Crack banche, governo e Banca d’Italia hanno svenduto crediti perdendo l’82%

Un miliardo di euro in più. Questo quanto la bad bank creata da Palazzo Chigi e Palazzo Koch potrebbe ancora ricavare per coprire le perdite dei risparmiatori, se …

Un miliardo di euro in più. Questo quanto la bad bank creata da Palazzo Chigi e Palazzo Koch potrebbe ancora ricavare per coprire le perdite dei risparmiatori, se non fosse che i crediti da recuperare sono stati svenduti. 8,5 miliardi ceduti per 1,5 miliardi con uno sconto che è di oltre l’82%. Cos’è una svendita all’italiana?  Il recovery ratio, medio storico, è più alto. Nel caso Lehman Brothers, la banca d’affari Usa fallita nel 2008, si è recuperato oltre il 60% (nella foto: Vincenzo Visco, governatore di Banca d’Italia e Piercarlo Padoan, ministro dell’Economia).

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“Chi ha deciso che i crediti in sofferenza valgono solo il 18%? Se venissero venduti stando ai recovery ratio standard internazionali, si recupererebbe 1 miliardo di euro” dichiara Vincenzo Somma, direttore di Altroconsumo Finanza – “risorse che basterebbero a coprire totalmente le perdite subite dai titolari di obbligazioni subordinate”.

Per Altroconsumo le responsabilità e le scorrettezze del management e delle autorità di controllo di cui sono state vittime i consumatori devono comunque essere accertate. Anche perché le risorse recuperate potrebbero essere usate a rimborso ancorché parziale dei piccoli azionisti.  Nell’attesa che si faccia chiarezza e si vigili sul reale incasso di questi crediti, ai possessori di obbligazioni subordinate e vecchi azionisti andrebbero comunque assegnati warrant, una sorta di buoni di acquisto, a valere sul capitale delle nuove banche.  Occorre inoltre procedere alla ripartizione del fondo concepito dal Governo e finanziato dal sistema bancario, ma sulla base di regole diverse. Si parla di arbitrato indipendente, ma se venisse fatta una valutazione tecnico-giuridica simile a quella che potrebbe fare un giudice non si arriverà a nessun risultato.

Le carte e i moduli MIFID avranno, da un punto di vista formale, tutte le crocette e le firme “al posto giusto”. Altroconsumo rilancia, quindi, il modello già adottato con Parmalat e i bond argentini, cioè commissioni paritetiche consumatori/ABI che rivalutino caso per caso l’adeguatezza dell’investimento proposto al consumatore. Altroconsumo raccomanda ai risparmiatori di non firmare proposte di cambiamento nei moduli MIFID e prosegue la raccolta delle testimonianze sul proprio sito. L’organizzazione invita il Governo a emanare un decreto d’urgenza volto a evitare sia di dover pagare il bollo di legge su titoli azionari e obbligazioni subordinate andate perse, sia di non poter utilizzare le minusvalenze accumulate su questi titoli a fini fiscali.

Fonte: Altroconsumo

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