lasciate sole in questa sfida alla camorra e per la giustizia sociale».
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La strategia è davvero evidente. Prima, alcune settime fa, è stato sfondato il muro di cinta in tufo della fattoria “Fuori di zucca” (dove si coltivano e vendono prodotti biologici, monitorati e certificati e che è targata sempre Nco) ad Aversa. Cinque giorni fa, poi, c’è stato un altro incendio doloso, quello di un pescheto a Teano, ancora gestito dalla Nco e realizzato su un bene confiscato proprio alla camorra.I camorristi di Casal di Principe sono tutti al fresco e gestiscono ben poco, perché il Comune da un paio d’anni ha reagito seccamente e perché l’attenzione mediatica sulla stessa Casale resta assai alta. Al contrario, in altri comuni il cancro camorrista, sebbene si sia spesso infiltrato in ogni istituzione, adesso ha necessità di mostrare i muscoli.
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(Servizio fotografico di Mauro Pagnano)
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