I complotti su Renzi, Eni e Mossad: “Un dossier per farlo cadere”

Partiamo dalla fine. Nei giorni scorsi Vincenzo Armanna, ex manager dell’Eni, è stato ascoltato dai pm di Siracusa in merito ad una indagine su un presunto complotto messo …

Partiamo dalla fine. Nei giorni scorsi Vincenzo Armanna, ex manager dell’Eni, è stato ascoltato dai pm di Siracusa in merito ad una indagine su un presunto complotto messo in atto per far cadere Descalzi, l’ex ad del colosso petrolifero italiano.

Nei verbali, come riporta il Fatto Quotidiano, si legge: “C’era un complotto per far saltare l’ad dell’Eni, Claudio Descalzi e, pur di relizarlo, erano pronti adanneggiare Renzi, accusandolo di essere stato finanziato dal Mossad, il servizio segreto israeliano. Mi fu chiesto di partecipare – dice Armanna – ma rifiutai”.

Ora, la testimonianza di Armanna porta alla luce due possibili complotti. Il primo, ai danni di Descalzi (su cui indaga la procura e che parla anche di “presunte pressioni esercitate su Carrai, Lotti e Andrea Bacci per sostituirlo con Umberto Vergine”). Il secondo, ai danni di Renzi (che continuava a sostenere Descalzi), mettendo in mezzo la vicenda del Mossad. Che, però, non è nuova.

Il dossier su Renzi e il Mossad

Alcuni mesi fa, a marzo, in un articolo sul Corriere della Sera, veniva riportata una frase di Massimo Dalema che affermava (senza poi mai smentirlo): “Renzi è un uomo del Mossad, bisogna sconfiggerlo”. La pista del Mossad che sostiene il segretario Pd, ricostruisce il Fatto, l’avrebbe confermata anche una fonte del quotidiano diretto da Travaglio, secondo cui i servizi degreti di Tel Aviv avrebbero finanziato la campagna elettorale alle primarie del 2012 contro Bersani. Inoltre, aggiunge la fonte del Fatto, sarebbe intervenuto anche il Copasir “per fermare il flusso”. Però il quotidiano non trova riscontri. Se non alcuni presunti intrecci tra Renzi, Carrai e alcune società “che portano diritte a Tel Aviv”. Anche in questo caso, nessuna prova certa se non “ricostruzioni verosimili”.

Alcuni tempi dopo, poi, un’altra fonte conferma l’interesse di imprenditori ebrei nei confronti di Renzi, ma smentisce un finanziamento diretto dal Mossad. Questa fonte è, appunto, Vincenzo Armanna. E così torniamo all’inizio della storia. Armanna due giorni fa depone a Siracusa, raccontando appunto del falso dossier che doveva essere creato contro Renzi per “confermare” il finanziamento dei servizi segreti. “L’idea – racconta Armanna al Fatto – era che il dossier finisse al Copasir.Dopo i servizi segreti avrebberp dato conferma della sua attendibilità. Lo scopo era proteggere Enrico Letta dall’ascesa d Renzi. Ma io rifiutai”.

Spetterà ora ai pm verificare le tre ipotesi di complotto: quello contro Descalzi, il dossier fasullo su Renzi, e l’ipotesi che il premier sia stato in qualche modo finanziato dal Mossad.

Fonte: Il Giornal

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2 commenti

  1.   

    Certo è che l’amico di Renzi, Marco Carrai che il premier vuole a tutti i costi al Cybersecurity, ha una conoscenza ,non superficiale e datata, con Michael Ledeen definito dalla Cia ” spia di Israele .

  2.   

    io credo che renzi non abbia bisogno di aiuti per cadere. MA SE SE NE Và COMPLOTTO PIù COMPLOTTO MENO , MEGLIO CHE BUTTARSI SOTTO IL TRENO.