Becchi: ecco perché alle elezioni in Francia “ha vinto la Troika”

L’ideologo italiano mette a confronto il sistema francese e l’Italicum italiano: due leggi elettorali che impediscono alle “forze antisistema con un gran seguito di emergere” “In Francia ha vinto …

L’ideologo italiano mette a confronto il sistema francese e l’Italicum italiano: due leggi elettorali che impediscono alle “forze antisistema con un gran seguito di emergere”

“In Francia ha vinto il partito unico della Troika”. Lo sostiene Paolo Becchi, docente di Filosofia del Diritto a Genova, autore di “Oltre l’euro. Le ragioni della sovranità monetaria” e pensatore vicino al Movimento 5 Stelle, in una intervista al Tempo: “Marine Le Pen è stata sconfitta dal secondo turno alla francese. Che poi sarà un secondo turno molto simile all’Italicum. Il dato di fatto è che la legge francese impedisce alle forze antisistema, anche se hanno un grande seguito popolare per giunta in crescita, di poter emergere”, “il ballottaggio funziona, democraticamente, quando ci sono due forze che si fronteggiano. Il problema è che sia in Francia che in Italia stiamo andando verso sistemi basati su tre partiti. Con l’arrivo e per timore del terzo incomodo, per cercare di non far vincere questo, si sono messi d’accordo. E’ il partito dell’Ue e delle élite che attualmente governano l’Europa. Ha vinto la Troika in Francia”, “stiamo andando verso una democrazia di facciata. Quella rappresentativa sembra un ricordo del Novecento: stiamo sperimentando nuove forme alternative di democrazia, dove ormai governano le oligarchie, ma sotto una forma democratica di facciata che viene mantenuta. E così sarà in Italia con la riforma costituzionale, se mai dovesse passare con il referendum, e con la legge elettorale già approvata”.

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1 commento

  1.   

    Front National: come previsto, ma con una speranza
    Maurizio Blondet 14 dicembre 2015
    http://www.maurizioblondet.it/front-national-come-previsto-ma-con-una-speranza/
     
    Maggioranza in 6 regioni al primo turno, primo partito di Francia con il 30 % dei voti espressi; al secondo turno, al governo in nessuna regione, sconfitta schiacciante. E’ la democrazia francese, tutto come previsto.
     
    Bernard Henry Lévi twitta esultante: “Il FN non avrà alcuna regione. Nessuna. La Francia repubblicana trionfa”. A buon diritto. Ha funzionato ancora una volta il cosiddetto “giuramento” – risalente al 1986 – davanti al B’Nai B’rith dei due partiti maggiori, gaullisti e socialisti. “Nessuna alleanza con il Front National”, come diramò l’Agenzia Telegrafica Ebraica il 30 gennaio 1986. Convocato in una riunione “privata”, a logga chiusa, il delegato dei gaullisti Alain Madelin aveva impegnato il suo partito a non fare mai e poi mai alleanza con il FN per costituire una maggioranza di centro-destra; c’erano anche presenti dei socialisti, Michel Charzat, segretario nazionale del Partito e deputato di Parigi, e radicali (Christian Ducroc, radicali di sinistra) ma su quelli B’nai Bith poteva star tranquillo; che facessero una alleanza di governo coi “fascisti” era naturalmente escluso. Era il rassemblement gollista che poteva essere tentato di unirsi a Le Pen, che già allora aveva un bel pacchetto di voti, per fare un governo di coalizione; Madelin giurò. In quella riunione davanti alla massoneria ebraica i due partiti mainstream si impegnarono a quella strategia di operare quelle opportune “desistenze”, sì che i loro elettori facessero piuttosto vincere il partito avverso, anziché Le Pen.
     
    Ha funzionato ancora, il vecchio patto. I socialisti si sono svenati ed anno fatto vincere in più regioni i “repubblicani” di centro-destra. Anche stavolta sono risuonati gli appelli ufficiali del Grand Orient, del CRIF (Conseil Répresentatif des Institutions Jives del France) per richiamare all’ordine i partiti e i votanti. Ma forse, quelli che stupiscono sono i cittadini francesi: una quantità di quelli che al primo turno s’erano astenuti, sono andati a votare al secondo turno, roboticamente, disciplinatamente, per “sbarrare il passo al fascismo”. Di fatto hanno rilegittimato un presidente che consideravano ridicolo ancora qualche settimana fa, un governo “di sinistra” di cui denunciavano la complicità nel disastro austeritario-europeista e l’incapacità di frenare la disoccupazione; e sull’altro versante, hanno mandato a molti governi regionali un partito ex gaullista di cui il 77% dei lettori del Figaro (quindi di centro-destra) pensava, un mese fa, che “non ha un programma di governo”, e al 74%, che “non avrebbe fatto meglio dei socialisti” al governo.
     
    E’ quel che dice un blogger gaullista influente, amaramente compiacendosi della sconfitta delle Le Pen: non solo il FN “unisce contro di sé la………………
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