Crolla fiducia in istituzioni e media, il barometro del malcontento

Per quasi 20 anni il gruppo di comunicazione Edelman ha misurato la fiducia del pubblico nelle istituzioni chiave come imprese, governo e  media, realizzando un sondaggio su oltre 33.000 persone in 28 …

Per quasi 20 anni il gruppo di comunicazione Edelman ha misurato la fiducia del pubblico nelle istituzioni chiave come imprese, governo e  media, realizzando un sondaggio su oltre 33.000 persone in 28 Paesi. Gli ultimi dati, pubblicati su Trust Barometer di Edelman 2017 (letteralmente il “barometro della fiducia”, dove barometro indica lo strumento per misurare la pressione e qui, idealmente, la fiducia), confermano che c’è uno stato d’animo anti-establishment che sta investendo il pianeta, ma i numeri sono impressionanti.

Ciò che risulta evidente dal rapporto è che c’è stata una “implosione globale” nella fiducia. L’indagine di quest’anno ha visto un crollo di fiducia nel mondo degli affari, nel governo, nei media e nelle Ong in due terzi dei Paesi considerati dal rapporto, contro poco più della metà del 2016. Si tratta – si legge nel rapporto – di una profonda crisi di fiducia che ha le sue origini nella grande recessione del 2008.

Il rapporto, pubblicato in concomitanza con l’inizio del World Economic Forum di Davos dove i leader mondiali, capi aziendali e magnati dei media si riuniscono come ogni anno, sottolinea come tutti i protagonisti di questa esclusiva riunione vedano crollare la fiducia che la gente comune ripone in loro. A partire dai manager che solo il 37% degli intervistati ritiene affidabili e che vedono un calo di 12 punti rispetto all’anno precedente. La credibilità dei grandi manager è scesa in tutti i paesi intervistati, ma resta di gran lunga superiore a quella dei capi di governo scesa al 29%.

Che cosa è un “barometro della fiducia”?

L’indagine è stata effettuata dalla società di ricerche Edelman Intelligence e consiste in interviste di 25 minuti online condotte tra il 13 ottobre e il 16 novembre 2016. Per il sondaggio online sono stati presi più di 33.000 partecipanti di 28 Paesi. Tutti gli intervistati dovevano soddisfare i seguenti criteri: avere tra 25 e 64 anni, un livello di istruzione liceale; un reddito delle famiglie nel primo quartile (ossia della maggioranza della popolazione) in base all’età nel loro Paese; leggere giornali o guardare le notizie dei media, seguire questioni di politica diverse volte alla settimana.

Il barometro della fiducia è nato come reazione di Edelman alla ‘Battaglia di Seattle’ nel 1999, in occasione delle proteste contro la conferenza dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) convocata in città che hanno scatenato l’azione internazionale contro la globalizzazione.

Manifestanti fermati nel dicembre 1999 a Seattle per le proteste contro il WTO

Come spiega Ben Boyd, presidente e pratiche settori a Edelman, “le Ong erano relativamente nuove in quei giorni e noi ci siamo chiesti: come hanno fatto ad avere tanto potere? Il potere è legato alla fiducia. Nel corso di 17 anni, il Trust Barometer è cresciuto da una lista di 10 paesi ai 28 paesi di oggi. Abbiamo fatto la stessa serie di domande ogni anno”.

Alcuni risultati del Trust Barometr 2017:

  • La fiducia nel mondo degli affari è al 52% ed è scesa in 18 Paesi, mentre le Ong (53%) hanno visto un calo di 10 punti in 21 paesi.
  • La metà dei Paesi esaminati ha perso fiducia nel sistema, guidata dalla Francia (72%) e l’Italia (72%), Messico (67%), Sud Africa (67%) e la Spagna (67%).
  • La fiducia nei media tradizionali è scesa di cinque punti al 57%, la diminuzione più significativa tra le piattaforme dal 2012, seguito dai social media (41%), che è sceso di tre punti. Al contrario, i media on-line (51%) hanno ricevuto un incremento di fiducia di cinque punti.

Dal rapporto emerge che i movimenti populisti sono alimentati da una mancanza di fiducia nel sistema e le paure economiche e sociali, comprese la corruzione (40%), l’immigrazione (28%), la globalizzazione (27%), erosione dei valori sociali (25%) e il ritmo dell’innovazione (22%).

Anche il mondo dell’informazione, oggetto di critiche feroci soprattutto negli Usa (da parte di Donald Trump) e in Italia (Beppe Grillo ha  promosso un sondaggio per consegnare il ‘Bufalino d’Oro‘ alla stampa), non gode di grande stima da parte degli intervistati. Per quanto riguarda i media, si passa dal 48% dell’indagine precedente all’attuale 43%. Più della metà della popolazione dunque non ha fiducia nei media. Percentuale che passa al 57% per il cluster di popolazione che Edelman chiama “Informed Public”, quel segmento di popolazione con un livello superiore di istruzione nel primo quarto per livello di reddito familiare.

La fiducia nei media tradizionali è scesa al livello più basso mai raggiunto in 17 dei 28 paesi del sondaggio. Da notare che in Italia è al 48%, in calo del 2% rispetto al 2016 e siamo il Paese di quelli presi in esame da Edelman in cui c’è la maggior fiducia nella stampa dopo Indonesia, India, Cina, Singapore e Olanda.

“La gente ora vede i media come parte delle élite – spiega Edelman citato da Thedrum.com -. Il risultato è una propensione per i media autoreferenziali e uno scambio diretto di informazioni”. Questa situazione vede crescere nella gente comune la convinzione che sui social circolino notizie vere più che sui media riguardo alle aziende: chiunque, con un account di social media, viene considerato una fonte altrettanto credibile come lo è un tecnico (60%) o un accademico (60%)  e di gran lunga più credibile di un direttore generale (37%) o di un funzionario del governo (29%). Come spiega ancora Edelman, “la mancanza di fiducia nei media ha anche dato origine al fenomeno notizie false e a quello dei politici che parlano direttamente alle masse”. Per questo, suggerisce il rapporto, i media devono adottare un approccio più locale e sociale. (AGI)

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1 commento

  1.   

    crolla il consenso , ma ditemi quando c’è stato.  dal 45 in poi il consenso è stato comprato, attingendo al forte debito pubblico  dato che veri leader tutto sommato non ne abbiamo avuti. persino i togliatti e pure i de gasperi erano mezze figure. certo molto meglio di adesso. il primo fù addirittura ministro di badoglio   il secondo addirittura deputato al parlamento austriaco. la stampa non ha credito e mi pare evidente. in Italia riconosco il ruolo di leader solo a PERTINI  e ad ALMIRANTE.  tutto il resto è noia. il finale con renzi mette una pietra miliare sulla tomba della repubblica. riguardo alla stampa , quanto mai avrebbero dovuto aver credito visto che un editore ..puro… non c’è mai stato . forse i RIZZOLI  ma la fine fatta fare all’ultimo è evidente. i giornali o eran organi di partito con carenze evidenti sul raccontare la verità oppure di proprietà di agnelli, de benedetti, caltagirone, berlusconi ecc ecc. Avevan forse interesse a far raccontar la verità ma la loro …..