A quali obiettivi punta, e funziona, la strategia di violenza estrema di Isis?

Per molti osservatori del radicalismo islamico, la carneficina di stanotte in un ristorante del quartiere diplomatico di Dacca, costata la vita a venti stranieri, mentre mancano all’appello dieci …

Per molti osservatori del radicalismo islamico, la carneficina di stanotte in un ristorante del quartiere diplomatico di Dacca, costata la vita a venti stranieri, mentre mancano all’appello dieci italiani, non è stata una sorpresa. Da oltre un anno il Bangladesh, un paese poverissimo con oltre 156 milioni di abitanti, a stragrande maggioranza musulmana, è testimone di un’escalation di sangue ai danni di stranieri, ma anche di cittadini ritenuti nemici dell’islam estremista, blogger laici, intellettuali critici del fondamentalismo, rappresentanti delle minoranze, dai gay ai religiosi indu ai cristiani, agenti di polizia.

Bangladesh Attack © AP

L’allarme era suonato per l’Italia già a settembre, quando il cooperante Cesare Tavella era stato massacrato a poche centinaia di metri dal locale, Holey’s Artisan Bakery, teatro della strage di ieri.Finora la violenza aveva assunto forme spicciole, di pura brutalità, con piccoli gruppi di persone o singoli che colpivano con machete, coltelli e piccole armi. Ma l’attacco di ieri è avvenuto su una scala molto più ampia: il gruppo di fuoco era di almeno sette persone, con armi automatiche e granate, che hanno consentito loro di resistere a un primo attacco della polizia. Le intelligence straniere temevano una grossa operazione già da un anno e mezzo.

Lo scorso anno i timori di un attacco jihadista contro un ballo di diplomatici esteri avevano provocato un enorme allarme e forti pressioni su Dacca per sgominare le reti di militanti che infestano il Paese.

Pressioni non raccolte dalla Awami League, il partito dichiaratamente secolare della premier Sheikh Hasina, che ha tentato di sfruttare a suo vantaggio i massacri, puntando il dito contro l’opposizione o negando l’esistenza di reti di militanti legate ad Al Qaeda e allo Stato islamico, nonostante le rivendicazioni degli assassinii. Ma neppure il Bangladesh Nationalist Party (BNP), il partito dell’opposizione di centrodestra, più religioso, ha mostrato interesse a fermare le violenze.

Invece di colpire i gruppi estremisti che hanno incoraggiato gli attacchi sui blogger e sulle minoranza, il governo ha fatto concessioni ai conservatori e la premier non ha escluso la responsabilità negli attacchi di coloro che offendono i sentimenti religiosi. La strategia di Hasina, secondo gli esperti della politica bangladese, sembra quella di attirare al suo fianco gli islamisti radicali in chiave anti Bnp. I blogger laici che in questo mesi hanno chiesto protezione della polizia non l’hanno avuta.

L’attacco di ieri è stato rivendicato dallo Stato islamico attraverso la sua agenzia di stampa, Amaq, ma c’è molta prudenza sulla rivendicazione e gli Stati uniti hanno detto che non c’è conferma di un coinvolgimento dell’Isis. Sia il Califfato nero sia Al Qaeda puntano al Bangladesh come area di potenziale espansione. L’Isis lo menziona spesso nella sua propaganda e Al Qaeda ha dedicato interi video ai musulmani del paese invitandoli a rivoltarsi contro i governanti “apostati”.

Ma il Bangladesh è lontanto dall’area di attività dell’Isis in Medio oriente e l’organizzazione non è mai stata molto presente nel Sud dell’Adia. Al Qaeda invece è nato in Pakistan nel 1988 ed è una presenza permanente nella regione dal 1996. Nel 2014, il leader di Al Qaeda, Ayman al-Zawahiri, ha annunciato al formazione di Al Qaeda nel Sud dell’Asia (Aqisa), la cui zona d’intervento va dall’Afghanistan al Bangladesh. Finora Aqisa non si è fatto notare, ma è possibile che l’attacco di Dacca porti il suo marchio.

Le violenze in Bangladesh hanno attratto l’interesse della stampa, ma non dei governi. Il Paese, che pure si trova in una posizione chiave tra l’Asia Pacifico e il Sud dell’Asia non è mai stato un priorità nella cancellerie occidentali. Ma l’attacco di ieri renderà molto più difficile sia in patria sia all’estero ignorare la minaccia dell’estremismo islamico in uno dei più grandi paesi musulmani del mondo.

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