Carrai, il migliore amico di Renzi: “Hackero cellulari e pacemaker”

Doveva guidare la cybersicurezza di Palazzo Chigi, svela le sue “doti” per far capire che “errore” è stato non sceglierlo.

Marco Carrai è il migliore amico di Renzi. Da sempre al suo fianco, fin dai tempi della presidenza della Provincia di Firenze, poi a Palazzo Vecchio. Gran tessitore dei suoi rapporti con il mondo della finanza e grande finanziatore e crowdfunder delle campagne elettorali di “Matteo”.

È così amico di Renzi che quando quest’ultimo era sindaco di Firenze gli pagò per un bel po’ di tempo una casa in centro, a due passi dal Comune, senza chiedergli mai nulla in cambio. Dice lui. Eppure è diventato prima presidente degli Aeroporti di Firenze e poi presidente di Toscana aeroporti dopo la fusione con lo scalo di Pisa.

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Il “Marchino” doveva essere, nelle trame dell’ex premier, il nuovo capo del dipartimento di Cybersecurity di Palazzo Chigi, ma una sollevazione popolare contro il suo enorme conflitto di interessi ha fatto saltare per aria la nomina.

Oggi che a capo del governo non c’è più Renzi, ma Gentiloni, Carrai prova a mettere un po’ di pepe nel dibattito. Lo fa alla Versiliana, traidzionale appuntamento culturale della riviera toscana, la stessa da cui Renzi partì nel 2010 per la sua cavalcata ai palazzi del potere. La location è piena zeppa di imprenditori, influencer e gente che conta in vacanza e la spara lì: “La mia squadra oggi è in grado di hackerare un pacemaker. Io stesso ho dimostrato, in un incontro riservato, di potere hackerare un telefono cellulare”.

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Ahi che errore, cara Italia, non averlo scelto per conservare i propri segreti. Infatti, con il suo solito piglio, di uomo schivo che non rilascia interviste, dopo la battuta in Versiliana si concede al “Corriere della Sera”, a cui rivela: “Di certo la polemica sul mio nome almeno è servita per fare sollevare il problema e che è necessario un coordinamento serio sulla cyber. Renzi e i suoi collaboratori lo avevano capito molto bene e prima di tanti altri nel mondo”.

Identikit di Marco Carrai, uomo ombra del premier Renzi

E per capire meglio cosa intende far capire a chi legge la sua breve intervista, dà conto delle sue capacità, anzi delle sue “doti”, che possono spaziare in campi estremamente minati. “L’attacco si fa tramite malware injection, ovvero l’introduzione di un codice malevolo all’interno di un pacemaker o di un cellulare. Una procedura che si può effettuare attraverso il dispositivo che usa lo staff medico durante l’operazione”.

Poi svela un particolare, che forse fa anche parecchio a cazzotti con la legge: “Ad esempio noi abbiamo hackerato il programmatore del pacemaker tramite attacco fisico oppure tramite attacco remoto. Oppure nei pacemaker moderni che sono connessi ad Internet è sufficiente iniettare un malware, si intercettano così i pacchetti di rete scambiati tra ospedali e sensori”.

Che il “Marchino” si sia messo a giocare con la vita e la morte? “«Non voglio fare allarmismo. Ma si può staccare il pacemaker o dare impulsi diversi da quelli corretti con le conseguenze derivanti”. Questo perché non voleva creare allarmismo. Ahi, che errore, cara e povera Italia non averlo voluto.

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1 commento

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    scusate se io mi chiamo rituzzu abito a corleone e metto un amichetto a capo della mia azienda e questo ha un rapporto di dipendenza  nei miei confronti potrei rischiare un..concorso esterno di tipo mafioso..che poi è un reato che magari manco esiste…sentiamo BELFY  che è un tecnico. quì invece parenti amici ..carrai era quello che ospitava renzi credo agratis  sistemati nei vari organi aziende ecc ecc come la chiamiamo. concorso interno di stampo mangiatoia.o