Corte dei Conti: “Stato non paga debiti, così blocca la crescita dell’Italia”

E’ un po’ come una continua riscoperta dell’acqua calda, ma ogni volta che un’istituzione autorevole come la Corte dei conti scoperchia il vaso di Pandora della Pubblica Amministrazione, …

E’ un po’ come una continua riscoperta dell’acqua calda, ma ogni volta che un’istituzione autorevole come la Corte dei conti scoperchia il vaso di Pandora della Pubblica Amministrazione, e scrive nero su bianco che è uno dei mali più devastanti del Sistema-Paese italiano, fa comunque tirare un sospiro di sollievo al cittadino. Che per un attimo si sente meno solo a predicare nel vuoto della politica.

Poi però subentra la realtà, quella fatta di zero provvedimenti. E così, di anno in anno, di Rendiconto generale del bilancio dello Stato in rendiconto generale, la situazione rimane sempre la stessa. Nel 2016 il procuratore generale della Corte, Martino Colella (il giudice che assolse Renzi nel 2015 dal reato di danno erariale per una vicenda di quando era presidente della Provincia di Firenze), scrive: “L’attuale ipertrofia di enti e strutture, comprese le cosiddette autorità indipendenti richiede che si attivi una concreta attività di sfoltimento degli stessi, partendo dai casi in cui più evidente è la duplicazione delle competenze e la sostanziale mancanza di un interesse pubblico attuale alla loro sopravvivenza”.

Sfoltire gli enti inutili, cancellare partecipazioni in cui lo Stato perde miliardi di euro ma la politica trova giovamento nel clientelismo, riorganizzare la macchina amministrativa pubblica. Ad oggi, tutto questo è già sull’agenda di governo e Parlamento, ma incastrato tra mille altri appuntamenti normativi.

Ma c’è un altro aspetto che merita l’attenzione. Perché il pagamento dei debiti della P.A. alle imprese “evidenzia ancora un consistente ritardo”. Stavolta a dirlo è il presidente delle Sezioni riunite della Corte dei conti, Angelo Buscema, citando l’analisi delle fatture emesse nel 2015. Buscema segnala che “la riduzione dei fornitori ha un ruolo centrale per la possibilità di imprimere un impulso alla crescita incidendo sulle disponibilità finanziaria delle imprese”. Secondo il magistrato, i “margini di recupero sono consistenti”. Su questo, se ci fosse volontà politica, si potrebbe incidere nel giro di meno di 90 giorni.

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