Il Jobs Act favorisce solo “in parte” l’occupazione. Primi effetti positivi a partire dal 2017

Un’indagine di Bankitalia rivela che le misure del governo Renzi incidono in maniera minima sul lavoro, meglio la detassazione dei nuovi contratti. Calo di senza lavoro dovuto alla flessione …

Un’indagine di Bankitalia rivela che le misure del governo Renzi incidono in maniera minima sul lavoro, meglio la detassazione dei nuovi contratti. Calo di senza lavoro dovuto alla flessione del tasso di attività.

Le misure governative sul mercato del lavoro favoriranno, solo in parte, l’aumento del tasso di occupazione nei prossimi due anni mentre la disoccupazione registrerà un trend discendente ma restando saldamente a due cifre. Lo evidenzia Bankitalia nel Bollettino economico trimestrale.

“Nel prossimo biennio l’occupazione, misurata in unità standard, continuerebbe ad aumentare a un tasso medio annuo dello 0,9%, per effetto delle migliori prospettive di domanda e, in parte, delle misure di riduzione del costo del lavoro introdotte dal governo”, si legge nel documento. Il governo garantisce una detassazione alle imprese che assumono con il nuovo contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs act, a tempo indeterminato ma in sostanza senza tutela dell’articolo 18.

“Si stima che i provvedimenti di sgravio contributivo sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato, oltre a tradursi in una forte ricomposizione a favore di queste forme contrattuali, possano generare nuova occupazione per circa 0,3 punti percentuali nel triennio di previsione”.

Quanto al tasso di disoccupazione, secondo la Banca d’Italia “si ridurrebbe ulteriormente nel corso del medesimo orizzonte temporale, portandosi sotto l’11% nel 2017”. Il bollettino ricorda che nel terzo trimestre il tasso dei senza lavoro è sceso all’11,7%, il livello più basso dalla fine del 2012 e si è ulteriormente ridotto all’11,4% nel bimestre ottobre-novembre. Al calo, tuttavia, “ha contribuito anche la flessione del tasso di attività, portatosi al 63,7% in novembre (dal 64,3 in giugno), dopo il marcato aumento registrato nella seconda metà del 2014”. (Reuters)

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    Un imprenditore grazie al jobs act non assume dipendenti se sta per fallire, e tantomeno apre un’azienda se non ve ne è un’opportunità concreta. Per chi ha la fortuna di essere ancora attivo può essere un vantaggio, ma certo non un fattore determinante. Il numero di assunzioni dovuto al jobs act penso sia inesistente, comunque non va dimenticato che un mercato del lavoro più elastico da maggiori possibilità di espansione economica, ma va controbilanciato da un controllo severo inerente il rispetto dei livelli di salario minimo. La libertà di assunzione e licenziamento è fondamentale per un corretto sviluppo economico, ma è altrettanto indispensabile stabilire dei livelli salariali minimi in modo che una recessione economica non si trasformi in una corsa al salario più basso. Purtroppo tutto questo è costantemente minacciato dalla globalizzazione la quale mette in concorrenza diretta salari occidentali e salari asiatici creando costantemente disoccupazione e fame.