POTERI FORTI, POTERI DEBOLI / D’Alema vota Raggi, regia di Palazzo Chigi?

Un trappolone per la minoranza Pd? Nelle prime ore della mattinata di mercoledì 15 giugno arriva una bomba: D’Alema vota Virginia Raggi pur di levarsi dai piedi Renzi. …

d'alemaUn trappolone per la minoranza Pd? Nelle prime ore della mattinata di mercoledì 15 giugno arriva una bomba: D’Alema vota Virginia Raggi pur di levarsi dai piedi Renzi. Detonatore è Repubblica, diretto da Mario Calabresi, amico del premier, che ha inaugurato una linea editoriale più soft da quando è in sella al quotidiano. Qualche spiffero di Palazzo racconta però che il retroscena sia stato “organizzato a tavolino dagli spin doctor di Renzi per risvegliare l’atavico odio dei renziani (delusi dal leader) contro la vecchia guardia”. La fonte, un parlamentare della minoranza dialogante, che ascolta però anche le faccende della minoranza vicina proprio a D’Alema, racconta che la frase esiste, ma è molto diversa, e non coinvolge la candidata del M5S alla carica di sindaco di Roma. “Massimo ha detto mesi fa, in una riunione alla Camera col suo gruppo: ‘Dovessi metterci vent’anni, io quello lo caccio. Sono pronto anche a fare patti con Lucifero’. Questo disse”. Le tesi sono in campo entrambe, disciamo.

renzi sondaggiA Palazzo Chigi la tensione si taglia con il coltello. Più si avvicina la data dei ballottaggi e più l’aria diventa irrespirabile dalle parti dell’ufficio di Matteo Renzi. Il premier-segretario legge compulsivamente i sondaggi che ordina praticamente a tutti, a volte chiamando direttamente i presidenti degli istituti demoscopici per avere informazioni di prima mano, gratis, in forma di favore personale ovviamente, ma ciò che scopre non gli piace affatto. Tanto che ha già prenotato l’aereo di Stato per andarsene a New York la sera dello spoglio. L’obiettivo è stare lontano miglia e miglia da Roma quando ci saranno i risultati ufficiali. I feedback non sono affatto positivi: da Milano a Roma, passando per Torino. Meglio contare fino a 1000 prima di parlare, perché stavolta il “lanciafiamme” potrebbe usarlo la minoranza del Pd… contro di lui.

raggiAvete visto Di Battista e Di Maio? A parte incavolarsi a Ballarò con Massimo Giannini, il prode Dibba è sparito dai radar della campagna per i ballottaggi. Sa che la sua pupilla, Virginia Raggi, se la sta giocando egregiamente con il dem Roberto Giachetti, dunque non vuole assolutamente influenzare il dibattito interno al Movimento 5 Stelle. La tregua siglata con Di Maio e Casaleggio jr. regge e nessuno vuole violarla, per paura di commettere qualche ‘sciocchezza mediatica’ che possa avere effetti negativi sui candidati del M5S. Le correnti in lotta non aspettano altro che un passo falso degli avversari interni per lanciare i j’accuse e chiudersi a chiave nella stanza dei bottoni. Il potere logora chi non ce l’ha… ma lo vorrebbe.

boschiNiente domande, siamo renziani. L’assurda e tutta occidentale pratica di concordare ex ante le domande quando un politico viene invitato a una trasmissione politica, sta sfociando nel paradossale negli ultimi anni, da quando cioè al governo c’è la nuova classe dirigente nata dal renzismo. Domenica 12 giugno Maria Elena Boschi, ospite di Maria Latella su SkyTg24, ha avuto solo domande “comode” con repliche pepate palesemente preparate. Qualche osservatore nei Palazzi del Potere ha anche ironizzato: “Mancavano solo gli applausi… prossimo libro ‘Effetto Maria Elena’?”, giocando con il titolo del volume che la giornalista dedicò alla ex moglie di Berlusconi, Veronica Lario. In effetti, temi come Banca Etruria non sono stati affatto toccati. L’ospite è sacro, soprattutto se influente.

berlusconi sorrideSilvio, che pellaccia dura. Alle soglie degli 80 anni Berlusconi si è sottoposto ad un’operazione a cuore aperto, ma tra un mese sarà già in piedi e pronto a riprendere la vita politica e imprenditoriale. I suoi fedelissimi dirigenti si mettano l’anima in pace: il “Capo” resta lui. Perché davvero qualcuno il pensierino ce l’aveva fatto. RadioMontecitorio suggerisce il nome di Renato Brunetta, che più volte dal 2011 in poi ha provato a fare il capopopolo dei berlusconiani, ma anche Paolo Romani, che si sente il più adatto al ruolo, forte della sua apprezzata diplomazia (nel Pd è apprezzata, sia chiaro) e della sua trentennale collaborazione al fianco dell’ex Cav, prima in azienda e poi in politica. Ma anche a Gelmini e Carfagna non dispiacerebbe entrare in tolda di comando. Toti è fuori per manifesta incapacità leaderistiche. La verità è che se Berlusconi dovesse abdicare il nuovo Capo ci sarebbe già. Anzi, c’è: Fedele Confalonieri. Non è un caso che Renzi abbia chiamato lui e non Gianni Letta per sincerarsi delle condizioni del presidente di Forza Italia. Il Capo è quello riconosciuto come tale prima dagli avversari e poi dalle sue truppe.

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