Vaccini, l’Italia è tra i Paesi più “scoperti” in Europa tra gli over 65

Solo il 52,6% degli anziani è vaccinato: secondo l'Oms la copertura minima dovrebbe essere del 75%, quella ottimale del 95%.

La copertura vaccinale degli over 65 in Italia rimane tra le più basse d’Europa: nell’inverno 2016-17 risulta che si sia vaccinato solo il 52,6% degli anziani. Se si tiene conto che l’Organizzazione mondiale della sanità fissa l’obiettivo ideale della copertura vaccinale dell’anziano al 95% e l’obiettivo minimo al 75%, si comprende quanto sia insoddisfacente la situazione.

Questi i dati allarmanti di cui la Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) discuterà nel corso del 16esimo Congresso nazionale, che si svolgerà a Salerno dal 15 al 18 ottobre. Gli specialisti invitano a favorire il massimo possibile dell’adesione al vaccino da parte degli anziani, delle persone portatrici di patologie croniche debilitanti, in marcato sovrappeso e in gravidanza.

“Nel novembre 2014 – sottolinea Massimo Galli, Università degli studi di Milano, direttore divisione clinicizzata di Malattie infettive e futuro presidente Simit – un allarme del tutto ingiustificato, provocato dalla segnalazione di alcuni decessi in anziani arbitrariamente accollati alla vaccinazione anti influenzale, ha avuto nei media un vasto eco. Difficile pensare che l’adesione alla vaccinazione non ne abbia risentito, visto che è precipitata dal già desolante 55,4% dell’anno prima al 48,6%, il minimo storico di questo secolo. Nel 2015 in Italia si è registrato un numero di decessi superiore all’atteso, con un 13% in più durante l’inverno rispetto a quello precedente”.

Durante il congresso saranno approfondite anche tematiche quali Hiv, epatite B, aderenza ai farmaci, vaccinazioni, malaria e chikungunya. In vista della campagna per l’uso appropriato degli antibiotici, Simit ricorda inoltre che l’influenza è causata da virus del tutto insensibili agli antibiotici e che le sindromi influenzali sono la condizione più frequente per un impiego futile di questi farmaci, il cui impiego va considerato solo nei casi con sovrainfezioni batteriche accertate o realmente probabili.

In una popolazione tendenzialmente longeva, in cui il numero assoluto delle persone molto anziane sta aumentando, il tasso di adesione alle vaccinazioni, spiega la Simit, è fattore prioritario per il contenimento di una mortalità differibile ed evitabile e per impedire il sovraffollamento degli ospedali per acuti, con la conseguente compromissione dell’efficacia degli interventi e dell’efficienza dei servizi sanitari.

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