Il cibo può creare letteralmente dipendenza

Alcuni scienziati concludono che gli alimenti processati industrialmente attivano il cervello in un modo che assomiglia al desiderio di cocaina e possono innescare dipendenze come quelle associate alla droga o all’alcol.

Secondo nuovi studi scientifici, gli alimenti altamente trasformati ricollegano i circuiti di ricompensa del cervello e lo attivano in un modo che assomiglia al desiderio di cocaina. Alcuni scienziati concludono che questi alimenti possono innescare dipendenze come quelle associate alla droga o all’alcol.

Non ci sono prove chiare che alcuni alimenti soddisfino la definizione completa di sostanze che creano dipendenza, ma molti studi hanno dimostrato che gli alimenti altamente trasformati (artificialmente ricchi di carboidrati e grassi) provocano il rilascio di dopamina nel cervello (come le anfetamine) e possono essere seguiti dai sintomi di astinenza (almeno nei bambini e negli adolescenti): due segni distintivi della dipendenza.

Perché è importante

L’adulto medio statunitense ottiene il 60% delle calorie giornaliere da alimenti ultra-processati. Questi alimenti sono progettati dai produttori per contenere zuccheri, sale, grassi, coloranti o conservanti artificiali e sono ricchi di altri ingredienti come grassi idrogenati, agenti di carica e amidi, per massimizzare la bontà (chiamato “punto di beatitudine”) e fare in modo che le persone continuino a mangiare.

Cosa dicono gli esperti

“Gli alimenti che sono molto ricchi di grassi e carboidrati in una sorta di rapporto uguale non esistono in natura”, afferma Ashley Gearhardt, psicologa clinica dell’Università del Michigan. “È qualcosa che è stato progettato dagli scienziati del settore alimentare in laboratorio per apparire in un certo modo, sentire un certo gusto in bocca, percepire un odore in un certo modo quando apri la confezione”. Uno studio del 2021 ha mostrato, ad esempio, che molte persone con disturbi da alimentazione incontrollata (bulimia) mangiano esclusivamente cibi ultraprocessati. “Il controllo sui fagioli non lo perdi”, afferma Gearhardt.

Fonte: Scientific American

Tag

Partecipa alla discussione